Shirley Hardie Jackson è una scrittrice americana che si è occupata prevalentemente del genere gotico e del mistero, affascinando e ispirando autori come Stephen King e Joyce Carol Oates. Nata nel 1916 in California, durante gli studi universitari conobbe Stanley Edgar Hyman – futuro critico letterario e professore. I due si sposarono nel 1940, ebbero quattro figli. Tutta la famiglia sviluppò una grande passione per la letteratura: si dice che la loro biblioteca contenesse più di 100.000 volumi. Shirley Jackson si occupò sia di romanzi per adulti sia di letteratura per l’infanzia, scrivendo una versione teatrale di Hansel e Gretel intitolata The Bad Children.
Gli aspetti enigmatici e oscuri di Shirley Jackson
Come il marito ha ricordato nell’introduzione di un’antologia dei suoi lavori, Shirley Jackson non amava farsi intervistare o pubblicizzare le sue opere. Pensava che i suoi libri parlassero di lei abbastanza chiaramente. Il marito ha sostenuto inoltre che gli aspetti più enigmatici e oscuri delle sue opere non erano frutto di problemi o fantasie personali; al contrario, l’intento della scrittrice era semplicemente quello di dipingere la società moderna e, in particolare, rappresentare le paure derivanti dalla Guerra Fredda. Il fatto che i suoi lavori furono, in alcuni casi, banditi rese la scrittrice fiera di sé. Shirley Jackson fu particolarmente appagata del fatto che nell’Unione Sudafricana il suo racconto più celebre – La lotteria – venne censurato, tanto che la scrittrice affermò: “almeno hanno capito la storia”.
Nel 1965 Shirley Jackson morì a causa di un infarto che la colpì nel sonno a soli 48 anni. Il mortale episodio cardiaco fu probabilmente dovuto ai problemi di peso e alla dipendenza dal fumo, nonché ai vari medicinali prescritti per curare una nevrosi. Dopo la sua morte, il marito pubblicò una raccolta con lavori incompiuti, intitolata Come Along With Me. Nel 1996 altri manoscritti inediti furono trovati nella casa dell’autrice e le storie migliori furono pubblicate in una raccolta chiamata Just an Ordinary Day. Negli ultimi anni la scrittrice è stata rilanciata in Italia dalla casa editrice Adelphi.
«La casa degli invasati»
Uno dei lavori più rappresentativi e meglio riusciti di Shirley Jackson è The Haunting of Hill House (1959), tradotto in italiano come L’incubo di Hill House o La casa degli invasati. Nel romanzo il professor Montague si rivolge a persone che, in passato, sono venute a contatto con fenomeni paranormali, campo a cui è molto interessato. I prescelti dovranno trascorrere un’intera estate a Hill House, una casa presumibilmente infestata. Soltanto tre persone accettano però questa insolita offerta: Theodora, una ragazza vivace, artistica e probabilmente omosessuale; Eleanor, la protagonista; infine Luke, il proprietario dell’abitazione.
Il personaggio femminile
Come in molti romanzi della Jackson, il personaggio femminile principale è a tratti oscuro e impenetrabile. Eleanor è una ragazza piuttosto spregiudicata per l’epoca ma anche molto sola, fragile, timida. Ha trascorso la sua giovinezza accudendo la madre malata e sente ora sulle spalle il peso di non essersi svegliata proprio durante la notte della sua morte. Gli unici suoi parenti e amici sono il fratello e la cognata, due personaggi piuttosto freddi che non le lasciano la minima libertà.
Eleanor, dati i suoi passati problemi, è quindi una ragazza molto chiusa in se stessa, che fatica a relazionarsi con gli altri e che spesso si rifugia in un mondo tutto suo, fatto di menzogne. Eleanor crede di aver trovato dei buoni amici in Luke e Theodora, ma la relazione che sviluppa con i due è morbosa e paranoica, sfiorando quasi l’attrazione erotica – anche se mai esplicitata – con Theodora. Allo stesso modo, anche Merricat in Abbiamo sempre vissuto nel castello e Elizabeth in The Bird’s Nest sono protagoniste ipersensibili e isolate dal mondo. Forse un ritratto dell’autrice stessa? Se lo sono chiesti in molti, ma la scrittrice ha dichiarato di non amare particolarmente la scrittura autobiografica.
Il tema della casa infestata
Tuttavia, non è soltanto Eleanor a essere misteriosa: Hill House si rivela un luogo affascinante, ma allo stesso tempo tetro e labirintico. Il tema dell’antica casa infestata è piuttosto tradizionale nel genere gotico, ma Shirley Jackson lo rielabora dando un tocco personale e moderno. La casa è costruita in modo che sia molto facile perdersi a causa di giochi ottici e delle proporzioni – come accade del resto anche in Shining di Stephen King. Inoltre, i fenomeni paranormali non sono mai descritti direttamente e sviluppano un’inquietudine calibrata, sottile, appena accennata, che riesce però a catturare il lettore e a portare alla pazzia gli abitanti. Infatti, da momenti di alta tensione si passa in fretta a scene di vita quotidiana molto più tranquille, in un sali e scendi che spiazza chi legge ma lo spinge a proseguire.
Le sue storie non sono quindi “orrore puro”, ma si basano su una sensazione perturbante creata dall’attento equilibrio tra inquietudine e divertimento, razionalità e ambiguità, realtà e immaginazione. Il finale, come accade spesso nei lavori della Jackson, è ben definito, ma aperto a più interpretazioni, sia razionali che paranormali. La casa degli invasati, come molti dei suoi romanzi, fa riflettere e discutere soprattutto nelle ultime pagine.
Lo stile di Shirley Jackson
Lo stile del libro è spesso allusivo e mai troppo diretto: insieme ai personaggi, è il lettore a dover immaginare cosa stia realmente accadendo nella casa. Si tratta poi di una scrittura senza troppi fronzoli ma elegante, che si rivolge al lettore in un rapporto alla pari, e non dall’alto in basso. Le frasi della Jackson sono spesso molto lunghe, ma il linguaggio e le strutture utilizzate sono semplici e il risultato è quindi uno stile molto scorrevole, naturale e immediato. Lo si può notare già dal celebre incipit:
Nessun organismo vivente può mantenersi a lungo sano di mente in condizioni di assoluta realtà; perfino le allodole e le cavallette sognano, a detta di alcuni. Hill House, che sana non era, si ergeva sola contro le sue colline, chiusa intorno al buio; si ergeva così da ottant’anni e avrebbe potuto continuare per altri ottanta. Dentro, i muri salivano dritti, i mattoni si univano con precisione, i pavimenti erano solidi, e le porte diligentemente chiuse; il silenzio si stendeva uniforme contro il legno e la pietra di Hill House, e qualunque cosa si muovesse lì dentro, si muoveva sola
L’opera è stata paragonata a Il giro di vite di Henry James e autori come Ray Bradbury e Stephen King l’hanno definita uno dei migliori libri del mistero del XX secolo. Tra i lavori più conosciuti di Shirley Jackson possiamo anche ricordare La lotteria – un breve racconto che ritrae un’insolita e macabra usanza di un paesino americano – e Abbiamo sempre vissuto nel castello, la storia di due sorelle che perdono i genitori in circostanze misteriose e, nel finale, sorprendenti.
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