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ATLANTE - ©Emanuele Garda

Atlante dell’abbandono: per ripensare il territorio futuro

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2 minuti di lettura

«Ogni città è il frutto di un enorme numero di scelte prese nel corso del tempo. Perciò ogni città ne contiene altre: le città che è stata, ma anche le città potenziali che avrebbero potuto essere, o che saranno.»

Salvatore Settis, archeologo e storico dell’arte italiano, spiega in modo lineare come la continuità del tempo e la varietà nello spazio siano i due poli fra i quali si muove la storia delle città (cioè delle civiltà) degli italiani. (Se Venezia muore, 2014, Einaudi editore, Torino)

La forma urbana delle città cambia, si evolve seguendo i suoi abitanti e diventa narrazione in prima persona della propria storia.

Città metropolitana di Milano (in rosso)

La Città metropolitana di Milano, che dal 1° gennaio 2015 sostituisce la preesistente Provincia di Milano, è un’area urbana in continua trasformazione: con i suoi 134 comuni e una superficie di circa 1 600 km², per densità abitativa è seconda solo alla Città metropolitana di Napoli.

La fase di trasformazione che quest’area sta vivendo, testimonianza del grande passato industriale, lascia sul territorio i resti fisici del suo passaggio. La perdita, improvvisa o lenta, della funzionalità di un edificio, la sua totale mancanza, la rapida decomposizione dei materiali e lo svanire delle condizioni che hanno inizialmente legittimato la sua costruzione sono tutti processi legati alla deindustrializzazione suburbanizzazione. Fenomeni che hanno concorso, unitamente alle trasformazioni economiche, politiche e sociali, agli eventi naturali e a quelli strutturali, a creare quel paesaggio dell’abbandono che abbiamo di fronte oggi.

Il riconoscimento e l’analisi di questa variegata geografia dell’abbandono non ha vita facile, ma dalla primavera del 2016 si notano importanti segnali positivi: è questo il periodo in cui viene siglato un accordo tra il Laboratorio permanente sui luoghi dell’abbandono [L’ABB], fondato nel 2015 presso l’Università degli Studi di Milano, e il Centro Studi PIM attivo sul territorio milanese da più di cinquant’anni.

Uno dei punti nodali delle attività di questi due enti è rappresentato dal comune interesse per il tema dell’abbandono dei luoghi urbani nel vasto territorio metropolitano. Il fine ultimo di questa intesa è quello di fortificare e condividere i propri interessi di ricerca per renderli fruibili.

A partire da queste considerazioni è nata l’idea di realizzare un Atlante dell’Abbandono: uno strumento che, attraverso l’osservazione diretta e indiretta dei luoghi, possa essere utilizzato dai vari soggetti nei processi di analisi e pianificazioni territoriali. 

La mappatura ha lo scopo di ricostruire nei dettagli la geografia, in termini quantitativi e qualitativi, degli spazi dismessi presenti nei comuni della Città metropolitana milanese, all’interno di uno strumento interattivo e in costante aggiornamento.

Fase 1 – Atlante dell’Abbandono

Nella prima fase, attraverso il contributo di ricercatori, tirocinanti e studenti del Corso di Laurea Scienze umane dell’ambiente, del territorio e del paesaggio sono stati censiti 18 comuni, ai quali sono stati aggiunti i 180 luoghi dell’abbandono del Comune di Milano, pubblicati sul geoportale comunale.

Fase 2 – Atlante dell’Abbandono

La seconda fase, conclusa a giugno 2017, ne aggiunge altri 20 e arriva al risultato, ancora provvisorio, di 760 luoghi abbandonati individuati in 39 comuni tra Milano e il suo hinterland.

Un risultato di successo raggiunto con grande costanza e impegno, che può essere utilizzato nel presente per ripensare il futuro. Ora aspettiamo i prossimi aggiornamenti.

Mappa aggiornata giugno 2017

La parola atlante nasconde anche una prelibatezza linguistica: in primis ci rimanda alla topografia variegata di un territorio, ma è termine che strutturalmente può anche essere inteso come la prima vertebra cervicale quella da cui parte la colonna vertebrale verso il resto del corpo, elemento che applicato al territorio metropolitano diventa una sorta di ossatura portante in grado di leggere e codificare il cambiamento su scala urbana. L’abbandono, il suo complesso linguaggio e la sua poli-disciplinarità ha bisogno del contributo di enti presenti e costanti, per diventare una risorsa realmente necessaria e queste ricerche ne sono la prova lampante.

Per la lettura integrale del programma, la visualizzazione della mappa e la segnalazione di altri luoghi vi invitiamo a visitate il Sito internet.

 

Fausta Riva

Fausta Riva nasce in Brianza nel 1990.
Geografa di formazione(Geography L-6) poi specializzata in fotografia al cfp Bauer.
Oggi collabora con agenzie fotografiche e lavora come freelance nel mondo della comunicazione visiva.
Fausta Riva nasce sognatrice, esploratrice dell’ordinario. Ama le poesie, ama perdersi e lasciarsi ispirare.

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