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Una foto scattata il 25 dicembre 1914. www.accaddeoggi.centenario1914-1918.it

La Tregua di Natale

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Wembley, 30 luglio 1966. Finale della ottava edizione dei mondiali di calcio. Gli inglesi aspettano questa partita da una vita e davanti a loro, lungo la strada verso la gloria, si frappone la Germania dell’Ovest. Il rapporto fra gli inglesi e il calcio è parecchio controverso. Il gioco moderno l’hanno inventato loro e ciò è inoppugnabile; però credono anche di essere i più bravi a giocarlo, ma su questo ci sono innumerevoli dubbi. Difatti quella del ’66 è la prima (e tutt’ora unica) finale della Coppa del Mondo in cui all’interno dello stadio echeggia God save the queen. La nazionale dei tre leoni vince 4-2 contro i tedeschi e la partita viene ricordata soprattutto per il gol fantasma più celebre della storia del calcio, quello di Geoff Hurst durante i tempi supplementari. La finale di Wembley è anche la prima volta in cui le nazionali di Inghilterra e Germania si sfidano in una edizione dei mondiali, mentre la prima amichevole fra le due squadre risale al 1930. Leggenda vuole che una partita fra inglesi e tedeschi si sia giocata sedici anni prima, nel 1914. O meglio, nel giorno di Natale del 1914. Non si disputò a Londra né tanto meno a Berlino, ma in un campo neutro, precisamente in Belgio, a Saint-Yvon. Vinsero i tedeschi 3-2 secondo la testimonianza di Kurt Zehmisch, un soldato del reggimento sassone. Ciò che è certo è che quel 25 dicembre 1914, in realtà, non perse nessuno.

Il trionfo della nazionale inglese.
www.thefa.com

La Tregua di Natale è un fatto storico realmente avvenuto e ampiamente documentato. Da mesi nelle Fiandre sono schierati gli eserciti delle maggiori potenze europee. Si combatte la logorante guerra di trincea, assoluta protagonista del primo conflitto mondiale. Quella guerra combattuta e descritta da straordinari artisti novecenteschi come Ernest Hemingway e Louis-Ferdinand Céline. I militari tedeschi e inglesi distano qualche centinaio di metro, nel mezzo c’è la terra di nessuno, dove fin dallo scoppio del conflitto cominciano a cadere migliaia di soldati. Durante la vigilia di Natale i tedeschi intonano i classici canti natalizi; gli inglesi rispondono al nemico, non con la polvere da sparo, ma anch’essi usando la voce. La sfida canora presto lascia spazio all’azione: i giovani dell’uno e dell’altro schieramento escono dalle proprie trincee e si incontrano nella, letteralmente e metaforicamente, gelida terra di nessuno. Si scambiano piccoli doni, quali tabacco, alcool, bottoni e altri souvenir. Decidono il cessate il fuoco per tutta la giornata di Natale, soprattutto per seppellire i morti comuni. Il 25 dicembre 1914 questa terra di mezzo, luogo di morte ricolmo di cadaveri in putrefazione, si riempe di giovani uomini intenti a fraternizzare con il nemico. Secondo la testimonianza del caporale britannico Leon Harris, la tregua è andata avanti fino alla mezzanotte del 26; molti tedeschi parlano inglese e diventa facile riuscire a comunicare. Vengono accesi numerosi falò per riscaldare il gelido clima dell’inverno fiammingo. A un certo punto di questa storica giornata, come d’incanto, piove nella terra di mezzo un pallone. È fatto di stracci, è sporco, probabilmente non è nemmeno perfettamente rotondo. Ma è un pallone. E si gioca.

Una foto scattata il 25 dicembre 1914.
www.accaddeoggi.centenario1914-1918.it

Le notizie riguardo la Tregua di Natale cominciano a essere diffuse dai quotidiani britannici qualche giorno dopo. Sui giornali tedeschi se ne parla meno, mentre in Francia le notizie relative a questo spontaneo cessate il fuoco vengono censurate. Sono parecchi i fronti di guerra delle Fiandre in cui si verificano episodi di questo tipo, chiaramente la tregua non è esclusiva della zona di Saint-Yvon. In questa piccola località però sembra si sia svolta l’ormai celebre partita fra tedeschi e inglesi; in occasioni del centenario, l’allora presidente UEFA Michel Platini ha inaugurato un monumento che omaggia questo momento storico, in cui un pallone da calcio ha simboleggiato il trionfo dell’umanità contro la ferocia della guerra. Per anni il mito del match è stato ripetutamente alimentato, nonostante le opinioni degli storici abbiano mostrato maggiore freddezza verso l’effettiva veridicità dell’episodio; fino a quando, negli anni ’80, viene scoperta una lettera del pluridecorato generale Walter Congreve in cui racconta alla moglie come, tra le file dei suoi soldati, ci fossero molti testimoni oculari del primo scontro calcistico fra inglesi e tedeschi.

Michel Platini inaugura il monumento-simbolo.
www.UEFA.org

Nel corso del ‘900 sono stati tanti gli artisti che hanno voluto rendere omaggio a questo episodio leggendario. Per esempio il match è presente nel film antimilitarista Oh che bella guerra di Richard Attenborough; oppure, destinato a una platea ancora maggiore, il pallone da calcio ritorna nel videoclip Pipes of Peace di Paul McCartney. In particolare l’ex membro dei Beatles inquadra l’episodio per ciò che molto probabilmente è stato. Non tanto una partita di calcio ben definita, con regole precise e un punteggio, quanto piuttosto una grande mischia divertente. È difficile credere a una vittoria tedesca per 3-2, ma sul fatto che si sia giocato a calcio, quel giorno, persistono pochi dubbi. D’altronde il football moderno è invenzione britannica, ma è stato ampiamente dimostrato che il gioco ponga le sue radici nei tempi degli imperi cinesi o delle antichissime civiltà centroamericane, centinai di anni prima di Cristo. Non c’era il fuorigioco, né schemi offensivi e nemmeno undici giocatori per parte. Ma il protagonista era lui, il pallone. Magari non perfettamente rotondo, probabilmente  sudicio, rattoppato con qualche materiale scadente, ma comunque abile a rotolare sul terreno e ad unire tribù, popoli e uomini differenti. Perché il calcio rimarrà sempre il solo e unico linguaggio universale, capace di far comunicare e fraternizzare chiunque in ogni angolo del globo. Come avvenne nel continente europeo, in quel giorno di Natale del 1914.

 

 

Giacomo Van Westerhout

Classe 1992, possiedo una laurea magistrale in ambito umanistico. Maniaco di qualsiasi cosa graviti intorno allo sport e al calcio in particolare, nonostante da sportivo praticante abbia ottenuto sempre pessimi risultati. Ho un debole per i liquori all'anice mediterranei, passione che forse può fornire una spiegazione alle mie orribili prestazioni sportive.

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