C’è una gelosia di fondo: per i paesaggi (in)naturali, per le sequenze di lettere (a,b,c,d,e,f.) e, quando capita, anche per i libri. Il 22 settembre 2007 i telegiornali trasmettono le condoglianze universali di Nicolas Sarkozy per la morte di André Gorz e sua moglie Doreen Keir, morti suicidi nella loro casa a Vosnon, nell’Aube. Attaccato alla porta d’ingresso un biglietto: «Avvertite la gendarmeria», diceva. All’interno della casa sono state trovate ben imbustate delle lettere personali, indirizzate agli amici, ognuna diversa: un addio – ne si può parlare? – organizzato, senza però dimenticare di dare le dovute istruzioni riguardo i loro resti.
André Gorz si sarebbe potuto chiamare Gerhard Hirsch, potrebbe essere nato a Vienna e potrebbe aver passato una vita nella filosofia, nella politica personale e precaria; potrebbe aver scritto articoli sotto l’ennesimo pseudonimo di Michel Bosquet; potrebbe essere stato assieme a Jean Paul Sartre fondatore di riviste e giornali a scopo culturale come Les Temps Modernes e, ancora oggi, potrebbe essere un dubbio per coloro che lo ricordano («Filosofava con la Destra? La Sinistra?»). Oppure potrebbe essere semplicemente un «austrian jew. Totally devoid of interest*» che incontra una ragazza dalla «folta capigliatura rossobruna, la pelle madreperlacea e la voce acuta delle inglesi» e rimanendone folgorato pensa di non avere possibilità alcuna.
Tutto questo non è importante. Ciò che importa è che lui il 23 ottobre 1947 le si è avvicinato timidamente, l’ha portata a ballare, dopo quattro appuntamenti l’ha baciata e per gli anni a venire le si è rivolto in inglese, la lingua madre di questa fantomatica bellezza, e ha continuato a farlo anche quando lei gli rispondeva, invece, in francese.
Gorz aveva ragione, l’ha denudata con precauzione, come si fa con le cose tanto belle e volgarmente come si fa col cibo.
André Gorz e Doreen Keir sono stati amici intimi di Simone de Beauvoir e del suo compagno di vita e già citato Jean Paul Sartre e forse da lì hanno assunto quel senso che solo un amore essenziale può avere, come entrambe le unioni di ‘questi quattro’; hanno fatto la gavetta insieme per una vita comunitaria migliore col maggio del 1968 e con «Vive la Révolution» (organizzazione che, tra le altre cose, promuoveva la liberazione delle donne e dei gay); hanno viaggiato e visto la California senza trascurare il tacito patto politico preso insieme; hanno scritto Lettera a D., uscito nell’autunno 2006.
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La Sellerio editore Palermo, di fatto, riporta come unico autore lo stesso Gorz, ma il risultato è una consenziente comunione che si ritrova nel piccolo libro:
ti eri unita, dicevi, con qualcuno che non poteva vivere senza scrivere e tu sapevi che colui che vuol essere scrittore ha bisogno di potersi isolare, di prendere appunti in ogni ora del giorno e della notte; che il suo lavoro sul linguaggio prosegue molto dopo aver posato la penna, e che può impossessarsi totalmente di lui all’improvviso, nel bel mezzo di un pasto o di una conversazione. « Se soltanto potessi sapere quel che ti passa per la testa» dicevi talvolta davanti ai miei lunghi silenzi sognanti.
Doreen Keir per un’intera vita ha detto silenziosamente e non, al suo compagno e marito, amico: «scrivi!» e negli ultimi anni lui le ha risposto dicendo:
Mi ricordo di aver scritto ad E. che in fin dei conti una sola cosa era essenziale per me: stare con te. Non posso immaginarmi continuare a scrivere se tu non ci sei più. Tu sei l’essenziale senza il quale tutto il resto, per quanto importante mi sembri finché ci sei tu, perde il suo significato e la sua importanza.
La traduzione in inglese di Lettre à D. è stata vietata categoricamente dalla stessa Doreen fino a che fosse stata in vita.
* “ebreo austriaco. Totalmente privo di interesse.”
Miriam Di Veroli
Immagine di copertina: fr.wikipedia.org
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