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Tim Burton: il poeta gotico-romantico del cinema

3 minuti di lettura

Regista dallo stile inconfondibile, disegnatore eccentrico e stravagante, artista visionario e poetico, Tim Burton è sicuramente una delle personalità più affascinanti di Hollywood, nonché indiscusso creatore di un cinema innovativo a metà strada fra la cultura pop di Steven Spielberg e la tetra malinconia di Edgar Allan Poe.

Timothy William Burton nasce a Burbank, California, nel 1958. Fin dall’infanzia si circonda di una certa fama presso gli abitanti della sua quieta cittadina, divertendosi a terrorizzare tutti i bambini del vicinato facendo loro credere che gli alieni stiano per invadere il pianeta. Inoltre, si manifesta in lui un particolare amore per la solitudine che lo porta, all’età di soli sedici anni, ad abbandonare la famiglia per vivere da solo.

Fin qui si potrebbe pensare che il personaggio descritto sia proprio un protagonista di uno dei suoi film, sintomo di quanto la sua personalità e la sua infanzia abbiano profondamente influenzato il suo lavoro futuro.

Disegnatore precoce di straordinario talento, a diciotto anni viene ingaggiato dalla Walt Disney Pictures per realizzare i personaggi del lungometraggio animato Red e Toby – Nemiciamici, lavoro che è stato per lui un vero e proprio supplizio, come da sua dichiarazione: «era una tortura, dovevo disegnare tutte le scene con le graziose bestioline ammiccanti. Semplicemente non ci riuscivo».

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È proprio in seguito a questa esperienza che Burton decide di dar vita alle sue originali creazioni, ideando personaggi dai tratti profondamenti malinconici e controversi, immersi in atmosfere misteriose e spesso tetre, ispirate – come accennato – principalmente all’opera del suo autore preferito, Edgar Allan Poe.
Proprio a Poe dedica il suo primo cortometraggio originale, Vincent, storia di un bambino completamente ossessionato dai suoi racconti e poesie.

Da questo momento in poi la creatività di Burton non si è più fermata, dando vita a storie e personaggi che lo hanno consacrato come uno dei registi più amati di tutti i tempi.

 Dall’indimenticabile Edward Mani di Forbice, al suo lavoro più iconico Nightmare Before Christmas, fino ad arrivare alle trasposizioni cinematografiche di Alice in Wonderland, La Fabbrica di Cioccolato, Il mistero di Sleepy Hollow e di Sweeney Todd – Il diabolico barbiere di Fleet Street, Burton ha raccontato storie diverse da quelle melense e a volte inutilmente tragiche predilette da Hollywood. Egli infatti racconta le storie degli esclusi, degli indesiderati e, soprattutto, degli incompresi. I suoi personaggi sono costretti in un’esistenza che non fa per loro, vivono in un mondo che non può soddisfarli né valorizzarli, sono tutti dei giovani Timothy Burton, prigionieri dell’ipocrisia di bigotte cittadine anni ’50.

Basta pensare a Edward Mani di Forbice, in cui il protagonista, un giovanissimo Johnny Depp, è il frutto di un esperimento non concluso, un uomo con un paio di forbici invece delle mani. Pur non essendo una creatura nata dalla scienza e non dalla natura, Edward si rivela essere il vero e unico essere umano della pellicola. Oppure pensiamo a Jack Skeletron (Jack Skellington nella versione inglese originale) di Nightmare Before Christmas, uno scheletro re del regno di Halloween, che sogna disperatamente il Natale.

Fondamentale nel suo lavoro è anche il rapporto fra la vita e la morte, che egli non analizza come fenomeni distinti, ma come realtà parallele, che si snodano contemporaneamente nell’esistenza umana. Un esempio può essere sicuramente La sposa cadavere, in cui il protagonista, Victor, si trova involontariamente sposato con Emily, “la sposa graziosa dell’aldilà” , una giovane brutalmente uccisa dal suo sposo che, nonostante tutto, sogna ancora l’amore, e che trascina Victor in un mondo colorato e pieno di musica, fatto di scheletri jazzisti, ragni e vermi canterini, in cui tutti sono cordiali e amichevoli, in contrasto con il mondo dei vivi, immensamente cupo, egoista e malvagio. 

Nonostante le atmosfere tetre e spettrali, i film di Burton non mancano certo di umorismo, al contrario sono una sferzante satira della società moderna, e affrontano temi profondi come la solitudine, l’amore e la morte con grande ironia, questo anche grazie alle magistrali interpretazioni del già citato Johnny Depp, che ormai costituisce con Burton un binomio inscindibile, nonché assolutamente vincente.

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In conclusione, Burton è da considerarsi un vero e proprio artista, un poeta del cinema, che con grande fantasia ha creato personaggi affascinanti e stravaganti, malinconici ma dalla dolcezza profonda. Ha raccontato storie d’amore che superano il tempo e che vincono la morte, il tutto immerso in quell’umorismo spettrale che costituisce il suo tratto distintivo. Egli ha parlato senza paura di temi scottanti, come la solitudine e la diversità, e ha saputo rendere le sue creazioni spaventose, commoventi ed esilaranti al tempo stesso. Un vero e proprio genio visionario che ha regalato al cinema pellicole estremamente poetiche, originali e indimenticabili.

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«A furia di raccontare le sue storie, un uomo diventa quelle storie. Esse continuano a vivere dopo di lui, e così egli diventa immortale».
Dal film Big Fish – Le storie di una vita incredibile

 


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Anna Maria Giano

Mi chiamo Giano Anna Maria, nata a Milano il 4 marzo 1993. Laureata Lingue e Letterature Straniere presso l'Università degli Studi di Milano, mi sto specializzando in Letterature Comparate presso il Trinity College di Dublino.Fin da bambina ho sempre amato la musica, il colore, la forza profonda di ciò che è bello. Crescendo, ho voluto trasformare dei semplici sentimenti infantili in qualcosa di concreto, e ho cercato di far evolvere il semplice piacere in pura passione. Grazie ai libri, ho potuto conoscere mondi sempre nuovi e modi sempre più travolgenti di apprezzare l'arte in tutte le sue forme. E più conoscevo, più amavo questo mondo meraviglioso e potente. Finchè un giorno, la mia vita si trasformò grazie ad un incontro speciale, un incontro che ha reso l'arte il vero scopo della mia esistenza... quello con John Keats. Le sue parole hanno trasformato il mio modo di pensare e mi hanno aiutata a superare molti momenti difficili. Quindi, posso dire che l'arte in tutte le sue espressioni è la ragione per cui mi sveglio ogni mattina, è ciò che guida i miei passi e che motiva le mie scelte. E' il fine a cui ho scelto di dedicare tutti i miei sforzi, ed è il vero amore della mia vita.

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