Il confine tra pensieri, parole e mondo
Secondo Ludwig Wittgenstein, uno dei più celebri filosofi vissuto a cavallo della fine dell’800 e della prima metà del ‘900, il linguaggio è la raffigurazione logica del mondo.
In quanto considera il mondo come totalità dei fatti e il linguaggio come totalità di proposizioni che significano i fatti stessi, la conclusione diretta è che tutto ciò che non sia pensabile né esprimibile non sia un fatto del mondo. Wittgenstein parla del solipsismo in chiave linguistica, e nel Trattato logico-filosofico (1922), propugnava la sua tesi fondamentale: «i limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo.»
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Necessità di definire
Il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – IV (2000) catalogava la disforia di genere fra i disturbi mentali, dove veniva definito transessuale solo chi non aveva psicopatologia associata.
Secondo il DSM-IV, i criteri diagnostici per identificare il disturbo dell’identità di genere erano diversi. Per esempio, il soggetto si identificava in maniera intensa con individui di sesso opposto; non era un desiderio che potesse arrecare vantaggi culturali; doveva esserci evidenza di malessere ed estraneità riguardo al proprio sesso biologico; doveva inoltre esserci un disagio clinicamente significativo.
I limiti del linguaggio sul finire degli anni ’90, a ridosso del nuovo Millennio, erano quelli in cui era doveroso catalogare e categorizzare comportamenti umani come diagnosticamene predicibili, riducibili a disturbi che dovevano essere seguiti, controllati, curati.
Oltre i limiti del linguaggio
Solo recentemente il transessualismo è stato eliminato dal DSM, riconosciuto ufficialmente dall’OMS (l’Organizzazione Mondiale della Salute) come condizione di salute sessuale, lasciandosi alle spalle lo stigma sociale e culturale della terminologia novecentesca.
Da disturbo mentale diventa stato di salute ufficiale. Dove i limiti del linguaggio umano si espandono fino ad inglobare tutto ciò che prima non poteva e non doveva essere riconosciuto.
Laurence Anyways
Laurence Anyways è la storia di Laurence,un insegnante di letteratura. Cita Proust e Celan, autori riconosciuti come controversi per la fluidità della loro sessualità, ambivalenti, estrosi, provocatori e provocanti. Si accarezza lentamente la cute, osserva le sue studentesse con una tensione contraria e convessa, tra il desiderio di essere e il desiderio di possedere.
Quella di Laurence è una tensione intrinseca che vive da trentacinque anni, dove in lui diversi istinti combattono e cercano di uscire, li percepisce tra le unghie, tra le pieghe della pelle. Il suo è un desiderio reale, concreto, estremo, esorcizzante e al contempo assolutistico.
Il giorno del suo compleanno è obbligato a pronunciare ad alta voce quelle parole che, nella sua testa, continuavano ad essere il limite del suo mondo e del suo universo onnicomprensivo. Pronunciandole di fronte ad un individuo che è Sé e il contrario del Sé, si riconosce ed obbliga l’Altro a riconoscerlo.
Fred è la sua compagna di vita, follemente e visceralmente innamorati, attraversano il cambiamento insieme. Le unghie laccate, le parrucche sintetiche, i tacchi e i tailleur. Laurence si sta trasformando. E passeggia indisturbato per i corridoi della scuola in cui insegna, cena con gli amici di sempre, si sente forte perché Fred è forte. La stessa Fred che annuncia: «I tempi sono pronti. Siamo pronti per questo.»
Ha una voce dentro di sé, Laurence, quella voce che il DSM catalogava, negli anni ’90 del secolo scorso, come «evidenza di una condizione di malessere persistente o di estraneità riguardo al proprio sesso biologico», e ancora «forte desiderio di essere trattato come un membro del genere opposto».
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Ecce homo
Ma non è possibile riconoscere ciò che è diverso ed opposto a tutto ciò che è conosciuto, Laurence è un anormale, un emarginato. Perde il lavoro, sua madre lo rinnega, la stessa Fred non resiste di fronte alla pressione esterna, al giudizio altrui, alla ricerca della normalità da sempre rinnegata, che per lei diventa imperativo categorico.
Laurence, l’ecce homo, «ut cognoscatis quia in eo nullam causam invenio et purpureum vestimentum et dicit eis ecce homo», (Giovanni 19,5), dove si riconosce nella frase pronunciata da Ponzio Pilato, rivolta ai Giudei, mostrando Gesù flagellato. Ritenuto innocente, venne comunque giustiziato per soddisfare la sete di sangue del pubblico. Era necessario un capro espiatorio, ecce homo, sei innocente ma qualcuno deve morire per tutti i mali del mondo.
La responsabilità sociale, culturale, educativa aleggia sulle spalle di Laurence come una spada di Damocle – in quanto il suo è un cambiamento unico nel suo genere, ha l’obbligo morale di rimanere coerente a se stesso, ma emarginato assoluto, di fronte a Fred che raggiunge l’apice dell’esasperazione, Laurence la prega di rimanere, di non lasciarlo. Dice: «E’ un momento di transizione. Per rimanere con te, cambierò.»
Laurence Alia che, nomen omen, ha in sé il pronome indefinito, che lo identifica e al contempo lo emargina, avvolto negli stereotipi che lo categorizzano per natura, quella natura che lo allontana dalla società in cui vive, che lo obbliga a fortificarsi e ad accettarsi e affermarsi grazie a conoscenze estrose, fuori dal mondo, proprio come lui, che dell’erotismo, della sessualità, della Libertà, fanno il loro Manifesto parlante.
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Affermare se stessi
In Laurence Anyways Xavier Dolan racconta magistralmente il periodo di transizione che dal principio alla conclusione, lungo l’ultimo decennio del vecchio millennio, porta Laurence ad affermarsi come donna, dopo aver vissuto la maggior parte della sua vita come uomo. Prima ancora di un cambiamento fisico, sviluppa un cambiamento di pensiero, di immagine, nei limiti del linguaggio di chi lo circonda.
L’affermazione del Sé avviene attraverso l’incontro e scontro con il suo piccolo mondo e, più in larga scala, con il mondo onnicomprensivo che lo avvolge. Da problema sociale diventa problema familiare, e viceversa.
Acquisisce sicurezza, determinazione, lo stigma sociale diventa un rumore di sottofondo, la sua è una rivoluzione delle imposizioni sociali e, prima ancora, una rivoluzione delle affettività. Sintomatico è il rapporto di scontro con la madre, che dapprincipio lo rinnega e poi lo accetta. I
l grande talento di Dolan, nel raccontare Laurence Anyways, è il portare un problema assoluto su un piano umano, fatto di piccole cose, di questioni abitudinarie, di problemi tangibili e raccontabili, scindendo completamente la sfera dell’universale.
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Lotta per la vita e per la morte
Ma inevitabilmente ricade in stereotipi obsoleti, dell’estro caratterizzante che si riversa in una vita bohémienne, così diametralmente opposta alla vita di Fred, costruita sulla normalità e sulla quotidianità, sugli impegni lavorativi, sulle scadenza, come madre, come moglie, come donna. Come biologicamente e socialmente donna, obbligata a dettami culturali e sociali che Laurence, per sua contrapposta natura, evita e rifugge.
Ma l’affermazione del Sé in Laurence è affermazione di un cambiamento epocale che stravolge le vecchie, obsolete dinamiche. Lo è anche nella misura dell’amore folle che prova per Fred.
E in Fred stessa, che supera paradigmi preimposti per amare Laurence indipendentemente dal taglio dei suoi capelli, dal colore delle sue unghie, dallo sguardo giudizioso e contrario dei passanti, delle folle, che hanno un linguaggio proprio e in quel linguaggio hanno un limite che non permette loro di riconoscere Laurence, e quindi consentirgli di affermarsi.
Perché per affermarsi è necessario riconoscersi nell’Altro, anche in Laurence che in tempi anacronistici, di piena rivoluzione sessuale, obbliga il suo Io a proiettare logiche che per lui sono il senso profondo della sua realtà. Ma rimana la sua realtà, il suo mondo, che per rientrare anche nel mondo altrui necessita di tempi e cambiamenti, di riconoscimenti sociali prima ancora che giuridici.
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Rivoluzione a 360°
In Laurence Anyways Dolan ci ha raccontato la storia di un grande amore, e di una serie dinamiche personali, culturali, sociali che hanno impedito a questo amore di proseguire, ma hanno permesso il riconoscimento dell’individuo, in quanto Laurence si è affermato come Sé anche e soprattutto nella separazione da Fred.
Ma, più di ogni altra cosa, è la presa sulla realtà in cui afferma la sua presenza nonostante i limiti del mondo circostante. Quella di Laurence è una rivoluzione sessuale in piena regola. Non nasce e muore con lui. Vive emblematicamente nella sua transizione, che non si interrompe nel mancato riconoscimento e nella mancata accettazione, ma si fortifica nella lotta.
E la sua è una lotta onnicomprensiva, ricade in ogni dinamica della sua vita, prima personale poi sociale. I limiti del suo linguaggio e del linguaggio del mondo circostante si dilatano, subentrano nuove nomenclature, nuovi riconoscimenti e, di conseguenza logica, l’affermazione tanto auspicato del Sé.
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