L’1 aprile è stato inaugurato il Nuovo Museo Egizio di Torino, dopo lavori di un cantiere lungo cinque anni costato 50 milioni di euro.
Il rischio era quello di una modifica troppo radicale con conseguente perdita di quel fascino che caratterizzava uno dei Musei Egizi più importante e grande del mondo, secondo solamente a quello del Cairo. Tuttavia, la scommessa è stata vinta: il nuovo museo Egizio, raddoppiato negli spazi (10 mila metri quadrati quelli ora a disposizione per 4.500 oggetti esposti) anche grazie all’annessione con la vecchia Galleria Sabauda, sembra davvero un altro museo, ma dell’antico (scaturito dall’intuizione e dalla collezione di Bernardino Drovetti) ha mantenuto tutto l’incanto.
La storia di questo museo comincia 200 anni fa, quando cioè Re Carlo Felice acquistò la collezione di reperti Drovetti dando vita al primo Museo Egizio al mondo – ancora più antico di quello del Cairo.
Quello di oggi è un museo completamente rinnovato grazie al progetto firmato Isolarchitetti e con le scenografie del premio Oscar Dante Ferretti; suo è tra l’altro il bellissimo pannello «che rende omaggio a Burri raccontando il tracciato del Nilo» che fiancheggia la scala mobile che dall’ipogeo (che accoglie biglietterie, guardaroba, bookshop, laboratori, servizi) porta ai piani alti.
Il direttore Christian Greco spiega: «L’Egizio vuole essere un grande museo per studiosi, ma anche un luogo per i giovani e per chi voglia scoprire come queste scoperte sono avvenute. Questa non è un’inaugurazione, ma un nuovo inizio». Un inizio dove, accanto alle indicazioni in italiano e in inglese, compaiono finalmente anche quelle in lingua araba: «Per capire quanto l’Egitto sia stato importante per la nostra cultura».
Il giorno dell’inaugurazione era presente anche il ministro Franceschini, il quale afferma che il Nuovo Museo Egizio rappresenta perfettamente quella che deve essere una riforma del modo di pensare l’esperienza museale, intesa come un’esperienza vera e totalizzante per il fruitore di cultura e beni archeologici.
Il nuovo allestimento è moderno, non c’è un sovraffollamento di opere in una sala, ma sono stati creati ampi spazi che permettono un’ottima fruizione e viene valorizzata la didattica, con informazioni e spiegazioni approfondite.
Un “modello per l’Italia”, insomma, reso possibile “grazie alla collaborazione tra pubblico e privato”, come ha ricordato anche il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino. Una conferma, per il ministro Franceschini, dell’importanza delle Fondazioni, ritenute “fondamentali per la tutela e lo sviluppo del nostro immenso patrimonio culturale”.
C.M.