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I «Cahiers»: oltre la poesia di Paul Valéry

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Delfino di Stéphane Mallarmé, Paul Valéry è uno dei maggiori nomi del simbolismo francese. La sua produzione poetica si divide in due fasi: dopo il precoce esordio tra i diciannove e i venti anni, Paul Valèry torna a comporre versi venti anni dopo, nel 1917 (a quarantasei anni). A questa fase risalgono i suoi maggiori capolavori: La jeune Parque nel ’17, Le Cimitière marin nel ’20 e Charmes nel ’22.

Consacrato in vita come poeta, Paul Valéry è oggi maggiormente considerato alla luce della sua produzione in prosa legata ai cosiddetti Cahiers (acquista).

Quaderni Paul Valéry
I Cahiers sono pubblicati in cinque volumi dall’editore Adelphi.

L’ultimo universale

I Cahiers, organizzati come una sorta di Zibaldone molto simile a quello di Giacomo Leopardi, raccolgono prolifiche riflessioni sugli argomenti più diversi.

Per Paul Valéry, tale esercizio di analisi e autoanalisi su una varietà consistente di temi rientra nella critica alla specializzazione del sapere. Per questo può essere considerato uno degli ultimi uomini universali sul modello di Leonardo da Vinci (a cui dedicò l’opera Introduzione al metodo di Leonardo da Vinci, 1894).

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L’impresa è ardua perché Valéry riflette sulla realtà con l’atteggiamento del dilettante, che non è esperto degli argomenti di cui tratta. La sua sensibilità emerge proprio nel saper trattare con intelligenza temi di cui non è esperto, senza mai essere banale.

Paul Valéry: sguardi sul mondo attuale

Il contenuto dei Cahiers, a lungo privato, venne pubblicato gradualmente sottoforma di testi ibridi, aforismatici sul modello di Friedrich Nietzsche e spesso legati all’elemento autobiografico. Il genere è quello del saggio rapsodico di argomento vario introdotto da Michel de Montaigne, ma su cui riflettono anche György Lukács e Theodor Adorno.

Paul Valéry

Tra le riflessioni ancora attuali di Paul Valéry, c’è quella sulla produzione artistica e la cultura nella contemporaneità. Valéry sottolinea che sono venute meno le grandi opere, perché sono venute meno le condizioni necessarie per produrle. I tempi si accorciano, si scrive per il successo del momento, per il piacere del qui e ora, non si riesce a scrivere in prospettiva e pensare a qualcosa di duraturo.

Questa osservazione è tanto più interessante se si pensa che è nata da un autore, la cui generazione è comunque entrata nel canone letterario (con i nomi di Mallarmè, di André Gide, di Valéry stesso). L’osservazione di Paul Valéry è ancor più valida oggi, in un tempo in cui l’accelerazione, le ragioni del mercato e del successo sono ulteriormente esasperate.