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8 caffè letterari tra i più belli e famosi d’Italia

Alla scoperta di alcuni tra i caffè letterari più belli e famosi di Italia, da sempre un luogo inteso come spazio fisico di ritrovo sociale e culturale.

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Diceva Montesquieu nelle sue Lettere Persiane che «il caffè è l’unico luogo dove il discorso crea la realtà, dove nascono piani giganteschi, sogni utopistici e congiure anarchiche senza che si debba lasciare la propria sedia». Come se il caffè, inteso come spazio fisico di ritrovo e insieme anche bevanda, atto del bere caffè, avesse una sorta di potere creativo e catartico. Non è quindi forse un caso se molti artisti e pensatori hanno avuto “il loro caffè” e se molti caffè sono stati negli anni luoghi perfetti per trovare ispirazione e a volte vere e proprie culle di opere d’arte o di ampie discussioni fra intellettuali. Di seguito la storia di alcuni tra i caffè letterari più famosi d’Italia.

Gran Caffè Gambrinus – Napoli

Il nostro tour dei caffè letterari italiani parte da Piazza Plebiscito, a Napoli, al Gran Caffè Gambrinus. La sua storia nasce con il fiorire dell’Unità d’Italia, nel 1860, al piano terra dell’elegante edificio che oggi ospita la sede della Prefettura. La fama dovuta all’opera dei migliori pasticceri, gelatai e baristi provenienti da tutta Europa porta subito la benevolenza della famiglia reale e il riconoscimento per decreto di “Fornitore della Real Casa”, onorificenza tributata dai Borbone solo ai migliori fornitori del Regno delle due Sicilie. Nel 1885 il caffè sembra sul punto di chiudere ma nel giro di cinque anni i locali vengono ristrutturati e il Caffè diventa uno scrigno di opere d’arte e decorazioni stile Liberty. Per celebrare la rinascita il Caffè viene ribattezzato “Gran Caffè Gambrinus” in onore del leggendario re delle Fiandre inventore della birra. L’intenzione è di fondere nell’immaginario le più famose bevande d’Europa: la fredda birra bionda del Nord e il bollente caffè scuro della tradizione napoletana.

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Da subito il Caffè diventa il cuore della vita mondana, culturale e letteraria della città: le sale vengono indicate in base all’argomento degli incontri che vi si tengono, il bar diventa tappa fondamentale per i viaggiatori della Belle Époque. Attivo fino al 1938 quando ne viene decisa la chiusura perché considerato luogo di ritrovo antifascista, agli inizi degli anni ’70 viene recuperato e restaurato. Ci sono passati Oscar Wilde, Gabriele D’Annunzio, Ernest Hemingway e Jean Paul Sartre. E poi ovviamente i più nostrani esponenti della canzone e del teatro napoletano: Roberto Murolo, Eduardo Scarpetta, Eduardo De Filippo.

Caffè dell’Ussero – Pisa

Sul lungarno un edificio particolare che conserva la sua facciata quattrocentesca e risale al periodo dell’antica Repubblica Marinara, Palazzo Agostini, ospita il Caffè dell’Ussero che nasce ufficialmente il primo settembre del 1775. Mentre alcuni collegano genericamente il nome all’epopea napoleonica, un’ipotesi romantica lo fa derivare dal corpo degli Usseri, corpo militare dell’Ungheria, nazione storicamente insofferente alla dominazione viennese. Huszar significa “esploratore”. Ma c’è anche chi associa il nome alla leggenda secondo la quale nei locali di palazzo Agostini sarebbe stato murato vivo un Ussero francese; storia nata dal ritrovamento di alcune ossa durante la ristrutturazione dopo i danni della seconda guerra mondiale. Da sempre luogo di contatto delle mente più brillanti dell’Ateneo pisano, solite riunirsi secondo le fonti per discutere di politica e commentare le gazzette, oltre che per divertirsi, il caffè ha le pareti ricoperte di ricordi dei suoi illustri clienti. Abituale frequentatore del bar era Giosuè Carducci, e poi Giuseppe Montanelli, sostenitore degli ideali mazziniani, e lo stesso Giuseppe Mazzini e Giovanni Gentile. Vi passarono anche Guglielmo Marconi e John Ruskin, che ne descrisse l’insegna con soldato su cavallo rampante in alcuni suoi scritti, Filippo Tommaso Marinetti ed Ezra Pound. Dopo la trasformazione a fine ottocento in cafè chantant e cinema e le chiusure dovute agli eventi bellici, l’Ussero, riportato al suo splendore, cominciò a ospitare varie iniziative artistiche e culturali che portarono tra gli altri nelle sue sale Indro Montanelli e Tiziano Terzani.

Gran Caffè Quadri – Venezia

Il nostro viaggio alla scoperta dei caffè letterari più famosi d’Italia ci porta ora a Venezia, in Piazza San Marco. Aperto nel 1638 con il nome Il Rimedio, il Gran Caffè Quadri è stato per secoli uno dei punti di ritrovo e di creazione più importanti della città. Verso la fine del ‘700 Giorgio Quadri e la moglie greca Naxina acquistarono Il Rimedio, per farne un luogo che vendesse “l’acqua negra bollente”. Il nome originario, scelto perché vi si vendeva il vino Malvasia, ritenuto un rimedio che rinvigoriva l’anima e risvegliava lo spirito, fu modificato e dal vino si passò al caffè, tra cui quello cosiddetto “alla turca” che proprio Quadri portò nella laguna. Nel 1830 al locale si aggiunse un raffinato ristorante e le ristrutturazioni affiancarono agli stucchi pregevoli dipinti dei più importanti paesaggisti veneziani. Luogo di ispirazione con la sua spettacolare collocazione per gente del calibro di Lord Byron, Alexandre Dumas, Richard Wagner, Marcel Proust e in periodi più recenti punto di sosta per politici e registi, è oggi anche uno dei più chic del Belpaese.

Pasticceria Pirona – Trieste

Se aprite il vocabolario del dialetto triestino, alla voce bignè troverete la citazione: «Ghe telefoneremo a Pirona che el ne mandi do dozine de bignè». Non è un caso. Perché la pasticceria Pirona, fondata da Alberto Pirona nel 1900, è talmente legata alla storia e alle tradizioni della sua città, da essere entrata, negli anni, nel linguaggio comune come sinonimo di dolcezza. Sorta in via della Barriera Vecchia, una zona che testimonia con i suoi palazzi il fiorire del neoclassico nella città, la pasticceria, in stile liberty, fu da subito meta di nobiltà, borghesia e intelligenza triestina. La frequentavano letterati e scrittori, un nome per tutti James Joyce che dal 1910 al 1912 abitò al numero 32 della stessa via. Il locale è uno dei pochi in Italia ad aver mantenuto intatti gli arredi originari e le ricette di un tempo, custodite nei ricettari del fondatore.

Caffè del Greco – Roma

Via Condotti. Fondato nel 1760 il Caffè Greco deve il suo nome al fatto che il fondatore, tale Nicola della Maddalena, fosse turco-levantino. All’inizio del XIX secolo divenne ritrovo preferito di artisti e intellettuali soprattutto tedeschi che si ritrovavano a viaggiare in Italia. Assidui frequentatori erano tra gli altri il filosofo Arthur Schopenhauer e Ernst Theodor Hoffmann. Da allora e in parte ancora oggi il luogo è diventato ritrovo di intellettuali e artisti di vario calibro, tra cui Guillaume Apollinaire, Lord Byron, Antonio Canova, Giacomo Leopardi, Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini. Nella sala Omnibus sono esposti manoscritti, placchette in gesso e miniature raffiguranti i grandi personaggi passati nel corso degli anni tra i tavoli del locale. Il bar ospita inoltre oltre 300 opere pittoriche ed è considerato in assoluto la più grande galleria d’arte privata aperta al pubblico. Tuttora ogni primo mercoledì del mese vi si riunisce il “Gruppo dei Romanisti”, cenacolo di studiosi e accademici cultori della città di Roma.

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Caffè Pedrocchi – Padova

Nel pieno centro della città si trova il Caffè Pedrocchi, uno dei caffè letterari italiani di fama internazionale. Aperto giorno e notte fino al 1916 e per questo conosciuto anche come “il caffè senza porte” è stato un prestigioso punto di incontro. Fondato nel 1772 dal bergamasco Francesco Pedrocchi a poca distanza dall’Università e dal Municipio, dai mercati e dalla piazza dei Noli da cui partivano le diligenze, si amplia sotto la guida del figlio Antonio che acquista gran parte degli stabili dell’isolato. Nel 1826 viene presentato il progetto per la costruzione di un edificio comprendente locali destinati alla torrefazione, alla preparazione del caffè, alla conserva del ghiaccio. L’architetto Giuseppe Jappelli dà vita a un progetto eclettico di stile neoclassico con l’aggiunta di un corpo detto “Pedrocchino” destinato all’offelleria (pasticceria). Le sale del piano superiore erano adibite a incontri, convegni e spettacoli e decorate con affreschi di importanti decoratori del tempo. L’otto febbraio del 1848 il ferimento all’interno del locale di uno studente universitario diede il via ad alcuni dei moti caratterizzanti il Risorgimento italiano e, forse proprio per questo fatto, tra gli studenti padovani esiste la superstizione secondo la quale non si deve entrare al Pedrocchi prima di essersi laureati, pena l’impossibilità di conseguire il diploma stesso. Stendhal lo definì il migliore d’Italia.

Caffè al Bicerin – Torino

Inaugurato dall’acquacedratario Dentis nel 1763 il locale Caffè al Bicerin sorge in Piazza della Consolata. Il caffè porta il nome della bevanda qui creata, il bicerin appunto, una gustosa combinazione di caffè, cioccolato e latte, molto apprezzata oggi come all’epoca. Il rituale della bevanda prevedeva che i tre ingredienti fossero serviti separatamente. All’inizio erano previste tre varianti: pur e fiur ossia l’odierno cappuccino, pur e barba solo caffè e cioccolato e ‘n poc ‘d tut, tutti gli ingredienti mescolati. È stata questa ultima formula a prevalere sulle altre. L’idea si diffuse poi anche negli altri locali della città divenendone uno dei simboli. Viene servita in piccoli bicchieri (i bicerin) senza manico. Proprio la possibilità di gustare l’originario bicerin spinse qui molti illustri personaggi come Camillo Benso Conte di Cavour e Giacomo Puccini che racconta del caffèpiccolo ma accogliente” nelle sue memorie. Tra gli altri nomi importanti il poeta Guido Gozzano, Italo Calvino e Mario Soldati.

Le Giubbe Rosse – Firenze

Piazza della Repubblica, il Caffè Le Giubbe Rosse è un esercizio storico della città toscana e uno dei caffè letterari più famosi d’Italia. Venne fondato nel 1897 dai fratelli Reininghaus, produttori di birra tedeschi. Secondo la moda viennese dell’epoca i camerieri indossavano giubbe rosse, da qui il soprannome dei fiorentini che preferirono chiamare il caffèquello delle giubbe rosse” invece di utilizzare il difficile nome tedesco. A partire dal 1913 divenne sede degli incontri dei futuristi fiorentini e ospitò la famosa rissa tra il gruppo milanese di Filippo Tommaso Marinetti e gli artisti fiorentini raccolti introno alla rivista La Voce, i cosiddetti vociani. Alle pareti del locale si possono ammirare molte testimonianze artistiche e tutt’oggi il locale intrattiene un’attività culturale di alto livello ospitando presentazioni di libri, Cene ad Arte con esposizione di opere artistiche e convegni. Dopo la prima guerra mondiale il locale diventa meta di molti poeti italiani tra cui Umberto Saba, Eugenio Montale e molti altri. Il locale è particolarmente noto per le molte riviste letterarie e culturali connesse al suo nome che hanno fatto del caffè una vera e propria sede editoriale.

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Alessia Carsana

Sono nata ad agosto nel 1992. Vivo tra le montagne in provincia di Lecco, ma scappo spesso in città. Ho studiato Lettere Moderne all'Università Statale di Milano e mi incuriosisce la Linguistica. Cerco di scrivere, di leggere e di vedere quante più cose possibili. Cerco storie. Amo i racconti, la scultura, la poesia, la fotografia. Mi piacciono i dettagli, le simmetrie, i momenti di passaggio.

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