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The Warrior Project

The Warrior Project: i bambini indigeni difendono il Pianeta

Il progetto d’oltreoceano che nasce carico di una speranza nascosta da uno sguardo scevro di ogni pregiudizio, legato solo alla sensibilità dell’uomo verso la Terra.

4 minuti di lettura

The crow has brought the message to the children of the sun
[Il corvo ha portato il messaggio ai bambini del sole]
Ghost Dance, Robbie Robertson

Mai come in questi ultimi tempi si è sente tanto parlare di ambiente, di sostenibilità, di crisi ambientale, con termini ridondanti e spesso in continua ridefinizione. Si descrivono territori incontaminati da una parte e luoghi ormai impraticabili dall’altra, come sponde dello stesso fiume. Le notizie che si leggono, le immagini che si vedono, fanno trasparire sempre più un’umanità alla deriva. Scatti di guerre, di emigrazione e immigrazione, di popolazioni in continuo movimento, di situazioni di vuoto e di pieno che si alternano, di laghi che diventano grandi poco più di uno stagno, di sporcizia umana lasciata sulla terra: tutti fotogrammi che riempiono non solo i nostri schermi, ma anche lo scorrere della nostra vita quotidiana.

Ognuno di noi – attraverso le proprie scelte e i propri consumi – provoca gravissime conseguenze dall’altra parte del mondo, senza pensarci.

Allora dove risiede l’unica speranza per salvare la Terra? E quale nesso ha questo con la fotografia?

The Warrior Project

Il nesso sta proprio nel fatto che secondo Tailinh Agoyo e Ryan Begay  nei bambini indigeni da loro fotografati si trova quella speranza vittima di un mondo deturpato e stanco.
The Warrior Project è un progetto d’oltreoceano che nasce carico di una speranza nascosta da uno sguardo scevro di ogni pregiudizio, legato solo alla sensibilità dell’uomo verso la Terra.

The Warrior Project

«I bambini hanno quell’abilità innata di sentire e dividere l’emozione: l’emozione cruda» dice Tailinh Agoyo.

The Warrior Project è anche un viaggio, un’avventura fotografica con le origini radicate nelle storie dei bambini indigeni, nel loro sguardo sul mondo che li circonda e nelle loro azioni concrete per coltivare la speranza, come se fosse un fiore delicato. Niente di più semplice e niente di più vero.
Tailinh Agoyo e Ryan Begay, entrambi di origine indigena, lei attrice e regista e lui regista e pittore corporale, lo hanno ideato e svolto, da una proposta astratta oggi il progetto è in grado di mostrare la forza e la determinazione nella volontà dei bambini di proteggere le generazioni future. Un progetto magistralmente «attuale e per il domani». Documentazione di promesse e di speranza.

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Questo viaggio li ha portati nelle comunità indigene dell’Utah, tra le persone di Narragansett nell’Isola di Rhode – che per superficie è il più piccolo tra gli Stati Uniti d’America – tra i ragazzini natii del Nuovo Messico, il popolo di Mohawk a New York del nord e i Navajo in Arizona. Il legame affettivo che li connette a questi luoghi è nello stesso tempo il filo che li unisce alle persone e alla Terra.

The Warrior Project

La visione di Tailinh Agoyo è chiara e limpida. Uno sguardo verso quella generazione indigena in grado per lei di salvare la Terra: non solo una giovane generazione, ma la più giovane.
Ha lanciato questo progetto proprio per catturare immagini e storie in grado di raffigurare la saggezza dei bambini e dei ragazzi che si preoccupano per l’ambiente.

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«Loro non sono vittime passive – sottolinea la giovane artista – stanno solo sbocciando, creatori del cambiamento e attivisti da conferir loro poteri di leader. Loro sono guerrieri di forza, conoscenza e hanno in loro un potere ancestrale».
Gli elementi presenti sono semplici ed essenziali: il futuro, dato dai bambini, e la Terra, la sua salvaguardia, cura e dedizione. I bambini che fotografano sono allevati in una cultura dove la Terra fa parte del DNA di ogni individuo. L’importanza di onorarla e proteggerla fa parte di loro fin da neonati.

The Warrior Project

Tailinh da sempre cattura l’esuberanza e la forza nell’evoluzione delle culture degli indiani d’America oggi. Riesce così a fornire allo spettatore quello spirito, quell’essenza, quella bellezza interna e profonda che traspira dai suoi soggetti. Stabilisce con i suoi soggetti una relazione sincera prima di scattare, mostrandosi così rispettosa delle credenze culturali e di tutto ciò che sono le usanze di ogni tribù.

The Warrior Project

Quali sono le origini del progetto The Warrior Project ?
Esso nasce dai suoi figli, dalla loro intensità nel voler imparare, o credere in qualcosa. Le loro preoccupazioni verso l’ambiente e il futuro hanno spinto Tailinh a voler sempre di più documentare ciò che i loro occhi giovani erano in grado di percepire.

«C’è qualche cosa di straordinario nelle immagini catturate dai bambini» – racconta emozionata –

Il mio primo progetto, con mio figlio maggiore Quaye, era un progetto fotografico su come sarebbe il pianeta se continuassimo a trattarlo senza rispetto: lavorammo insieme sul concetto e sulle varie ubicazioni per discuterne gli scenari. Tornati a casa dal primo set fotografico, ho subito capito quello che avrei voluto esprimere e condividere con il Mondo, comprendendo poco dopo che The Warrior Project sarebbe stato il mio veicolo per entusiasmare anche lo spettatore.

The Warrior Project

Nel corso del progetto Agoyo invece è rimasta colpita dalla saggezza di Luca, un ragazzo di 7 anni, che davanti a lei commenta così l’apertura della conduttura petrolifera XL:

Alcuni stanno tentando di fare una conduttura dal Canada attraverso gli Stati Uniti interi. Se la conduttura non reggerà,il petrolio lordo scoppierà finendo nella nostra acqua potabile. Se accade questo, non avremo più acqua pulita da bere ed è probabile che moriremo entro 3-4 giorni. Se noi moriamo, nessuno sarà sulla Terra, neanche gli animali. È veramente pericoloso così io spero che non accada. Spera che non accada?

Da queste parole semplici e colte, piene di speranza, parte il progetto guerriero di Agoyo, carica della voglia di esprimere il “mondo giusto” attraverso gli occhi dei bambini, come Luca.

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Appena presentato, il progetto ha già avuto un grande impatto. I bilanci dei viaggi finora svolti non sono precisi, i fondi servono loro per continuare a viaggiare e a rappresentare la diversità dei bambini indigeni in ogni differente situazione.

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«Se la campagna per la raccolta fondi avrà successo, l’idea è di condividere le fotografie online e far diventare tutto il lavoro un film. Avremo anche uno show a Santa Fe programmato per il 2016 dove faremo conoscere il nostro viaggio» commentano i due artisti, in grado di trovare nella contemporaneità e nella semplicità di un popolo, un nuovo sguardo verso il futuro di tutto il Pianeta.

The Warrior Project

http://www.warriorchildren.com

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Fausta Riva

Fausta Riva nasce in Brianza nel 1990.
Geografa di formazione(Geography L-6) poi specializzata in fotografia al cfp Bauer.
Oggi collabora con agenzie fotografiche e lavora come freelance nel mondo della comunicazione visiva.
Fausta Riva nasce sognatrice, esploratrice dell’ordinario. Ama le poesie, ama perdersi e lasciarsi ispirare.

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