Il 28 ottobre 2018, si è chiusa a Palazzo Gradari la sesta edizione del Festival del Giornalismo Culturale. Lo slogan del Festival, diretto da Lella Mazzoli e Giorgio Zanchini, nel 2018 è stato Le parole della cultura. Un vocabolario che si rinnova.
La struttura del Festival del Giornalismo Culturale è sempre quella, la delocalizzazione a Urbino, Fano e Pesaro. In ogni città un tema ben preciso, che a sua volta si è diramato in sotto temi.
Eventi urbinati
Il Festival del giornalismo culturale si apre ad Urbino. Dopo la lectio di Nicola Lagioia, Quale futuro per il giornalismo culturale in Italia, i dati forniti da LaRiCA di Come si informano gli italiani. Pubblici, media, prodotti culturali, e la lectio di Peter Aufreiter, direttore della Galleria Nazionale delle Marche e del Polo Museale delle Marche, si è passati a intense giornate di incontri a Fano e a Pesaro.
Giornate di Fano
Nella città della Fortuna sono state due le sezioni affrontate. La prima Il linguaggio dei media sui libri, con le interessanti riflessioni di Marco Vigevani su La Narrazione, il dialogo fra Fabio Cappelli e Alessandro Zaccuri, su Il racconto giornalistico della letteratura, e La tavola rotonda, I libri dalla carta stampata al web, con importanti relatori fra cui Piero Dorfles e Giovanni Boccia Artieri.
La seconda sezione fanese è stata dedicata al Linguaggio dei media sulla storia, con la lectio del grande storico Emilio Gentile e il dialogo fra una storica narrativa, Mariangela Galatea Vaglio, autrice di un libro su Bisanzio, dove il confine fra storia e narrazione (romanzo storico) è veramente labile e Carlo Greppi, che con i suoi saggi storici, rimane ancorato ai valori documentaristici della storia. Infine la tavola rotonda ha affrontato un confronto fra storici, scrittori, giornalisti e blogger.
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Eventi pesaresi al Teatro Rossini e a Palazzo Gradari
In mattinata al Rossini si è dibattuto su Il linguaggio dei media sull’arte, con un bel intervento su La Narrazione di Flaminia Gennari Santori, direttrice dei Musei Barberini-Corsini, che ha evidenziato come strutture museali meno conosciute dal grande pubblico, possono divenire sede di percorsi museali e mostre che rendono più flessibile il luogo stesso.
Molto interessante è stato lo scontro amichevole fra il giornalista e artista Gregorio Botta, presente lo scorso anno con una bella mostra al Centro Arti Visive Pescheria a Pesaro, e il direttore della prestigiosa rivista d’arte Artribune, Massimiliano Tonelli. Il loro confronto è stato su Arte e artisti nell’informazione culturale.
Avvincente e stimolante la tavola rotonda successiva su I musei nella narrazione tra mainstream e web. Numerose presenze qualificate come Roberto Pisoni, direttore di Art Sky e Giuliano Volpe, docente di storia dell’archeologia all’Università di Foggia e dirigente del Ministero dei Beni culturali e paesaggistici.
Infine la lezione di Vittorio Sgarbi, che nel suo torrenziale dialogare, ha toccato dei punti di riflessione importanti: lo spirito di sudditanza della carta stampata italiana per le mostre e iniziative culturali nel nostro Paese rispetto all’estero e il venir meno del ruolo dei giornali della prospettiva e guida culturale che avevano un tempo.
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Cinema al Festival del giornalismo culturale
Nella sezione pomeridiana si è discusso su Il linguaggio dei media sul cinema, con il critico Pedro Armocida, direttore della Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro insieme allo storico del cinema Emiliano Morreale, che hanno dibattuto Il cinema dalla radio alla carta stampata al web.
La critica del cinema del Sole 24 Ore, che ha parlato di come scegliere un film e la tavola rotonda su Cinema, serie TV, web series, che ha messo a confronto operatori dei vari settori.
Momento musicale
La seconda parte del pomeriggio pesarese è stato dedicato al Linguaggio dei media sulla musica. Dalla classica al pop. E qui fra i relatori un grande musicologo e filosofo, Quirino Principe, che ha sottolineato che sia positiva una proliferazione di generi, da un punto di vista fenomenico. Poi ha nominato Walter Benjamin, citando una frase del grande filosofo tedesco: «L’opera d’arte, in cui la soluzione finale è che la musica è un essere, noi siamo la musica».
E qui un nuovo riferimento filosofico ad Adorno, per cui «la musica ci giudica». Quindi per Quirino Principe non è negativo l’eccesso musicale.
«Ai miei funerali, – ha concluso il musicologo – vorrei una cantata di Brahms per due corni, un’arpa e coro femminile. Sarebbe il miglior transito da questa terra».
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Conclusioni sociologiche
Ma come dicevamo il Festival del giornalismo culturale è anche un banco di prova per i sociologi, e Lella Mazzoli docet:
Durante gli otto anni intercorsi fra il 2010 e il 2018, è possibile osservare almeno due tendenze nette. Da una parte il costante calo nella percentuale di italiani che dichiarano di informarsi sfogliando le pagine dei quotidiani cartacei, dall’altro il crescente ricorso a internet per recepire le notizie. La carta stampata ha perso quasi la metà dei lettori abituali, attualmente inferiore al 35% della popolazione. Il gap fra quotidiani nazionali e quelli locali si è attestata all’1%.
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Paolo Montanari