Da qualche anno la scena musicale cosiddetta “indie” sta spopolando in Italia, tramutandosi nel nuovo pop giovanile. Canzoni che si possono suonare con la chitarra sulla spiaggia, testi reali e sinceri, poche metafore e tanta schiettezza. Cantautori che pensavano di scrivere canzoni per suonarle nel pub sotto casa o a parco Sempione con gli amici la domenica pomeriggio, si sono trovati su palchi enormi in pochissimo tempo, vedendosi trasformare la propria identità da personaggi underground a vere e proprie star da televisione. I nomi sono tanti: TheGiornalisti, Levante, Calcutta… e Colapesce dove sta?
Infedele
Da pochissimo è uscito il terzo disco del cantautore siciliano Lorenzo Urciullo, Infedele. In realtà la stuola di fedelissimi che il cantautore è riuscito a creare intorno a sé dopo Egomostro ha accolto l’album così bene che i preordini dei vinili sono finite nel giro di un giorno (ed erano circa 500 dischi).
L’influenza elettronica si fa sentire sempre di più nelle corde di Colapesce, assente nel primo disco con un crescendo aggressivo fino arrivare a Pentalica. Quest’ultima sembra davvero cara la cantautore, il quale dichiara che «per scrivere Pantalica, la prima canzone di Infedele, ho impiegato cinque minuti, ma l’ho avuta dentro per vent’anni». Il tutto sempre si lega alla terra natia, la Sicilia, il mare e la storia, mettendosi in contrasto con le realtà metropolitane da lui frequentate per evidenziarne i paradossi.
Tra elettronica e acustica
La mano di Jacopo Incani (Iosonouncane) si sente negli arrangiamenti e nei suoni, giocando in casa visto che l’elettronica pop è il suo campo. Il disco è corto e le canzoni sono variegate, gli ambienti si mischiano senza stonare. Ci stupisce come Colapesce sia riuscito a scrivere canzoni come Maometto a Milano, il cui ritmo incalzante fa quasi dimenticare la malinconia colapesciana che siamo abituati associare ai suoi pezzi. Apprezzatissime le canzoni acustiche come Decadenza e Panna (ce lo dirà dal palco chi è Anna?) e Sospesi, le quali hanno già fatto breccia tra gli ascoltatori perché più vicine a ciò che Colapesce è sempre stato.
Tra i pezzi del disco si sente anche una certa serenità e stabilità, distante dal tormento di Anche oggi si dorme domani o buona parte delle canzoni che compongono Egomostro, nelle quali si percepiva forte un certo sfogo sentimentale e personale che ora sembra essersi acquietato. Chissà quale strada avrà intrapreso «l’esperta di filosofia»…
Una direzione nuova
Il disco è quindi un passo verso una direzione nuova che però non lascia il vecchio stile di fare musica, un nuovo punto di riferimento per la carriera dell’artista che sta iniziando ad avere un seguito significativo nel Bel Paese.
Quindi, Colapesce dove sta? Lo vedremo presto come giudice a X Factor o scrivere canzoni per Fedez e J-Ax? Tutto ci fa pensare il contrario, immaginarlo al posto di Tommaso Paradiso su una spiaggia a cantare Riccione sembra impossibile, sia a livello musicale che come valori dichiarati da lui stesso. Il pop è vicino alla sua musica ma allo stesso tempo lontano anni luce: chi ascolta Pentalica non può ascoltare Riccione, chi ascolta Sospesi non può ascoltare Pamplona. Sembra troppo semplice come classificazione ma il messaggio che passa è così diverso che le differenze sono lampanti e invalicabili. Così, in questo caso, l’etichetta “indie” è personale e pura.
Infedele è probabilmente il disco di una maturità, la prima ma di certo non l’ultima. Colapesce prende un testimone importante della musica italiana, ossia la qualità della ricerca musicale e testuale, una staffetta da portare avanti quando anche i cantautori nati underground si trovano sulle stelle in una battito di ciglia grazie all’industria musicale che, mai come oggi, è stata così potente.
Andrea Brunelli