Quando si parla di flusso di coscienza sorge sempre un’associazione spontanea tra Ulisse di James Joyce e La Signora Dalloway di Virginia Woolf. Considerati i capolavori del genere, questi romanzi non sono che la punta dell’iceberg di una vasta e ricca produzione letteraria sviluppatasi nell’Europa del XX secolo. Romanziere e scrittore poliedrico, Arthur Schnitzler porta in Austria questo genere innovativo grazie alla sua novella La signorina Else, dove flusso di coscienza e monologo interiore si mescolano alle note di Robert Schumann e ai paesaggi pittoreschi della montagna Trentina.
Gli occhi delle donne
La realtà che si dispiega in questo romanzo è quella complessa e fragile del mondo femminile. Divisa tra un’emotività irrefrenabile e un senso di responsabilità familiare, la signorina Else è un perfetto stereotipo psicologico, l’immagine di una personalità a metà strada fra l’adolescenza e la maturità. La gioventù spensierata di Else viene infatti bruscamente catapultata nei drammi della realtà adulta quando suo padre, un avvocato di successo col vizio del gioco d’azzardo, rischia l’arresto a causa di debiti ingenti. La destrezza narrativa di Schnitzler è sorprendente nelle descrizioni delicate del paesaggio montano italiano, viste attraverso gli occhi disillusi di Else, ma raggiunge l’apice della perfezione nel suo incontro con la musica di Schumann. I sensi sembrano infatti scandire la vita di Else: analogamente a quanto accade alla Clarissa Dalloway di Virginia Woolf, l’esistenza si Else si condensa nell’arco di poche ore, scandita dalle sue percezioni. Ed è così che l’infanzia felice sopravvive nei ricordi che scaturiscono da profumi e da sensazioni di calore, mentre il presente si palesa tragicamente in tutta la sua durezza come la vista che si scontra con la pietra delle montagne; infine il futuro è la musica soave del Carnaval di Schumann, una musica ovattata che pian piano svanisce, accompagnando gli ultimi respiri di una Else morente.
Una novella contemporanea
Questa novella colpisce il lettore per la sua sorprendente attualità. Else si ritrova infatti in un perverso ricatto sessuale con il signor Von Dorsday, uomo meschino e lascivo che accetta di aiutare la sua famiglia solo previo consenso della giovane nel mostrarsi nuda. Schnitzler mette qui un moto un meccanismo di pudicizia alternata a disinibizione, fa parlare le vergogna e la disperazione, fa dialogare Else con la sua coscienza, con la sua vanità e con le sue miserie. Tematica più che attuale, lo sfruttamento della sessualità della donna è qui analizzata in maniera totalmente nuova: Else è messa in fatti in una condizione drammatica, è una donna moderna che vede il dualismo insito nel suo sesso. La sua nudità, il desiderio sessuale che è in grado di ispirare, ha infatti, nella mente di Else, una duplice natura: da una parte, è la condanna che la fa sentire miserabile e vulnerabile, dall’altra, è un’arma molto potente, che le permette di ottenere ogni tipo beneficio, lusso e comodità.
La conclusione del romanzo è però un’irrisoria soluzione al problema che sembra affliggere non solo Else, ma anche la società contemporanea. La giovane infatti, sopraffatta dal dubbio e dal dolore, morirà in una scena di sublime bellezza e tragicità. La sottigliezza psicologica di Schnitzler è anche qui magistrale: la morte di Else non è meramente fisica, ma è il suo essere a morire sotto il peso di consapevolezze troppo amare. È la donna stessa a morire, la sua dignità, e l’autore concede ad Else un atto quasi misericordioso sollevandola dal dolore e dalle sofferenze della sua condizione.
La signorina Else è una novella incredibile, scritta meravigliosamente, che sa coniugare musica, arte e letteratura, e che presenta al mondo la psicologia femminile con tutti i suoi drammi, le sue meraviglie, e il suo inesauribile bisogno di dignità.