Anche quest’anno al Teatro Verdi, una rassegna “magica” dedicata non solo ai piccini: IF (festival internazionale – teatro di Immagine e Figura). In prima nazionale è stato presentato Crinkled. Due vite piegate, spiegazzate, sgualcite uno spettacolo di leggerezza: fogli di carta guidati da fili invisibili si sollevano, sventolano come aquiloni e poi si spiegano come vele al vento, diventano tele su cui dipingere, e poi si arricciano in movimenti convulsi al ritmo delle percussioni dal vivo di Anja Fusti, che si inventa sonorità sempre nuove, con tamburi, flauti, scacciapensieri, armoniche e perfino bottoni. Ciò che vediamo è una sequenza di “respiri di carta”, brevi quadri con protagonisti che emergono all’improvviso dalla pedana-recinto laboratoriale, dove si muove instancabile la “burattinaia” tedesca Alice Gottschalk.
In principio c’era… un semplice foglio di carta-pacchi: è questa la “porta” per entrare nel muto e fragile reame della carta, che è soprattutto forma cangiante, e si anima di onde di vita, vibrazioni, e rappresenta le potenzialità della fantasia. Si staglia l’ombra di una strana creatura alata, forse uno pterodattilo di arcana memoria o forse un ippogrifo stilizzato, che ci permetterà di cavalcare fra le soglie liminali di realtà e finzione, in un dialogo continuo con la luce.
Si presentano poi, una alla volta, le fragili creature di Alice. Il burattino-pittore sembra sorriderci e guardare fiero i suoi schizzi di vernice, reclinando la testolina e saltellando: il suo corpo danzante è un ombrellino che si apre festoso quando è felice. Ecco il delizioso cagnolino che ci strizza l’occhio e arruffa la massa ricciuta di striscioline di carta, mentre danza rincorrendo la luna (un lampioncino di carta giapponese), e poi le tre gemelline dai capelli rossi, che ancheggiano e ballano in sintonia, con le lunghe membra di carta.
Anche Alice si trasforma, sfoggiando una serie di maschere a volte enormi che, manovrate con destrezza, sembrano parlarci. A un certo punto è una vecchina, curva a leggere la lettera dei figli, ma il foglio diventa una farfalla palpitante, e il quadretto è completato da due maschere-ginocchiere, che danzano sulle gambe di Alice, a simboleggiare forse l’intimità dei ricordi.
Lo spettatore resta a bocca aperta, stregato dall’abilità delle mosse e dalla leggerezza delle figure. Carta e pupazzi muti possono raccontarci la condizione umana? Il senso va forse cercato nella parola “trasformazione”. Il mondo della carta è cangiante, all’insegna del transito delle forme: figure intraviste in una piega a volte scompaiono, fatte a brani, ma perfino in un avvitamento accartocciato si può ritrovare un nuovo personaggio. Alice invita a guardare oltre le apparenze e a non stancarsi nella ricerca di se stessi, come il pupazzo fatto solo di testa e braccia, che vaga in cerca di un corpo, sedotto dalle rotondità di plafoniere cartacee a forma di zucca.
L’incantesimo sembra finire quando una maschera con appendici fragili, quasi tentacoli di una medusa, si avvicina ai tondi lampioncini. “È la strega d’inverno”, mormora una bimba del pubblico. Chissà. Si leva una tormenta di vento, che lacera la sua fragile e graziosa corazza di carta, e rivela l’armatura sottostante: a sorpresa rivediamo la sagoma della creatura alata dell’inizio, pterodattilo o ippogrifo. Intanto sulla platea “nevica”: dall’alto cadono pezzettini di carta. Forse questo colpo di scena intende sottolineare la realtà di quanto accade sul palco, come reali sono i coriandoli che volteggiano su di noi. I più attenti scoprono che si tratta di microscopici bigliettini: “Take it easy”, “You could meet your dream”, e altri ancora. Sono messaggi lanciati da questo poetico mondo di carta, effimero, sgualcito e strapazzato, come forse è talvolta la nostra vita.
Crinkled: due vite piegate, spiegazzate, sgualcite
messa in scena e pupazzi di Alice Gottschalk
regia di Frank Soehnle
Teatro Verdi-Teatro del Buratto, Milano
26-27 maggio 2017