Si è spento nella notte tra giovedì e venerdì, in una clinica a Milano, Livio Garzanti.
Classe 1921, figlio del grande editore Aldo, Garzanti ha iniziato la sua attività negli anni Quaranta del ‘900. Diresse infatti la prestigiosa rivista culturale L’illustrazione italiana edita da Treves per poi ereditare, nel 1952, la guida della casa editrice che porta il suo nome.
Uomo di cultura e ingegno, si deve a lui la scoperta di autori come Pasolini, Gadda e Volponi. Con la pubblicazione di Ragazzi di vita nel ’55 fece infuriare il governo Segni che inviò alla procura della repubblica un esposto «per gli eventuali procedimenti di competenza in merito al carattere pornografico dell’opera», consacrando allo stesso tempo un autore che rimane tutt’oggi uno dei più grandi che il panorama italiano abbia potuto offrire.
Sempre grazie al suo “fiuto” editoriale supportato da un’ indiscutibile dose di intelligenza, fece conoscere al grande pubblico Quer Pasticciaccio brutto de via Merulana e Memoriale di Paolo Volponi, dato alle stampe nel 1961.
Non solo autori italiani ma anche grandi firme straniere come Capote, Faulkner e Amado devono a Garzanti la fama nel Bel paese.
E l’editore gentiluomo non fu solo un grande scopritore di talenti ma anche un raffinato narratore, come dimostrano i suo testi L’amore freddo, La fiera navigante, Una città come Bisanzio e Amare Platone.
Proprio allo studio del grande filosofo si dedicò dopo aver lasciato ogni attività per ritirarsi a vita privata, anche a seguito della morte della sua seconda moglie, la scrittrice Gina Lagorio.
Insieme a Livio Garzanti si spegne una delle voci più autorevoli del panorama culturale italiano. La camera ardente si terrà lunedì 16 febbraio, dalle ore 9 alle 12, nella Sala Garzanti (affrescata da Tullio Pericoli), in via della Spiga 30 a Milano, nel palazzo che ha ospitato la casa editrice.
G.A.
[…] fino alla pubblicazione degli Scritti corsari nel 1975 ad opera dell’editore Livio Garzanti, recentemente scomparso. Scrive Pasolini: «Ci sono due parole che ritornano frequentemente nei nostri discorsi: anzi, […]