Difficilmente la Pixar sbaglia un colpo nella produzione di nuovi lungometraggi, e anche questa volta le aspettative non vengono deluse. Coco, di Lee Ulrich e Adrian Molina, uscito nelle sale italiane nel dicembre 2017, è un racconto filosofico sotto forma di cartone animato, è un film dalle tematiche esistenziali che spinge ad una riflessione sul significato della vita e della morte. Inoltre, Coco celebra lo splendore della cultura messicana, in particolare di una delle sue feste più celebri, il Dìa de Los Muertos (il giorno dei morti), dove i defunti si mescolano ai viventi e le famiglie, anche se solo spiritualmente, si riuniscono.
Una svolta inaspettata
Partendo dalla trama, Coco sembra raccontare una storia come altre, ovvero quella di Miguel, piccolo sognatore con aspirazioni da musicista, ostacolato nel suo percorso da una famiglia che vede nella musica la causa di una dolorosa separazione. Un antenato di Miguel, aspirante compositore e cantante, aveva infatti abbandonato moglie e figlia per inseguire il suo sogno, lasciando così un’eredità maledetta ai suoi futuri eredi cui verrà preclusa ogni forma di musica. Fino a qui nulla di nuovo, ma il viaggio di Miguel prende una svolta inaspettata quando, rubando la chitarra di un celebre musicista, il bambino si ritrova nel mondo dei morti per aver rubato nel giorno sacro ai defunti.
La genialità di questo lungometraggio entra in scena proprio adesso. In primo luogo, l’aldilà viene rappresentato come luogo pieno di luce e colore, una realtà quasi psichedelica e vivace, popolata da strambi scheletri e fantastici spiriti guida. L’oscurità è bandita, il silenzio sovrastato da chiacchiere e rumori, e il classico ideale di aldilà viene scardinato per far posto ad una scena piacevole, gioiosa e serena. Proprio qui Miguel rincontrerà i suoi avi, dagli zii alla severa trisavola Imelda, la famosa antenata tristemente abbandonata dal marito. Miguel inizia così la sua avventura in questa nuova dimensione, alla ricerca del famoso antenato musicista, così da ricevere la benedizione che lo avrebbe riportato a casa.
Oltre la morte
Ciò che rende straordinario questo film è l’analisi, semplice eppure estremamente significativa, della morte. Prescindendo da qualsiasi preconcetto religioso, Coco riesce a far comprendere non solo ai bambini, ma anche agli adulti, cosa significa davvero morire. Sarà proprio l’incontro fra Miguel e il suo antenato Hector a svelare il mistero della morte. Ripudiato e dimenticato dalla sua famiglia, Hector continua ad esistere solo nei vaghi ricordi dell’amata figlia Coco, bisnonna di Miguel che, ormai molto anziana, sta rapidamente perdendo ogni memoria del padre. La vera morte è essere dimenticati, solo allora l’anima si perde nel nulla, non più trattenuta dall’amore, dalla nostalgia o dai ricordi dei cari.
La scelta del titolo non è quindi casuale. Sebbene l’anziana Coco ricopra un ruolo marginale nella storia, è invece la protagonista a livello tematico. Coco è il ricordo, è il legame tra il mondo dei morti e quello dei vivi, è la figlia che conserva nel suo cuore la memoria dell’amato padre. Questa spiegazione, sebbene estremamente semplice, è al tempo stessa diretta, vera e reale come poche analisi sul tema sanno essere. Se una persona cara continua ad esistere nella memoria di chi l’ha amata, ciò fa sì che essa continui a vivere, le permette di non svanire mai, di rimanere in quel mondo meraviglioso che Miguel ci aiuta a scoprire.
Il film si conclude con una nota agrodolce: da una parte, Miguel riesce a salvare e riabilitare la figura di Hector, che non solo potrà riunirsi alla sua famiglia ma verrà anche celebrato per il suo talento musicale, e Miguel riceverà finalmente il sostegno dei suoi cari per diventare musicista. Al tempo stesso, lo spettatore esce dalla sala con un groppo in gola e qualche lacrima magari trattenuta. Pensare ai cari perduti è inevitabile, così come l’accorgersi che troppo spesso si trascura la memoria di chi non c’è più. Ma nonostante ciò, la tristezza è alleviata dalla tenerezza e dalla consapevolezza che i legami, se veri e sinceri, non verranno spezzati dalla morte e che, forse, il cammino dell’uomo non si ferma all’esistenza fisica.
Tra momenti di riflessione e sane risate, Coco è un film meraviglioso, una gemma che la Pixar può fieramente annoverare tra i suoi successi, premiato come Miglior Film d’Animazione ai Golden Globe Award 2018. Con una colonna sonora ricca di ritma che mescola creazioni originali (come la dolce Ricordami e la briosa Un Poco Loco) a canzoni tradizionali messicane (come La Llorona), incontri straordinari con Frida Kahlo e variopinti mariachi, e un cane di nome Dante che, al contrario del sommo poeta guidato da Virgilio, farà da guida al piccolo Miguel, Coco è uno dei più bei film di animazione degli ultimi anni, dalla morale profonda, che ci ricorda di guardare al passato, alle nostre radici, e ci insegna che la memoria è una forma d’amore così potente da allontanare persino la morte.