La massiccia e ondivaga cinta muraria che disegna i confini di Cittadella fu eretta nel 1220 per volere del Comune di Padova.
La storia
Dall’età del Bronzo già si erano avvicendati insediamenti più o meno strutturati, ma solo con la fondazione ufficiale nel XIII la cittadina divenne baluardo per il contrasto del potere dei signorotti rurali locali.
I decenni successivi la videro passare di mano a diverse influenti famiglie locali: inizialmente fu della Repubblica di Venezia e da questa arrivò ai potenti che la città doveva ingraziarsi.
Alterne vicende la portarono sotto Napoleone e Vicenza, prima che trovasse un posto legittimo sotto il nuovo cappello del Regno d’Italia.
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La cittadella
All’interno della cinta ellittica si disegna la scacchiera di tipica matrice romana.
I quattro punti cardinali sono segnati da quattro ponti che sboccano su quattro porte di accesso alla città, che inghiottono le estremità delle due principali traverse. Dal nome delle città verso cui sono rivolte, trattasi della Porta padovana, della Porta vicentina, della Porta bassanese e della Porta trevisana.
La Torre di Malta nella Porta padovana fu adibita in passato a prigione orrenda per i nemici di Ezzelino da Romano. Le tragiche vicende si trovano oggi scolpite anche nei versi immemori della Divina Commedia.
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Il Museo Archeologico sovrasta una sala conferenze al piano terra, adibita a convegni e tavole rotonde. All’interno del Duomo massiccio che domina il centro storico è allestito un museo di arte sacra minuziosamente catalogata.
A Cittadella d’ottobre capita di respirare un’aria mite e allegra nei primi lunedì del mese, quando per le vie principali si inciampa nel vociare del mercato cittadino.
A lato sotto i portici si inanellano negozietti di prodotti artigianali, culinari e vestiari, curati al minimo dettaglio. Feste e sagre segnano ogni fine settimana, e la fine del mese si colora dell’arancio della “suca“.
Arte nelle strade
Le tappe dell’itinerario che attraversa il centro storico sono segnate dalle creazioni di Rabarama, artista romana di nascita e padovana di adozione.
I corpi nudi in bronzo dipinto hanno attirato a suo tempo le polemiche dei più pudici ma il sindaco Pierobon non si è lasciato intimorire, difendendo l’arte in tutte le sue declinazioni, “mai oscena“.
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