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La percezione della morte del giovane Munch

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Edvard Munch ha rappresentato la morte in varie opere, è un personaggio molto presente nella sua infanzia. Questa tematica è molto vicina all’artista in quanto perse in tenera età sia la madre sia la sorella a causa della tubercolosi. I ricordi infantili sono permeati da questo senso di solitudine e impotenza che ogni essere umano prova al momento di una perdita.

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La madre morta e la bambina, 1897-1899

Morte nella stanza della malata

Il lutto per la perdita della sorella Sophie si concretizza con un dipinto realizzato con olio su tela nel 1893. La sorella maggiore, morta nel 1887, è seduta su una sedia, dando le spalle allo spettatore. La posizione rende impossibile vedere il volto. Attorno a lei ci sono tutti i familiari, il padre con le mani giunte, la zia con una mano appoggiata sullo schienale della sedia della malata e il fratello minore a lato della stanza appoggiato alla porta, forse per sostenersi per il dolore o forse per uscire dalla stanza. Laura, china su sè stessa, e Inger sono in primo piano. Inger rivolge lo sguardo davanti a sè, in direzione dello spettatore, ma il suo volto è inespressivo e il suo sguardo è vuoto.

Gli atteggiamenti di tutti i familiari mostrano la sofferenza che deriva dalla perdita di una persona amata. Il dolore è l’incontrastato sovrano nella camera della malata.

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La morte nella stanza della malata, 1893

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«L’urlo» dell’inconscio nel dipinto di Edvard Munch

La perdita nella percezione dell’artista

Munch non mira a ritrarre la morte come una creatura fisica, ingiusta e crudele, bensì come uno stato mentale. La solitudine che questa genera è il messaggio che passa attraverso gli oli dei quadri e giunge allo spettatore. A volte i vivi portano dentro di sé i propri morti troppo a lungo, e questo li porta alla decadenza dell’animo. I loro corpi diventano solo dei contenitori di carne e le loro anime si perdono nel dolore e nella disperazione assoluta. La comunicazione con l’esterno si deteriora fino a divenire inesistente e i vivi non sono altro che delle ombre che vagano senza meta su questa terra. Le loro anime sono in un altro mondo, a cui nessuno ha accesso. Durante questo vortice di emozioni Edvard dà le spalle allo spettatore, rendendosi uno sconosciuto agli occhi di quest’ultimo. Il suo sguardo è rivolto in direzione della figura della sorella morente. La sua postura esprime l’arrendevolezza di un giovane che non può fare altro che attendere il sopraggiungere della morte della sorella. I volti anonimi dei presenti trasmettono le loro emozioni, o l’assenza di queste. Le superfici e la stanza spoglie sottolineano il senso di vuoto.

Odore della morte, 1895

 

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Silvia Gastaldo

Studentessa di storia, laureata in Management per i beni culturali e con un master in visual merchandising. Viaggi, libri, arte, cinema e moda sono le mie grandi passioni.
Sono sempre alla ricerca di nuove fonti d'ispirazione nel panorama artistico contemporaneo, spinta da un'inarrestabile curiosità.

Vivo tra Parigi e Venezia, e il mio cuore si divide tra una corsa in metro e un tramonto sulla laguna.

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