Al limite ed oltre
Nel corso della propria storia l’uomo si è sempre interrogato su che cosa fosse il limite e su quanto influisse nella propria vita. A cercar di dar risposta a queste domande ci penseranno gli autori invitati alla 17° Rassegna Letteraria di Vigevano, Al limite ed oltre, che inizia il 18 Ottobre e si conclude il 28 Ottobre 2018.
Il limite, nel suo significato più generico ed immediato, è un qualcosa che divide: un confine, una linea terminale o divisoria. Mentre, nel suo livello più astratto, è il punto estremo di ogni cosa: il punto, cioè, al di là del quale c’è il nulla della cosa, e al di là del quale c’è il tutto di essa.
Nonostante la paura causata dalla non conoscenza dell’oltre, l’essere umano ha sempre cercato di volgere il suo sguardo al di là di esso per trovare risposte altrimenti impossibili.
Nel mondo classico
Nella cultura classica, attraverso i grandi pensatori, si è sempre cercato di superarlo per comprendere se stessi e la natura delle cose, come ad esempio il Mito della caverna di Platone o l’origine del mondo da parte dei proto-filosofi.
La grande differenza che divide il mondo antico da quello moderno, secondo Remo Bodei, è che nel primo caso vi era un maggior timore di andare oltre i confini stabiliti dalla divinità, poiché esso è hybris che viene punito, mentre nel secondo caso è un andare al di là dei limiti, un plus ultra, un navigare verso l’ignoto.
Nel mondo moderno
Sotto questi termini, la modernità ha definito il limite come un’idea mobile, un qualcosa a cui il soggetto non deve semplicemente attenersi, quanto invece qualcosa che egli può continuamente plasmare, modificare, spostare, spingere in una direzione piuttosto che in un’altra
il limite diventa quindi immancabilmente provvisorio, si sposta con i soggetti al pari dell’orizzonte, chiude per aprire, è fatto per essere sormontato.
Usando la terminologia kantiana, il limite diviene un mezzo che permette al soggetto di progredire. Il progresso è in effetti un continuo spingersi sempre di là, una pressione continua a pensare l’oltre rispetto al dato, il non considerare il limite come qualcosa di definitivo e stabile.
Nel periodo da Locke a Kant, la filosofia moderna si è interrogata a lungo sui limiti dell’intelletto umano. Se per Locke ogni idea trae il suo materiale unicamente dall’esperienza dei sensi, è chiaro che non si può attribuire valore di verità a quanto si pone al di fuori di essa. Kant, a sua volta, delimita la sfera di validità dell’esperienza paragonando l’intelletto a un’isola dai confini ben precisi, circondata da un mare di apparenze, verso il quale gli uomini si sentono però irresistibilmente attratti.
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Una ricerca infinita
È qualcosa che attraversa evidentemente la nostra esperienza quotidiana, nella quale la linea di demarcazione tra il lecito e l’illecito, tra il buono e il cattivo, tra il possibile e l’impossibile appare sempre più porosa, sempre più soggetta a contrattazioni estemporanee, sempre più difficile da rintracciare.
Come affermava Thomas Stearns Eliot
Solo quelli che rischiano di spingersi troppo lontano possono eventualmente scoprire quanto lontano si possa andare
Che cos’è, dunque, il Limite? Quali sono le contraddizioni del Limite? Cosa rappresenta il limite nella dinamica del pensiero? Tutte le cose che distinguono o dividono, sono Limiti? La riflessione resta aperta e infinita.
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