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Venezia74: “Nato a Casal di Principe” di Bruno Oliviero

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Amedeo indugia sul volto, gioca con le labbra, sforza la mente e soffia via una speranza scomparsa, «Non ci riesco» risponde infine al regista che gli aveva appena chiesto un sorriso in più. «Non ci riesco».

Una scena semplice, una delle poche luminose in una pellicola che azzera i contrasti abbracciando il buio.  Inutile, forse, aggiuntiva, di certo, ma totalmente permeata di senso. Non riuscire più, non sopportare nemmeno quel corpo che si trascina in una realtà che crea solo sconforto, camuffando la speranza in gesti disperati.

Nato a casal di Principe
fonte: cinematographe.it

Amedeo è il nome del protagonista, ma anche quello che appartiene realmente all’uomo al di là del film. Questo significa narrare “una storia vera”, sapere che la maschera non è più solo un gioco, e che scotta, come ogni cosa quando raccontata a partire da un dolore vero. Una complessità affrontata spesso nei film che dalla Mafia hanno costruito romanzi di realtà, ma che ancora una volta esprime nuove vie nella pellicola presentata al festival di Venezia da Bruno Oliviero.

Nato a Casal di Principe è un film dalla struttura semplice e lontana da quelle ricostruzioni moderne che nella malavita vedono epicità e riscatto. Un racconto che pone al centro con immediati primi piani la famiglia di Paolo, giovanissimo ragazzo rapito da un’organizzazione criminale e la cui ricerca grava sulle spalle del fratello Amedeo. Veniamo così trascinati in una visione differente di una malavita che è tumore e che imperversa periferie prive di stato e legalità; un’oscurità qui colta nel suo lato più tragico e dagli occhi normali di una famiglia innocente.

Nato a casal di Principefonte: wp.it

Il fatto certamente più interessante della pellicola è la sua indecifrabilità; difficile risulta infatti capire quale sia l’organizzazione mafiosa che Amedeo cerca, chi abbia preso Paolo e chi stia investigando, oltre a lui, sulla scomparsa del fratello. La ragione è subito detta e risiede nella sorprendente secondarietà di una storia che ci rende impotenti e condivide con noi tanto quanto Amedeo stesso sa: nulla. Non conosciamo così gli intrecci poiché non ne esistono e, soprattutto, percepiamo lo sconforto di una ricerca che appare sin da subito lontana da ogni risoluzione.

Nato a casal di Principefonte: cinematographe.it

Il lavoro compiuto da Bruno Oliviero segue una grammatica puramente verista e proprio per questo rispecchia con fedeltà i fatti, fungendo da megafono delle realtà più nascoste. Il dialetto a tratti incomprensibile risulta così necessario e centrale per un’empatia costruita su conversazioni impenetrabili e attraverso una recitazione impostata e poco fluida, sintomo di una realtà gelida.

Questa è la “Mafia”, questo è lo “Stato”, questa una realtà che non consuma nessuna di tali blasonate etichette, poiché esistono e scompaiono come ombre che permeano lo schermo di stanze oscure, prive di luci, prive di vita. Un film che dunque costruisce su binari morti, plasmando una pellicola che a tratti cade in ritmi privi di mordente e che se da un lato aiutano la percezione di una narrazione complessa e sofferta, dall’altro, rendono sofferta la visione.

Ovvio è che l’idea fondante di Nato a Casal di Principe, film così sentito e vero, è tutt’altro che la semplice realizzazione di intrattenimento, quanto più la sedimentazione di un sentimento che dalla storia cerca di svegliare le coscienze. Un fatto che diviene reale e sentito in un finale che salva l’intero film proprio quando nulla sembra poter essere più narrato: una semplice carrellata, una visione aerea e notturna che mostra quanto sarebbe meraviglioso poter innalzarsi da tutto ciò e vedere finalmente, con chiarezza, come stanno le cose.

 

Alessandro Cavaggioni

Appassionato di storie e parole. Amo il Cinema, da solo e in compagnia, amo il silenzio dopo una proiezione e la confusione di parole che esplode da lì a poche ore.
Un paio d'anni fa ho plasmato un altro me, "Il Paroliere matto". Una realtà di Caos in cui mi tuffo ogni qual volta io voglia esprimere qualcosa, sempre con più domande che risposte. Uno pseudonimo divenuto anche canale YouTube e pagina instagram.

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