fbpx

Luigi Barzini senior: eroe dimenticato di un giornalismo estinto

3 minuti di lettura

Vivere in un’epoca di contaminazioni rischia di contaminare anche la vocazione alla trasparenza. In un contesto che diventa sempre più torbido mentre vede addensarsi i legami tra enti e organizzazioni di varia provenienza e di varia vocazione, raccontare una realtà non distorta è più eroico e meno scontato di un tempo. Con l’espansione e la diffusa colonizzazione delle conglomerate a livello globale, che spesso fagocitano anche enti che fanno informazione, è sempre più incrinato il desiderio di un racconto veritiero. Le nuove circostanze rendono necessari i compromessi, e i giornalisti alle dipendenze di un’organizzazione alleata con un’altra, non possono parlare liberamente delle magagne e dei fattacci che riguardano quest’ultima, o rischiano di essere silurati.

È fin troppo evidente che a scrivere si è di parte, dalla propria parte, del proprio pensiero e dei propri valori, di quello che si ritiene giusto o sbagliato. Senza questo motore che spinge alla divulgazione, non si troverebbe neppure motivazione nel raccontare. È essenziale però distinguere tra un far trasparire onesto e dichiarato, con il quale si può assentire o dissentire, e un distorcere o omettere, che sporca un mestiere che dovrebbe essere guidato dai più alti ideali. Perché dalla trasparenza dell’informazione dipende la coscienza, la consapevolezza, la sana crescita e maturazione del cittadino. Coloro ai quali è affidato questo compito sono investiti di una missione da svolgere con coscienza.

Fonte: www.giornalemetropolitano.it

Agli albori del giornalismo italiano era molto meno denso il fango in cui cercare di muoversi. I primi giornalisti erano eroi aggrappati a una causa, votati a una missione da non tradire neppure se lusingati da proposte allettanti. Uomini che si gettavano sul campo, a vedere e sentire e raccontare senza mezzi termini e senza compromessi, ben lontani dalla passiva arrendevolezza dei presenziatori alle conferenze stampa, o dei trascrittori di notizie di agenzia, di cui spesso si popola questo universo oggi.

Luigi Barzini senior (sigla ufficiosa che lo distingue dal figlio omonimo, anche lui giornalista) nasce a Orvieto nel 1874 e muore a Milano nel 1947. L’inizio della sua storia si rintraccia nel 1898 come redattore e disegnatore di testate minori, il Capitan Fracassa e poi Fanfulla, editi a Roma. La svolta arriva con una brillante intervista alla cantante lirica Adelina Patti, che calamita subito l’attenzione di Luigi Albertini, all’epoca direttore amministrativo del Corriere della Sera. Per il Corriere della Sera Barzini diventa “redattore viaggiante” dal 1899, un inviato always on the road. La sua penna scrive dai quattro angoli del globo, a rincorrere ogni fatto di possibile interesse: è a Londra, poi all’Expo di Parigi del 1900, alla rivolta dei Boxer a Pechino poche settimane dopo. È in Siberia nel 1901, e subito dopo indossa le vesti di accompagnatore del cardinale Andrea Carlo Ferrari nel primo pellegrinaggio italiano in Terra Santa. Passa in Argentina e poco dopo è a Mosca. Fatalità che nel 1903 sia a Belgrado, proprio nei giorni dell’assassinio di Alessandro I di Serbia. Tocca l’apice della carriera e della notorietà con il racconto delle vicende tragiche della prima guerra mondiale, filtrate da uno stile sobrio da cui traspare una minuziosa documentazione. Una forza strenua e forse una forte devozione verso la vita lo tenevano sveglio a scrivere anche dopo intere giornate passate al fronte.

Fonte: it.wikipedia.org

A tappe serrate passa dal Marocco alla Cina a San Francisco, per informare del terremoto del 1906. È però l’anno successivo che gli si spalancano le porte del giornalismo internazionale, quando il giornale Le Matin crea la gara automobilistica Pechino-Parigi. L’unico corridore italiano, il principe Scipione Borghese, acconsente a farsi affiancare da Luigi Barzini, reporter per il Corriere della Sera. L’impresa è intensa e degna di questo nome: l’automobile sfila tra le condizioni meteorologiche più disparate, su strade che non hanno mai conosciuto il peso di un quattro ruote a motore. I pezzi possono viaggiare solo attraverso le sparute stazioni telegrafiche. Gli articoli sono pubblicati sul Corriere e sull’inglese Daily Telegraph. Al materiale documentario viene data la forma di un racconto fotografico destinato a notorietà: La metà del mondo vista da un automobile. Da Pechino a Parigi in sessanta giorni, pubblicato nel 1908 contemporaneamente in undici lingue. Un “raid editoriale” oltre che automobilistico, a detta dell’editore Ulrico Hoepli.

Luigi Barzini sr soffre e racconta tante guerre, da quella dei Boxer in Cina, alla russo-giapponese, alla italo-turca, le guerre balcaniche e la guerra civile messicana, oltre che la prima guerra mondiale.

Non mancano i riconoscimenti a livello internazionale, con la nomina a Cavaliere dell’Ordine dell’Impero britannico e la concessione della Legion d’Onore francese. Dall’America tenta l’avventura editoriale acquistando la maggioranza del Corriere dell’America, quotidiano per gli immigrati italiani. È un disastro e lo rivende nel 1931. Diventa direttore de Il Mattino, credendo di poter fare un giornale indipendente in epoca fascista. Viene licenziato e poi dal Popolo d’Italia è mandato ancora come inviato speciale a raccontare la guerra civile spagnola. Le circostanze lo costringono a piegarsi a collaborare con l’agenzia di stampa del regime fascista, l’agenzia Stefani, sperando di poter così intercedere per salvare il figlio Ettore dalla prigionia nel campo di Fossoli, nel Modenese. Ma il giovane muore, e subito dopo Barzini sr rassegna le sue dimissioni.

Il giornalista pagherà caro il tentativo di aiutare il figlio: il 31 luglio 1945 l’Alta Corte di giustizia lo condanna per connivenza con il regime e lo priva del diritto ad esercitare la professione giornalistica. Sopravvive per due anni in povertà, e muore dimenticato il 6 settembre 1947.

 

Francesca Leali

Nata a Brescia nel 1993. Laureata in lettere moderne indirizzo arti all'Università di Bergamo, dopo un anno trascorso in Erasmus a Parigi. Appassionata di fotografia, cinema, teatro e arte contemporanea.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.