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L’erotica sublime di Toshio Saeki

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 Prima le presentazioni

È difficile parlare di Toshio Saeki. Banalmente, le parole sono di troppo: l’arte non va presa che di pancia, o di petto, o di qualsiasi altra parte del corpo. Si può dire però che questo straordinario illustratore e disegnatore nasce nel 1945 a Miyazaki, nell’isola Kyūshū, nell’estremo Sud del Giappone. Dopo aver passato la giovinezza a Osaka, a 24 anni si trasferisce a Tokyo e, dopo un breve periodo come grafico pubblicitario, approda alle illustrazioni “per adulti”.

Può darsi che il giovane abbia saputo ben interpretare le esigenze di una Tokyo in pieno fervore sessuale, con l’industria erotica alle stelle. Può darsi; ma arriva improvvisamente per l’artista un successo che perdura ancora – e che passa attraverso un’esposizione a Parigi dove, alla fine della mostra, i suoi originali svaniscono nel nulla.

«Nel mondo moderno, in cui raramente qualcuno smette di pensare alla verità che sta dietro al momento, potrebbe fare piacere dare un’occhiata alle mie misteriose e strane illusioni. A quelli che si accigliano davanti ad esse, voglio piazzare i disegni proprio davanti alla faccia e chiedere se davvero siano degni di disappunto… Che meraviglia sarebbe dare forma a immagini psicologiche che chiunque nasconde e blocca profondamente dentro di sé».
(Toshio Saeki)

Toshio Saeki

Da Choderlos De Laclos a Kim Ki-duk

Una giovane donna dagli arti inferiori – e non solo – consumati; un’altra donna, questa volta anziana, che guarda la scena in modo furtivo. Due fiammelle e un samurai, un eroe, l’unico integro. Ma perché?
Quello che Toshio Saeki vuole mettere a nudo è l’ansia dell’erotico. Ansia, dunque estremizzata, che arriva fino alle tonsille. Non è difficile capire come abbia potuto spopolare in un paese come il Giappone, nella quale ancora oggi i video porno vengono pixelati.

Toshio Saeki

Insomma, una sorta di Choderlos De Laclos che si fa arte figurativa. Ma c’è di più: il boudoir di Toshio Saeki non si chiude in se stesso ma anzi si amplia, uscendo dalle case e dirigendosi verso il quotidiano di tutti noi. Nessuno escluso. Quel boudoir vaga per le nostre strade, sì, ma dell’inconscio: i referenti di Saeki sono, infatti, gli incubi più intimi dell’uomo. Si palesano solo nel sonno; per il resto, vivono una vita clandestina. L’arte che trapela nelle sue illustrazioni sembra proporci – senza alcuna provocazione, contrariamente a quanto si pensa – un nuovo modo di vivere la sensibilità, scevro da ogni legame morale, al fine di un arricchimento che sfrutti quell’abisso interiore tipicamente umano. Come lo scopo di Pietà (2012) di Kim Ki-duk, del resto.

Passione dalle tinte forti

A pensarla bene, parlare di sensibilità non può che portare la mente all’idea dei colori. Ancora una volta è l’artista giapponese a fornirci il primo esempio da seguire, mettendo in luce la sua personalissima interpretazione cromatica di quel mondo fantastico e surreale che è la psiche. L’estremizzazione dei sensi coinvolge anche la vista, le immagini non possono semplicemente accostarsi al pubblico, ma devono addirittura trapassarlo. E quindi vivano i colori accesi, sfavillanti, sottolineati da quel tratto marcato che ritroviamo spesso nella cultura nipponica.

Da ultimo, bisogna ricordare che nel Giappone degli anni ’20 si sviluppa un filone artistico che prende il nome di Ero guru: opere erotiche (ero) ed anche grottesche (guru) concentrate sulla decadenza sessuale. Saeki sarà colui che rivalorizzerà quest’idea portandola all’estremizzazione con il movimento Ero guru nansensu; appunto, in chiave “nonsense”.
Insomma, anche se lontano – ma non troppo! – dal pensiero occidentale, l’artista ormai 77enne non demorde e spera ancora nell’estensione percettiva. E a guardarlo con attenzione, non si può non volere almeno tentare. Quel che è certo è che le tavole di Toshio Saeki non lasciano indifferente.

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Miriam Di Veroli

Classe 1996, studia Lettere moderne all'Università degli Studi di Milano.

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