L’infinita lotta tra Bene e Male. La comprensione della vita e della morte. E l’Equilibro precario del mondo che va sempre rispettato. Un’opera immensa quella di Ursula K. Le Guin che con la sua saga fantasy composta da cinque volumi, La leggenda di Earthsea, entra a pieno diritto nell’Olimpo degli scrittori del calibro di J.R.R. Tolkien, C. S. Lewis e Michael Ende.
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Il fantastico mondo di Earthsea
Leggendo questa saga si viene catapultati in un vasto mondo fatto di sconfinati oceani, grandi terre e isole dove gli abitanti convivono con i maghi, gli unici, insieme ai draghi, a saper parlare la Vera Favella ovvero la lingua della creazione.
Punto focale dei romanzi infatti è la conoscenza delle parole antiche che danno potere a chi le conosce. Persino i nomi propri hanno un potere sulla persona che li possiede, per questo i maghi hanno due nomi: un nome d’uso che tutti conoscono, il nostro protagonista si fa chiamare Sparviero, e un nome vero, nel nostro caso Ged, che rivelano solo alle persone più fidate. Chi conosce il nome vero ha un potere inimmaginabile su quella persona e su tutto ciò che esiste.
«Anni e distanze, stelle e candele, acqua e vento e magia, l’abilità della mano di un uomo e la segretezza della radice di un albero: tutti hanno un’origine comune. Il mio nome, il tuo, e il vero nome del sole, o una sorgente d’acqua, un bimbo appena nato, sono tutti sillabe della grande parola che viene pronunciata lentamente nello splendore delle stelle. Non c’è altro potere, non c’è altro nome».
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Un viaggio di formazione
Sulla base di questa premessa, la nostra storia comincia a Gont, un’isola del mondo di Earthsea dove un adolescente, Sparviero, desidera più di ogni altra cosa imparare l’arte magica e diventare un grande mago e signore dei draghi. Purtroppo la sua sete di conoscenza e la sua arroganza lo porteranno a spingersi troppo oltre arrivando ad aprire una breccia tra il mondo di Earthsea e il mondo dei morti.
Sarà con l’aiuto dei suoi Maestri e con una sempre maggior consapevolezza dell’importanza dell’Equilibrio che Sparviero intraprenderà il suo viaggio dove dovrà sconfiggere un’ombra uscita dal regno dei morti. Un’ombra senza nome.
«La luce è potere. Un grande potere, grazie al quale noi esistiamo, ma che esiste al di là delle nostre esigenze, in sè stesso. La luce del sole e delle stelle è tempo, e il tempo è luce. Nella luce del sole, nei giorni e negli anni, c’è vita».
Oltre l’avventura
Il romanzo però non si ferma qui e va oltre. Il lettore conosce Sparviero da borioso ragazzino, ma lo vede crescere, maturare e dolorosamente invecchiare. E forse questa è proprio la forza del romanzo e la sua caratteristica più particolare. La scrittrice infatti ci invita ad una lettura intima e personale dove la crescita del nostro Sparviero sarà anche un po’ la nostra.
Insieme al nostro Ged (noi abbiamo l’onore di conoscere il suo vero nome) percorriamo tutte le sue avventure: dalla traversata degli Oceani a bordo della Vistacuta, alle oscure Tombe di Atuan, dall’attraversata della Terra dei morti, al volo a cavallo di un drago. Fino alla sua vecchiaia dove l’orto è una delle sue principali preoccupazioni. Insieme a lui conosceremo un mondo nuovo e nuovi personaggi, per noi altri protagonisti, che arricchiranno la sua vita e la nostra.
«[…] Dobbiamo imparare a mantenere l’equilibrio. Poiché abbiamo l’intelligenza, non dobbiamo agire nell’ignoranza. Poiché possiamo scegliere, non possiamo agire senza responsabilità. Chi sono io, anche se ho il potere di farlo, per punire e ricompensare, giocando col destino degli uomini?»
Un caposaldo del fantasy che merita un posto d’onore nella vostra libreria. Il Signore degli Anelli e Le cronache di Narnia si troveranno in buona compagnia.
Immagine di copertina: unsplash.com