In Italia avanza in trionfo il turismo enogastronomico. Dall’Ufficio Studi Enit su Banca d’Italia arrivano dati edificanti: nel 2017 è stato registrato un incremento del 70% sul 2013 nelle spese dagli stranieri per il comparto food&beverage. Buongustai curiosi dall’estero ma anche dall’Italia: il 22,3% degli italiani si muove sulla penisola per lusingare le proprie papille gustative o acquistare prodotti tipici. È sempre l’Ufficio Studi Enit – Agenzia Nazionale del Turismo a indagare le cause del successo: dal rapporto stretto con i territori, che si costruisce mirabilmente nei piatti, all’abilità nell’estensione della stagionalità dei flussi turistici lungo tutto l’arco dell’anno, anche verso i mercati long haul.
L’Italia vanta un importante primato nell’Unione Europea, quello di Paese con più riconoscimenti di prodotti Dop e Igp nel food. Anche l’agriturismo è una destinazione da tenere monitorata: si è registrato un incremento delle attività pari al 3,3% dal 2016 al 2017. Più delle metà dei centri attivi si trova nell’entroterra. Sulla carta molte sono le attività proposte, dall’escursionismo al trekking, dalla mountain bike all’equitazione, oltre a fattorie didattiche e corsi di cucina.
Identikit del turista enogastronomico
Nel comportamento del turista enogastronomico si possono tracciare delle costanti, che l’Osservatorio sul turismo enogastronomico italiano non ha potuto non rilevare. Lo studio a cura della coordinatrice Roberta Garibaldi si sofferma sulle differenze nel comportamento di uomini e donne. Ne emerge un quadro che esplicitamente vede in testa gli uomini, come maggiori frequentatori delle degustazioni di vino e birra. Si attesta che il 43% degli uomini ha visitato almeno una cantina negli ultimi tre anni, contro il 38% delle donne. Le percentuali rimangono distanziate anche per la partecipazione a festival ed eventi dedicati al vino,che registrano le presenze del 37% degli uomini e del 32% delle donne.
I tour in distilleria sono meno frequentati: qui si attesta la presenza del 33% degli uomini contro il 28%delle donne. Con più entusiasmo si partecipa invece ad eventi dedicati alla birra, che registrano l’adesione del 41% degli uomini e del 36% delle donne. viaggi esperienziali sugli itinerari del gusto prediligono la compagnia del partner in prima istanza, poi della famiglia e infine, dal ultimo, della compagnia di amici.
Spunti virtuosi dall’internazionale
Lo studio sopracitato propone in chiusura anche alcune Best Practice attuate fuori dalla Penisola. Tra tutte spicca il Canada, segnalato come il più “lungimirante” degli Stati Uniti nella promozione del turismo. Per il comparto enogastronomico si distingue la provincia dell’Ontario, per merito soprattutto dell’organizzazione Ontario Culinary Tourism Alliance. Accanto alla tradizione nota, ma poco valorizzata, della Nuova Scozia e della Columbia Britannica, si segnala la fortuna emergente della piccola provincia Isola del Principe Edoardo.
La Regione europea della gastronomia 2016, a pari merito con il Minho in Portogallo, è stata la Catalunya. Per iniziativa dell’Agenzia Catalana del Turismo l’anno in questione ha visto condensarsi molti degli sforzi di promozione turistica su azioni specifiche e generiche di carattere enogastronomico. Sottolineando la varietà e la qualità della produzione catalana in materia si puntava a farla emergere come tratto identitario di rilievo della regione. Alle iniziative educative si sono accompagnate quelle promozionali, ne sono un esempio rispettivamente il Congresso internazionale dell’enoturismo e la campagna del menù Som Gastronomia.
Nel futuro nuove sfide e rosee prospettive
A chiusura dello studio è riportato anche un breve intervento di Erik Wolf, Executive director della World Food Travel Association degli USA. Interrogato sulle future tendenze del turismo enogastronomico, Wolf traccia rosee ed entusiasmanti prospettive. A suo parere l’attenzione dei turisti verso la cultura enogastronomica dei locali si andrà rafforzando e sempre più tenderà ad esprimersi non solo in un desiderio di degustazione, ma anche di sperimentazione della cucina locale. Per questa ragione gli operatori del settore si dovrebbero attrezzare e costruire una narrazione dietro i piatti presentati sui menu, per riscoprire la tradizione. Nelle strutture ricettive sarebbe bene proporre attività enogastronomiche. Politiche di marketing aggiornate e soprattutto pratiche e concrete sono necessarie per valorizzare adeguatamente un settore che ha dell’incredibile potenziale.
Recentemente la nuova guida di Lonely Planet, Best in Travel, ha assegnato a Torino e al Piemonte il primato nella top ten mondiale delle mete imperdibili per il 2019. Molto del merito va al comparto enogastronomico, rinomato ma coltivato ancora soprattutto dai turisti più informati. Per una regione tradizionalmente manifatturiera il turismo è una scommessa nuova, ma incredibilmente carica di potenziale. La sfida è valorizzarla, con impegno, investimento, passione.