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«Sulla mia pelle»: lacrime e rabbia per il film su Stefano Cucchi

22 ottobre 2009. Muore Stefano Cucchi, arrestato per detenzione e spaccio di stupefacenti. Qual è l'obiettivo primo del film prodotto da Netflix?

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2 minuti di lettura

Esistono casi in cui il titolo di un’opera ne riassume storia, messa in scena e reazione del pubblico. Casi rari e importanti come Sulla mia pelle, diretto da Alessio Cremonini e interpretato da Alessandro Borghi.

Dalla cronaca al racconto

Cosa sia successo veramente a Stefano Cucchi, arrestato per detenzione e spaccio di stupefacenti la notte del 22 ottobre 2009, nessuno ancora lo sa. Nemmeno i familiari, i quali seppero dell’arresto la notte stessa ma più lo videro nei sette giorni che lo porteranno alla morte in un mistero inciso sul corpo pestato di un trentenne deceduto nel silenzio di una cella.

Cosa può dunque il cinema di fronte ad un processo iniziato da quel silenzio e chiusosi, nel 2012, con altrettanta ambiguità? Trovare la verità non è il campo dei registi, come non lo è forse nemmeno dei filosofi, ma muoversi verso questa con il potere incisivo di un’arte politicamente forte e narrativamente efficace pare essere una prima tappa del film prodotto da Netflix e girato con strabiliante sincerità da Alessio Cremonini. Un gesto artistico, ancor prima che sociale, il cui risultato è talmente netto da rivelarsi necessario.

sulla mia pelle
SULLA MIA PELLE -Asac La Biennale 

Osservare sapendo

Si assiste così ad un «cinema- verità», come lo chiamerebbe Edgar Morin, ovvero una realtà filmica che supera il «cinema romanzesco e cinema documentaristico, facendosi cinema di autenticità totale, vero come un documentario ma col contenuto della vita». E proprio su questo sottilissimo filo sembra muoversi il corpo pesante e pestato di Alessandro Borghi nei panni di Stefano Cucchi. Perché c’è della vita in quelle parole masticate nel dolore, forse persino della speranza, o dell’ingenuità. Noi sappiamo come andrà a finire, e Sulla mia pelle lo pone come triste certezza aprendo con la morte il film stesso, ma il Cucchi di Borghi, e molto probabilmente il vero Cucchi, non sa e non seppe nulla; fino alla fine. Osserva ciò che accade in questi sette giorni che percepiamo lunghi un’eternità, attendendo l’evitabile ma morendo per quello.

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SULLA MIA PELLE – Asac La Biennale

Titoli che raccontano, dicevamo. Sulla mia pelle. Quella di Cucchi, quella di Borghi, ma anche, piano piano, la nostra. Ci spostiamo infatti con Cucchi in quest’odissea che modifica il tempo e restringe lo spazio di cella in cella, seguendolo dal carcere di Regina Coeli all’ospedale Sandro Pertini, e percependo sempre più un inevitabile coinvolgimento corporeo. La normale pelle d’oca sorta per il triste evento osservato si posiziona in un quadro più ampio e variegato, in cui cinema e corpo dialogano raccontando il dolore e proponendone una dura rappresentazione. Un film fisicamente percepibile quindi, posato su un corpo in decomposizione, in cui la vita, destinata al dramma, si spegne in ogni singolo respiro. Sembra a tratti di assistere ad un body horror dall’eco cronenberghiano.  La pelle segnata diventa così la vera protagonista di una cinematografia giustamente priva di luce e colore, fatta di sporco e avvolta in silenzi assordanti quanto il rumore in prigione.

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Alessandro Cavaggioni

Appassionato di storie e parole. Amo il Cinema, da solo e in compagnia, amo il silenzio dopo una proiezione e la confusione di parole che esplode da lì a poche ore.
Un paio d'anni fa ho plasmato un altro me, "Il Paroliere matto". Una realtà di Caos in cui mi tuffo ogni qual volta io voglia esprimere qualcosa, sempre con più domande che risposte. Uno pseudonimo divenuto anche canale YouTube e pagina instagram.

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