Il 23 ottobre Mark Zuckerberg, CEO di Facebook, è stato chiamato a testimoniare davanti al Congresso in merito alla nuova cryptovaluta annunciata dall’azienda, Libra.
Il segreto delle cryptovalute: il Blockchain
Ma che cos’è una cryptocurrency? Per farla breve, l’apparato delle cryptovalute è un sistema di pagamento legato alla tecnologia del Blockchain, una catena su cui viene caricata ogni attività del crypto-ambiente, un’infrastruttura affidabile che permette lo scambio di dati in modo anonimo e sicuro. Basandosi su questa tecnologia, nel 2008 un gruppo di hacker ha iniziato un progetto chiamato Bitcoin, cryptovaluta non basata su un sistema statale, ma su un’architettura indipendente che vanta come punto di forza affidabilità e possibilità di trasferimento in tutto il mondo.
Senza dover scendere in dettagli troppo tecnici, occorre sottolineare che il Blockchain, su cui si basano molti altri sistemi oltre al più famoso Bitcoin, permette lo scambio di una moneta volatile in modo libero ed anonimo.
Libra: la cryptovaluta di Facebook
Qualche mese fa Facebook ha rilasciato un documento che annunciava il progetto della sua cryptovaluta, Libra, secondo i suoi creatori una vera rivoluzione monetaria. Libra, seppur basata sul Blockchain, è una cyptocurrency anomala: innanzitutto non è di dominio pubblico, ma legata a più aziende private (e questo cambia sicuramente le carte in tavola: possiamo ancora parlare di sistema libero e senza interessi?). Inoltre, Libra non è volatile perché il suo valore, a differenza del Bitcoin, è fisso.
E Facebook, in tutto ciò, dove si colloca? Facebook è una piattaforma usata da più di due milioni di utenti, e l’obiettivo di Libra è proprio quello di unire questi utenti in un sistema monetario unico. Facebook, inoltre, non è l’unico attore nelle dinamiche di Libra: la nuova cryptomoneta, infatti, pur lanciata dall’azienda di Zuckerberg, è supportata da altre realtà come Mastercard e PayPal. Libra, dunque, non è solo Facebook, ma è un gruppo di organizzazioni; non ha sede negli USA, ma in Svizzera.
Questo scenario, certo, fa luce su quanto Libra non sia un progetto “altruistico” per il bene degli utenti – come il suo manifesto ci vuole far credere – e sia piuttosto un sistema finanziario alternativo su cui si basano gli interessi di grandi aziende.
La testimonianza al Congresso
Il 23 ottobre Mark Zuckerberg è stato chiamato davanti al Congresso per dar conto della nuova cryptovaluta; i Democratici, infatti, hanno chiesto la sospensione del progetto affinché il Congresso possa esaminarne gli aspetti più critici: questioni legate alla privacy, al trading risk, discriminazione, sicurezza nazionale, politica monetaria e stabilità del sistema monetario mondiale sono le preoccupazioni che hanno spinto all’incontro.
Deputati e senatori americani hanno mostrato alcune perplessità sulle questioni legate alla “trasparenza” del nuovo servizio, forti di un precedente, lo scandalo legato a Cambridge Analytica, che investì l’America qualche anno fa.
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La verità è che Facebook presenta alcuni limiti e il Congresso lo sa. Con varie modalità, nel 2016, la piattaforma era stata accusata di aver condizionato le ultime elezioni presidenziali tramite una serie di contenuti social sponsorizzati in modo massiccio, principalmente, dall’estrema destra:
On elections, Facebook enabled the Russian government to interfere with our election in 2016 with ads designed to pit Americans against each other, suppress the vote and boost Trump. For example, Facebook allowed a counterfeit Black Lives Matter webpage to operate with the goal of discouraging African Americans from voting. Three years later, these activities are still continuing on Facebook. We learned just this week that Russia and Iran are using the same tactics to mettle in our next election.
(Maxine Waters, Camera dei Rappresentanti, Democratic Party)
Libra, per un mondo più equo?
Zuckerberg, fin dall’inizio, ha deciso di giocare la carta della filantropia.
Al mondo – dice – ci sono un miliardo di persone che non hanno accesso ad un conto in banca, ma potrebbero accedere a un sistema finanziario grazie ai loro smartphone; il prezzo dell’attuale stagnamento dell’architettura finanziaria è pagato dai più poveri e rincarato dalla mancanza delle tecnologie digitali per supportarne un cambiamento.
L’idea dietro a Libra è che l’invio di soldi debba essere sicuro e semplice quanto mandare un messaggio. Ma la domanda sorge spontanea: perché se ne fa carico proprio lui? «Facebook is about putting power in people’s hands», dichiara il CEO. Non ci sono, a suo dire, interessi personali, ma la voglia di cambiare il sistema vigente, dando nuove opportunità agli utenti con il controllo dei loro risparmi.
Da Cambridge Analytica a Libra
La Congresswoman Maxine Waters, ovviamente, non poteva fare a meno di evidenziare una palese incongruenza nelle decisioni della piattaforma: l’anno scorso Facebook ha bannato ogni pubblicità di cryptocurrency perché spesso associate a pratiche promozionali ingannevoli. E allora perché questo cambio di rotta? Come è possibile che improvvisamente Facebook smetta di considerare la cryptovaluta «misleading» ma, anzi, la elevi a paladina dell’inclusione?
Il Congresso, inoltre, dimostra di non fidarsi di Zuckerberg, anche in virtù delle passate vicende: Facebook negli ultimi anni non si è dimostrato un luogo neutrale e sicuro per la politica e lo scandalo di Cambridge Analytica ne è un esempio lampante. Da sempre terreno fertile per le fake news, la piattaforma non ha mai fatto nulla per impedirne la diffusione.
I think as you said to me before, you plan on doing no fact checking on political ads?
(Maxine Waters, Camera dei Rappresentanti, Democratic Party)
Le preoccupazioni dei rappresentati americani non sono infondate: come si può pensare di affidare un sistema finanziario alternativo a quello nazionale a un’azienda che gestisce i nostri dati in modo non sempre trasparente?
Alexandria Ocasio-Cortez: tra fact checking e suprematisti bianchi
Questo genere di timori sono ben espressi nell’intervento di Alexandria Ocasio-Cortez, che si esprime su due punti importanti e problematici della questione: l’assenza di fact checking per le adv politiche sulla piattaforma e gli incontri, piuttosto sospetti, tra i vertici di Facebook e quelli della far-righ.
You announced recently that the official policy of Facebook now allows politicians to pay to spread disinformation in 2020 elections and in the future. So I just want to know how far I can push this in the next year. Under your policy, using census data as well, could I pay to target predominantly black zip codes and advertise them the incorrect election date?
[…] In your ongoing dinner parties with far-right figures, some of who advanced the conspiracy theory that white supremacy is a hoax, did you discuss so-called social media bias against conservatives? And do you believe there is a bias?
(Alexandria Ocasio-Cortez, Camera dei Rappresentati, Democratic Party)
È difficile, infatti, credere che Facebook voglia strenuamente difendere la libertà individuale se non ha intenzione di effettuare un controllo sui post politici che permette di sponsorizzare, soprattutto se questi possono ledere un’informazione giusta e sana per la democrazia
La risposta di Zuckerberg è piuttosto vaga: no, dice, non faremo fact checking, ma elimineremo ogni contenuto che possa essere considerato pericoloso («when we roll out the census suppression policy, we will take that content down»). Eppure i confini della questione sembrano essere poco chiari.
La Cortez sottolinea anche una presunta vicinanza del CEO di Facebook con i vertici della far-right, testimoniata da incontri e cene. Ma soprattutto chiede conto a Zuckerberg dell’inclusione del The Daily Caller, sito famoso per i suoi legami con i suprematisti bianchi, tra i fact-checker americani:
So you would say that white supremacist-tied publications meet a rigorous standard for fact-checking? Thank you.
(Alexandria Ocasio-Cortez, Camera dei Rappresentati, Democratic Party )
Un tentativo di dominare il sistema finanziario
L’interrogazione al Congresso di Zuckerberg, dunque, più che chiarire dubbi ha evidenziato le preoccupazioni della politica americana e non solo riguardo al progetto di Libra. A causa di un algoritmo discriminatorio, la ripetuta incapacità di proteggere i dati degli utenti e la mancanza di volontà nel fermare la disinformazione sulla piattaforma, l’ultima azione di Facebook sembra essere vista come il tentativo di sfruttare il suo potere economico per dominare il sistema finanziario globale. Checché ne dica il suo fondatore.
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