Momento di svolta
Gli occhi del mondo sono puntati lì il 6 novembre, negli USA di Trump, due anni dopo le elezioni che lo hanno eletto Presidente degli Stati Uniti d’America. Hanno un peso forte nel nuovo continente le elezioni di metà mandato: mandano un segnale sull’operato del Presidente, sulle prime scelte economiche, sociali, culturali della classe politica a maggioranza repubblicana o democratica.
Siamo a un giro di boa, ancora più interessante del solito quest’anno, forse perché Donald Trump è probabilmente il Presidente più controverso e divisivo degli (almeno) ultimi 50 anni.
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Lo abbiamo capito anche in Italia: le prese di posizioni dei dirigenti di partito spesso non spostano un voto. Chiariamo: c’è una crisi ampia, trasversale che coinvolge il rapporto fiduciario tra elettore e politico, ma c’è una crisi ancora più profonda che sta nell’incapacità di raggiungere quell’elettorato nuovo, i cosiddetti millennials, la generazione Y, che non è appassionata alla politica, non ama i partiti politici e soprattutto è disillusa e non si fida della classe dirigente.
Se i giovani non si fidano della politica, dei dirigenti di partito, degli intellettuali, dei professori e più in generale di tutte quelle categorie sociali che erano considerate storicamente le guide delle generazioni future, ci si chiede: dove ripongono la loro fiducia? Chi ascoltano? Chi seguono?
L’influenza degli influencer
L’arrivo di Trump negli Stati Uniti post-Obama ha scatenato diverse reazioni, questo è innegabile. Reazioni alimentate e amplificate – e anche questo è innegabile – dall’avvento sempre più massiccio dei social network.
Se ognuno è libero di esprimere un’opinione più o meno strutturata e postarla sul proprio profilo personale, le conseguenze delle nostre prese di posizione pubbliche possono – potenzialmente – diventare virali e influenzare dal nostro piccolo gruppo di amici fino a milioni di persone in tutto il mondo.
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È quello che sta accadendo o potrebbe accadere in queste elezioni di metà mandato, che vedono una fortissima presa di posizione da parte di personaggi pubblici, attori, cantanti, giornalisti, registi, intellettuali, seguitissimi sui social che invitano ad andare a votare, magari ribaltando gli equilibri di governo.
La novità sta nel fatto che stiamo assistendo ad un nuovo tipo di attivismo politico che – a differenza del passato – raggiunge con una rapidità incredibile una fetta della popolazione amplissima e, soprattutto, giovanissima.
Da Taylor Swift a Leonardo di Caprio, l’invito social al voto
La regina di questo è sicuramente Taylor Swift (112 milioni di followers su Instagram, intendiamoci è la cifra della popolazione di Francia e Spagna messe insieme!), cantautrice campionessa di vendite in tutto il mondo, sempre in prima linea per i diritti delle donne. Dopo essere stata sulla copertina del Time 2017 come Silence Breakers è tornata pubblicando un post su Instagram in cui invitava i fan a dare molta importanza a questo momento storico, a fare sentire la loro voce andando a votare.
Sulla governatrice repubblicana candidata nel suo Stato (Marsha Blackburn), il Tennessee, ha detto: «Ha votato contro la parità di retribuzione per le donne. Ha votato contro la riautorizzazione della Violence Against Women Act, che tenta di proteggere le donne dalla violenza domestica, dallo stalking e dallo stupro. Crede che le aziende abbiano il diritto di rifiutare servizi alle coppie gay. Crede anche che non dovrebbero avere il diritto di sposarsi. Questi non sono i valori del mio Tennessee».
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Si è accodata Blake Lively (23.8 milioni di followers) che su Instagram ha postato le foto per il compleanno del marito Ryan Reynolds e il suo regalo un po’ particolare per tutti gli invitati: tessere elettorali. E poi ancora Julianne Moore, America Ferrera, Rosario Dawson, Alec Baldwin, Leonardo di Caprio – solo per citarne alcuni – hanno invitato al voto tramite i loro profili privati.
Non si è tirata indietro neanche l’ex first lady d’America Michelle Obama, attivissima sui suoi canali e nella pagina When We All Vote, operazione politica social che ha coinvolto diverse star americane per la realizzazione di video in vista del 6 novembre. Gli inviti al voto della sola Obama hanno superato i quattro milioni di visualizzazione nelle ultime settimane.
Attivissima la pagina della rete televisiva Freeform, che raggiunge quotidianamente circa 1 milione di persone (soprattutto giovanissime donne). Madre di alcune fortunate serie TV – tra cui Pretty Little Liars e The Bold Type – la pagina ha lanciato la campagna social #11minutes cioè «the average wait time to vote in the 2016 presidential election» (che è geniale).
Prese di posizione nette
Le prese di posizione in queste elezioni di metà mandato non mancano e se c’è chi si mantiene sul Politically correct, c’è chi si esprime pro e a favore dell’attuale governo. L’ha fatto Kanye West, anche di recente, rinnovando il suo apprezzamento nei confronti del Presidente (gli è costato qualche followers, dobbiamo dircelo).
L’ha fatto la super top model Emily Ratajkowski nel verso opposto. La Rataikowski (oltre 20 milioni di followers su Instagram), che già due anni fa si era dichiarata non solo democratica ma anche fan del candidato più a sinistra Bernie Sanders, è stata arrestata il 4 ottobre 2018 insieme alla collega Amy Schumer (7.4 milioni di followers) dalla polizia di Washington D.C. in occasione della manifestazione contro la nomina alla Corte Suprema di Brett Kavanaugh, giudice statunitense accusato di stupro.
Influencer li chiamano, perché hanno il potere di dettare tendenze nuove. E sono, ce lo dobbiamo dire, in maggioranza donne. Che passi un po’ di passione politica anche grazie a loro? Insomma: sta davvero cambiando qualcosa nell’aria? Lo scopriamo tra qualche giorno. Si vota il 6 novembre in tutti gli Stati Uniti per le elezioni di metà mandato. E, se abbiamo un po’ di fortuna, ne vedremo delle belle.