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Il Padrone della Festa racconta la realtà

4 minuti di lettura

Tutto è cominciato con un viaggio improvvisato in Sud Sudan, un’oasi di tempo in mezzo a tutto il correre. Vecchi amici, da vent’anni su palcoscenici paralleli a cantare canzoni diverse, otto dischi ciascuno alle spalle ma tutti nella stessa lingua. Tre storie di tre uomini che hanno deciso di non sottomettersi alla Tutto polvere che posa il tempo, ma di provare a rinnovarsi.

Dopo tutti questi anni e centinaia di canzoni scritte, è facile per noi adagiarci sulla musica, ma questo ci porta a parlare sempre delle stesse cose, con il rischio che poi i dischi divengano tutti uguali. Sono qui con Max e Daniele per capire e osservare anche il loro mondo musicalee trarne lezione e ispirazione, per far sì che ognuno impari ascoltando chi ha di fianco – Niccolò Fabi

E cosìsi inizia a suonare, ad arrangiare qualche pezzo e sentire che le voci insieme funzionano. Nasce l’idea e lentamente, dopo un anno di studio, nasce di disco: Il Padrone della Festa.

Un’atmosfera acustica e confidenziale, tante corde che vibrano e poca elettronica, con ospiti poco conosciuti ma di gran livello (nomi come Paolo Fresu, Roberto Angelini, Adriano Viterbini, Fabio Rondanini, Piero Monterisi, Jose Ramon Caraballo Armas), amici di palcoscenico dei tre protagonisti che hanno collaborato a questo progetto, che aveva tante promesse e non ne ha deluse.

Si comincia con un avvertimento su ciòche troveremo nelle tracce successive, su cosa i tre amici vorrebbero suonare ma sanno che non riusciranno mai a fare fino in fondo. Si ispirano ai suoni della loro vita, Il rumore della pioggia nel pomeriggio, le cicale a Luglio in un campeggio, il suono del traghetto che entra in porto la frenata prima del botto, suoni che ci rimangono impressi dentro più delle canzoni. Ma loro sanno che non potranno mai suonare così, riprodurre quei suoni, unici, naturali, circondati dalla magia del quotidiano, un’accettazione matura e umile che viene così intonata:Io non suoneròmai così, posso giocare, intrattenere, far tornare il buon umore o lacrimare. Ma non suonerò mai così non è solo cosa diversa, è una battaglia persa: alzo le mani

Il disco continua con i due singoli usciti prima dell’album, Life is Sweet e Lamore non esiste. L’ultima, che punta ad essere fuori da ogni schema, ad essere una canzone contro l’amore che parla d’amore: un’idea nata dalla consapevolezza, dagli anni passati in relazioni di coppia più o meno felici ed emersa dalla constatazione di cos’èl’amore al di fuori di ogni magia. Un titolo amaro che però  nasconde una verità disarmante, un “nonostante tutto” che continua a combattere.

Questo tempo porta gli uomini a dividersi, ad essere persone singole davanti a degli obiettivi. E dov’è lo spazio per lamore in tutto questo? Sembra essere un peso, un limite che non ci permette di fare carriera, di essere pienamente concentrati su cosa dovremmo fare. Ma noi ne abbiamo bisogno, e quindi esistiamo, innamorati, nonostante gli interessi diversi, le distanze, le statistiche.– Niccolò Fabi spiega la canzone alla Feltrinelli di Verona

Si prosegue con due canzoni malinconiche, La canzone di Anna e Arsenico: la prima, un racconto di vita in terza persona, una ragazza di quelle che solitamente sono nascoste tra i tavoli delle biblioteche e non utilizzano la bocca per emettere suoni ma respirare silenziosamente, che girano per la strada nascoste da maglioni grandi e sciarpe di lana. La seconda, un appello disperato e sottile di una persona che vuole urlare ciòche sente, con ironia e fermezza.

Lo Spigolo Tondo ha tutto il suo centro nel finale.

La natura non propone angoli retti è una sinfonia di contorni inesatti che da sempre si oppone al teorema dell’uomo che la vuole inquadrare.

La natura ha leggi complesse ma semplici da rispettare, basta volere fermarsi un momento imparare a guardare. []

Dato che il quadrato costruito sul cateto si sa già com’è finito e qual è il risultato conseguito, e dato soprattutto che mi sono addormentato dato il sonno accumulato dello spigolo non si era arrotondato.

Si continua con tre canzoni più gioiose, anche se sempre con la personale malinconia dei tre in sottofondo: Come mi pare, Giovanni sulla Terra, Il Dio delle Piccole Cose.

La seconda, un disperato racconto a colpi di Dobro di un uomo in corsa nella vita, di una cima e di un compimento che non arriva mai. L’ultima, collaborazione di Gae Capitano e Francesco Gazzè, fratello e produttore di Max, che hanno contribuito con il testo, lasciando la musica a chi il disco poi l’ha firmato.

Si prosegue con canzoni di diletto, Lavversario e Zona Cesarini, per poi finire con Il Padrone della Festa, canzone che dàtitolo al disco.

Dicono che fossero giganti, i primi uomini che camminavano sul mondo per questo forse allora di errori così grandi non c’era bisogno. No, non c’era bisogno di sacrificarci a un dio di poche lire, pagarlo col silenzio perché si deve progredire ma è come un albero che cresce nella direzione opposta: le radici perse in aria e la testa nascosta.

Invece ciò che ti riguarda mi riguarda, come ciò che lo riguarda, ti riguarda. Se siamo ammanettati tutti insieme alla stessa bomba.

Un disco maturo, di consapevolezze e verità, di tre uomini che “nel mezzo del cammin di loro vita” hanno deciso di guardarsi attorno e rinnovarsi, gesto che anche fra i giovani chiede grande sforzo e determinazione. Potremmo incontrarli nei prossimi mesi nei palasport in giro per l’Italia, ma giàvantano di un tour europeoconcluso.

Amicizia e umiltà li legano, portandoli a essere artisti di quella musica italiana che cerca di rimanere fuori dall’industria, vantando la qualità della poesia e delle proprie opere. Dopo questo progetto torneranno alle loro strade personali, ma sicuramente musicalmente più ricchi di quanto da soli avrebbero potuto essere.

 

 

 

 

Andrea Brunelli

Studente di ingegneria a Trento con la passione per la musica, quella vera. Cercatore di verità oltre il muro grigio.

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