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Salvini, De André e i Rom

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Ieri il popolare leader della Lega, Matteo Salvini, ha scritto, sulla sua frequentatissima pagina Facebook, di essersi concesso una pausa dalla politica, andando a vedere il film su Fabrizio De André, pubblicando poi, questa mattina, un post in cui prometteva che, non appena la Lega fosse tornata al governo, tutti i Campi Rom sarebbero stati rasi al suolo con una «RUSPA!!!».

salvini de andrè

Qual è il problema? – potrebbe chiedersi legittimamente qualcuno.

Nessuno, ovviamente. Se non fosse che in questi due post, pubblicati a 6 ore di distanza l’uno dall’altro, si celi una profondissima contraddizione. Già: perché è facile ascoltare De André, ma un po’ meno facile è capire il suo messaggio, quello di un cantante-poeta schierato dalla parte delle minoranze. Ma le minoranze di cui parla De André non sono i lumbard, né gli italiani vittime del “razzismo al contrario” di cui Salvini si riempie quotidianamente la bocca. Le minoranze di cui parla Faber sono gli emarginati, gli esclusi, i reietti, gli omosessuali… e i Rom. Un panorama sociale notoriamente amato da Salvini e dai leghisti.

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Basti ascoltare le parole proprio di De André, in cui parla dell’emarginazione, in relazione alla sua canzone Prinçesa (la storia di un transessuale) e dei Rom, «un popolo che meriterebbe il premio Nobel per la Pace»:

Dice ancora De André: «l’industria ha fatto chiudere diversi mercati artigianali, buona parte dei Rom erano e sono ancora artigiani, lavoratori di metalli, in special modo del rame, addestratori di cavalli e giostrai… tutti mestieri che, purtroppo, sono caduti in disuso».

Se Salvini ascoltasse (e provasse a capire) davvero quali sono i messaggi trasmessi da Faber, forse le sue argomentazioni sarebbero un poco più profonde di un «RUSPA!!!», perché, nel breve intervento di cui sopra, De André riconosce sì che i cosiddetti zingari rubino, però prova anche a chiedersi le ragioni che spingono questo popolo a questo tipo di azioni (e a rubare solo particolari tipi di metalli). Se si volesse realmente risolvere il problema, bisognerebbe forse analizzarlo nella sua complessità.

Insomma: quello che insegna De André con queste poche parole è di provare a spingere il proprio pensiero oltre il dato di fatto immediato. Volendo inoltre applicare questo insegnamento ad un altro ambito caro al fascio-leghismo, quale l’immigrazione, si potrebbe ragionare così: perché i clandestini vengono qui? perché scappano dalla guerra e dalla fame. Perché in Africa ci sono guerre e fame? e a questo punto la risposta si palesa in tutta la sua disarmante semplicità: perché da secoli l’Occidente vede l’Africa come un immenso continente da sfruttare, dapprima direttamente con le colonie, poi in modo indiretto tramite uno sfruttamento non più politico bensì economico.

Caro Salvini, ascoltare Fabrizio De André è semplice, capirlo – a quanto pare – lo è di meno.

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Michele Castelnovo

Classe 1992. Laureato in Filosofia. Giornalista pubblicista. Direttore di Frammenti Rivista e del suo network. Creator di Trekking Lecco. La mia vita è un pendolo che oscilla quotidianamente tra Lecco e Milano. Vedo gente, scrivo cose. Soprattutto, mi prendo terribilmente poco sul serio.

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