di Rossana Casolino
Certe volte visitare un posto non basta, bisogna viverlo.
Per questo motivo, per una delle città più belle e controverse dell’Italia, lasceremo posto alle parole e alle emozioni di una ragazza che qui ha vissuto gli anni più duri, quelli in cui si diventa grande in un secondo e la città la guardi con amore e ostilità allo stesso tempo. Venezia, città in bilico tra l’abbandono e l’eccesso di turismo, è contenuta nelle parole e negli sguardi di chi la vive ogni giorno.
«Ci sono posti che ci è parso di vedere, ma che in realtà non abbiamo visto mai.
Negli anni dell’università mi sono rifugiata su un’isola. Dicono sia una delle più famose al mondo, ma non penso facciano sul serio.
A Venezia la vita vera inizia la notte: quando il turista è sfinito e stanco. Inizia quando le calli si svuotano di membra e si riempiono di magia. Le luci soffuse e l’aria pregna di storia ci portano a vivere in un sogno fatto di suoni che rimbalzano veloci tra i vicoli stretti.
Molte volte, uscendo di casa nei periodi neri, mi chiedevo chi fossero tutte quelle genti che parevano uccidere la mia città. Mi chiedevo perché si trovassero qui, a sporcarla e insultarla. Allora l’ho chiesto in giro. Venezia è Venezia. Ci si va perché è d’obbligo.
Allora ho scritto un manifesto: il manifesto del cultore della Serenissima.
Il cultore della Serenissima è un giovane in cerca di nuove visioni. Si appoggia ad altri come lui, anche loro disposti ad ospitarlo a casa propria per qualche notte e condividere il sogno. Gira per i bacari e apprezza le librerie ammuffite per l’umidità in una calle vicino Campo Santa Maria Formosa. Gusta le paste fresche delle sette di mattina nella pasticceria vicino Campo san Pantalon.
Molte volte ho discusso nel pieno della notte con amici persi nel labirinto della città. Piangevano di paura e mi sentivo persa ma Venezia ci deve far perdere: i ponti scricchiolanti, la pavimentazione sconnessa, le pantegane! Tutti dettagli che confondono il turista perché lo attraggono e allo stesso tempo lo nauseano.
Venezia è viva! Vive senza il nostro peso che l’affoga.
Dalla stazione, perché i treni ci sono e sono più ecologici della macchina, scendete dal treno e dirigetevi verso destra, c’è una scorciatoia semi segreta che vi porterà verso piazzale Roma. Da lì chiedete per Lele.
Ristoratevi e iniziate a perdervi parlando con la gente. Lasciate stare le guide turistiche: fate un giro verso l’Accademia delle Belle Arti dove studiano i ragazzi e chiedete loro consigli su cosa vedere.
Arrivate a San Basilio e ammirate la Giudecca. Guardatela bene! La Giudecca la dovreste vedere e annusare.
Prendete un traghetto e godetevi un aperitivo con tramezzini farciti con le sedie sulla Fondamenta a guardare Lei.
Lei che da lontano sembra immobile, che da vicino sembra aver sudato troppo, ma che, fatta nostra amica, sembra solo un sogno».