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Le elezioni UK spiegate bene

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6 minuti di lettura

Ci siamo. Seggi aperti in tutto il Regno Unito per rinnovare la Camera dei Comuni e decidere chi sarà il prossimo Primo Ministro del Paese. Gli occhi di tutto il mondo sono puntati in UK dove si gioca quest’oggi una partita storica, anche per l’Unione Europea. Urne aperte fino alle 22.00 (ora locale, da noi 23.00), poi i risultati. I due sfidanti di punta sono ben noti anche al di là della Manica: da una parte Boris Johnson, eccentrico primo ministro uscente e leader dei Conservatori, dall’altra Jeremy Corbyn, leader dei Laburisti.  

Come Frammenti seguiremo passo a passo quello che succederà nelle prossime ore. Intanto vi raccontiamo in modo estremamente semplice come siamo arrivati fin qui.  

Dove eravamo?

Per comprendere al meglio, facciamo qualche passo indietro. Lo scenario politico-economico del Regno Unito è radicalmente cambiato nell’ultimo decennio. Tre sono i momenti fondamentali che hanno segnato una svolta nello scenario di quella che negli ultimi secoli è stata identificata come una grande potenza politico-commerciale e un trait d’union tra le due sponde dell’Atlantico unendo le due anime dell’Occidente.  

Primo tra questi, il referendum del 23 giugno del 2016 attraverso il quale i cittadini del Regno Unito si trovano a scegliere tra Leave e Remain. Il periodo precedente il referendum vede due opposte fazioni di elettori, ma anche di analisti. L’Unione Europea era troppo forte per ricevere un simile colpo da uno dei Paesi che maggiormente avevano caratterizzato il suo operato nei decenni precedenti. Il risultato sorprese tutti e il 29 marzo 2017 il Regno Unito si trovò a dover notificare formalmente al Consiglio europeo l’intenzione di dar voce alla volontà popolare attraverso l’attivazione dell’Art. 50 del Trattato di Lisbona. 

Assieme all’appuntamento referendario, sono da considerare i due appuntamenti elettorali che ne sono conseguiti e i quasi tre cambi di leadership, conseguenti sia agli appuntamenti elettorali che al cambio delle maggioranze interne al partito, che nel sistema britannico portano ad un cambio alla guida del Paese. 

Come si vota? E quali sono i partiti in campo?

I cittadini britannici chiamati al voto per eleggere i 650 membri della prossima Camera dei Comuni sono circa 44 milioni. Quattro i candidati alla carica di Primo ministro e una grande incognita chiamata Brexit Party che alle ultime elezioni europee è riuscita a raccogliere il 30% dei consensi. I quattro candidati sono: Boris Johnson per i Conservatori, Jeremy Corbyn per i Laburisti, Jo Swinson per i Libdem e Nicola Sturgeon per il partito Nazionale Scozzese.

Come riporta il Post, nell’ultimo pezzo sulle elezioni UK:

«Il sistema elettorale è il cosiddetto first past the post: ogni collegio è vinto dal candidato che prende più voti degli altri, mentre gli altri non prendono niente. Questo vuol dire che vincono quasi sempre i Laburisti o i Conservatori e che i partiti più piccoli (i LibDem, per esempio) sono tagliati fuori, ma anche che i partiti che concentrano i loro voti in regioni molto circoscritte – lo Scottish National Party in Scozia, per esempio – possono raccogliere molti seggi pur non raccogliendo nazionalmente percentuali altissime. La campagna elettorale britannica si fa quindi molto a livello locale, collegio per collegio, con un grande contatto tra candidati ed elettori».

I programmi di Johnson e Corbyn

Non solo programmi, ma idee di Paese radicalmente diverse. Per Boris Johnson la priorità è ovviamente uscire dal pantano post-Brexit. Johnson mira ad una rapida approvazione dell’accordo già trovato con l’UE. Vi ricordate quello di cui stiamo parlando? Per farla semplice Johnson, attualmente primo ministro britannico, aveva presentato un accordo che aveva soddisfatto l’Unione Europea. 

Tuttavia, il Consiglio Europeo, sulla base di una richiesta proveniente dal Regno Unito, aveva approvato il 28 ottobre 2019, una decisione in cui si prorogava il termine dell’approvazione del trattato al 31 gennaio 2020 (per i più temerari trovate qui il testo dell’accordo). Se Boris Johnson venisse riconfermato primo ministro, probabilmente, la vicenda Brexit terminerebbe con la firma del trattato, senza ulteriori modifiche. Per quanto riguarda il programma politico, per il leader dei conservatori bisogna concentrarsi “sulle cose che interessano davvero il Paese” cioè infrastrutture, scuole, ospedali, a cui si somma il grande tema dell’immigrazione e della sicurezza.  

Trovate qui un approfondimento su Brexit realizzato dall’Ufficio Rapporti con l’Unione Europea della Camera dei Deputati  

L’approccio di Corbyn è, invece, molto diverso: un misto di idee radicali e promesse politiche per uno dei programmi più di sinistra nella storia del Labour. Corbyn punta sulla nazionalizzazione del servizio sanitario e delle ferrovie, più tasse alle imprese e ai ricchi per finanziare piani industriali green, taglio delle tasse universitarie. Su Brexit? L’obiettivo è rinegoziare con l’UE. Si pensa, inoltre, ad un secondo referendum. 

Chi è il favorito?

Il favorito è Boris Johnson, ma possiamo darvi qualche dettaglio in più. Nei sondaggi riportati dalla nota rivista Politico e aggiornati al 9 dicembre, tra Johnson e Corbyn ci sono circa 9 punti percentuali di distacco. Il Leader Tories è dato al 43%, seguono i Labour con il 34% e più distanti i LibDem al 12%. Anche la BBC conferma i circa 10 punti di scarto tra le due forze politiche più rilevanti. Negli Info Data del Sole 24 Ore è illustrata la situazione attuale, circoscrizione per circoscrizione (la trovate qui). 

La politica sbarca sui social network. La nostra selezione

A urne chiuse vi aspettiamo per il live dei risultati. Intanto, vi lasciamo con una piccola chicca. E’ stata un campagna particolarmente social, vogliamo raccontarvela con una selezione dei contenuti più interessanti. Partiamo da Corbyn e Johnson ovviamente. Qui sotto Jeremy Corbyn lancia la sfida dei 60 second challenge. È possibile raccontare un programma elettorale in 1 minuto? Lui l’ha fatto qui:

Boris Johnson ha risposto da vero fuoriclasse. Citando il famoso film con Hugh Grant, Love Actually, ha realizzato questo video, invitando al voto per i Tories. Hugh, non l’ha presa benissimo, diciamo.

Sui social anche le star si schierano (di queste prese di posizione ne avevamo parlato anche per quanto riguarda le elezioni di metà mandato USA, ricordate?). Abbiamo raccolto alcuni tweet interessanti, come quello della cantante britannica Dua Lipa, che tra Instagram e Twitter raggiunge circa 40 milioni di persone. O quello di David Gilmour, ex Pink Floyd, che scrive “for the many, not for the few”, ormai celebre slogan Labour. L’invito al voto arriva anche dalle serie TV, qui vi mettiamo il post Instagram della serie televisiva Netflix Peaky Blinders.

Il noto magazine di musica NME ha pubblicato una lista di artisti, intellettuali, gruppi musicali, politici e star che sostengono la candidatura di Jeremy Corbyn. Tra i supporter del Leader Lab, Vivienne Westwood, Noam Chomsky, Roger Waters (la lista completa qui).

I risultati in diretta

Il nostro aggiornamento. Minuto per minuto.

23.00: Urne chiuse. Inizia lo spoglio. Dai primi exit poll Conservatori in netto vantaggio.

23.04: I primi exit poll arrivano dalla BBC. Secondo i dati, ai Conservatori la maggioranza assoluta.

23.26 Si parla già dell’attuazione della Brexit. A rischio la libera circolazione.

23.50 Sempre secondo le stime degli exit poll, i Tories guadagnano 50 seggi raggiungendo la cifra di 368 seggi. I primi exit poll lasciano poco spazio di manovra ad un eventuale ribaltone da parte dei Labour. il partito di Corbyn si attesta a 191 seggi. Sorprende inoltre il risultato del Brexit Party: nessun seggio che fa pensare ad uno spostamento verso le liste del Partito conservatore. Tra gli altri: LibDem 13 seggi, SNP 55, Verdi 1, Plaid Cymru 3.

00.06 Ancora exit poll. Nessun dato dai seggi.

00.28 Primi seggi: Sunderland South e Newcastle Central. Attribuiti al Labour.

00.34 Blyth Valley ai Conservatori.

01.07 Sunderland Central al Labour.

01.14 Newcastle East ai Labouristi. Su 5 seggi assegnati, 4 al partito di Corbyn.

01.33 Middlesbrought ai Labour e Swindon North ai Conservatori.

01.44 Washington e Halton al Labour.

02.24 Uno spoglio lento. 14 i seggi assegnati: 10 Labour, 4 Tories.

04.30 Dopo 317 seggi assegnati, inizia a profilarsi il successo della compagine del Primo ministro uscente con 163 seggi. A seguire, Labour al di sotto delle aspettative con 111, SNP 22, LibDem 6, DUP 5, Altri 10. Prime voci sulla fine dell’era Corbyn.

08.00 Scrutinati 648 seggi. I conservatori escono vittoriosi da questa competizione. Deludente il Labour, che tocca uno dei momenti più bassi della storia, in termini di seggi. Nel dettaglio: Tories 364 seggi, Labour 202, Partito Nazionale Scozzese 48, Libdem 11. Vi ricordate quando vi dicevamo dell’importanza del sistema elettorale? Ecco, quella è la chiave per capire il risultato: in UK si vince non con le percentuali (abbastanza rispettate, conservatori al 43%, Labour al 32%), ma con i singoli seggi. E Johnson ha stappato al Labour quelli giusti, soprattutto nel Nord del Paese.

E adesso? Il Labour dovrà affrontare la crisi post-voto. Per Johnson inizia la nuova fase Brexit. Sarà il suo governo a portare la Gran Bretagna fuori dall’Unione Europea? Probabilmente sì, staremo a vedere.

Articolo a cura di Giuseppe Vito Ales e Agnese Zappalà

In copertina Boris Johnson, da YouTrend.

Redazione

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