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La Filosofia: la scienza del domani

4 minuti di lettura

In seguito alla pubblicazione del Manifesto per la Filosofia, lo scorso 28 aprile, è sempre più importante, oggi, capire di cosa parliamo quando nominiamo la filosofia.

 

È proprio della scienza filosofica riscoprire e riprendere teorie e dottrine su questo o quel fenomeno elaborate dai predecessori, cioè da coloro che hanno ragionato e ricercato sui fenomeni in passato. Già Aristotele chiama “i predecessori” i filosofi venuti prima di lui.

La tensione profetica della filosofia

Tuttavia, la filosofia non è soltanto archeologica, ma soprattutto profetica, non si limita cioè ad indagare il passato, ma guarda al futuro. Certo, parlare della filosofia come scienza del domani può voler anche dire che una particolare teoria filosofica passata possa risultare essenziale in un contesto futuro. Tuttavia l’idea che si cela dietro questo modo di vedere la filosofia come scienza del domani è viziata dal pregiudizio secondo cui la comprensibilità di un fenomeno e di una teoria che lo riguarda derivi dall’interpretazione che di essi se ne danno.

Interpretare una teoria filosofica del passato per fare emergere la sua attualità è un modo piuttosto goffo di mostrare come la filosofia sia la scienza del domani. La teoria su un fenomeno – se è il fenomeno ad essere attuale – è sufficiente, a prescindere dall’interpretazione che se ne dà, a far comprendere come la filosofia sia quella scienza che ricerca le ragioni e il senso del domani.

L’esser profetica di una teoria filosofica rispetto ad un fenomeno non è data dalle interpretazioni che se ne possono dare, perché le interpretazioni sono prospettiche e in grado di nascondere il senso di una teoria su un fenomeno storico-culturale più che di mostrarlo. In altre parole, l’interpretazione corre sempre il rischio del fraintendimento, ed è, anzi, la possibilità del fraintendimento.

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Interpretare e comprendere

L’alternativa all’interpretazione di una teoria è comprendere il fenomeno che la riguarda in un sol modo, scoprendo nella comprensione di una teoria filosofica su un fenomeno un unico senso possibile di esso, anche se ciò ci appare limitante.  La formulazione di una teoria filosofica, infatti, è il risultato di un ragionamento di ricerca condotto in base a una raccolta di dati su un qualche fenomeno reale.

Lo scopo dell’interpretazione, però, non è affatto quello di creare un senso in tale ricerca né tantomeno di elaborare una teoria filosofica sulla realtà. Proprio perché l’interpretazione scopre molti sensi di un fenomeno, essa ha il potere di rendere confuso il fenomeno stesso.

Senza interpretazione allora i fenomeni sarebbero compresi chiaramente? No, perché sono i fenomeni stessi ad essere complessi, senza che le interpretazioni li complichino, ma è proprio per questa complessità connaturata al fenomeno che sono possibili le teorie filosofiche.

Occorre a questo punto distinguere tra il ragionamento interpretativo, che scoprendo sensi restituisce molte verità a un fenomeno, e il ragionamento comprensivo, che invece semplicemente comprende l’essenza del contenuto di un fenomeno.

Non si tratta di stabilire quali tra i due tipi di ragionamento sia il più importante; si tratta piuttosto di mettere in chiaro che nessuno dei due tipi di ragionamento è proprio della filosofia in quanto scienza del domani. Comprendere il contenuto di un ragionamento di ricerca su un fenomeno non vuol dire ragionare sulla realtà. Ciò vuol dire che anche il ragionamento comprensivo è qualcosa di diverso dall’attività del filosofare: chi comprende una teoria filosofica su un fenomeno non sta facendo filosofia, resta sui margini della scienza del domani.

Fare filosofia

L’unico modo per comprendere a pieno come la filosofia sia la scienza del domani è fare filosofia, e cioè teorizzare sui fenomeni reali, e non comprendere le teorie sui fenomeni reali. Ci si domanda cosa sia la ricerca filosofica per essere la scienza del domani; la risposta è che la filosofia ricerca sulle evoluzioni del mondo, sui contesti abitativi dell’umano e i fenomeni che li caratterizzano, ed essa è, pertanto, la scienza che è in grado di prevedere i contesti futuri e di anticiparli col pensiero.

Hegel in una frase divenuta celebre condensò la risposta alla domanda che cos’è la filosofia? affermando che «la filosofia è il proprio tempo appreso col pensiero», noi diciamo, invece, che la filosofia è il futuro anticipato dalla riflessione. Proprio come scienza del domani la filosofia demolisce ogni istinto genealogico, vale a dire ogni tentativo di spiegare una certa realtà presente.

Peter Sloterdijk è il più attivo sostenitore del pensiero anti-genealogico nella scena filosofica attuale. Nel testo I figli impossibili della nuova era (Mimesis, 2018) Sloterdijk afferma che i figli non sono il frutto dei padri, ma sono liberi di essere tutto quello che possono essere, in questo modo riconnettendo due concetti fondamentali, tra loro legati profondamente, quello di Libertà e quello di Possibilità.

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Presente e passato

Più in generale, l’idea che il presente sia frutto di un passato che si è sviluppato è un’idea viziata dal pregiudizio interpretativo attivo nella valutazione teorica di fatti passati. L’intera tradizione filosofica occidentale si è sforzata di trovare il “perché” nell’origine di qualcosa e il “senso” nel “perché”. In questo modo, gli è sempre rimasto precluso un pensiero razionale sui fenomeni che indaghi un fenomeno per quello che è esclusivamente nella sua presenza attuale. Complice di tutto ciò è stato anche intendere la critica come un portare a sé stesso il passato, e con questo gesto credere di comprenderlo. Ad esempio, la polemica attuale sul “neofascismo” si fonda proprio sull’interpretazione nel senso che stiamo dicendo, intendendo con “fascismo” una mentalità che tende a riproporsi socio-politicamente.

La volontà di rammemorare, legandosi al pensiero interpretativo-genealogico che scopre un senso recondito in ogni teoria e il “come” dello sviluppo di ogni fenomeno, incrementa l’opinione che l’idea che qualcosa nasca senza un motivo pregresso sia sempre stata una visione della realtà antifilosofica.

Tuttavia la filosofia come scienza del domani deve imparare a non concentrarsi esclusivamente sulla ricostruzione dell’origine come modalità di spiegazione di un fenomeno attuale, ma ricercare il senso nel fenomeno stesso per quello che è “qui ed ora” e vederne i possibili sviluppi futuri.

Lorenzo Pampanini

Classe 1994. Laureato in Scienze Filosofiche all'Università La Sapienza di Roma.

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