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Primo Levi “underground”

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In occasione del 73° anniversario dell’8 settembre 1943, il Piccolo Teatro propone lo spettacolo itinerante I luoghi della Memoria negli ambienti sotterranei della Stazione Centrale di Milano, che dal 2013 costituiscono il Memoriale della Shoah. Non un museo, dove il documento o il reperto viene esposto in vetrina e imbalsamato nella staticità, ma uno spazio ancora in fieri, per costruire la memoria in forma dinamica (centro culturale, biblioteca, auditorium per conferenze, concerti, performances, e ora anche centro di prima accoglienza con posti-letto per migranti, in nome dell’apertura all’altro).

Negli anni Venti, a livello strada ma nel ventre della Stazione Centrale, si ricavarono questi ampi locali adibiti ad area di manovra per lo smistamento e l’invio della posta. Dunque un luogo funzionale a specifiche esigenze, discosto dal viavai dei viaggiatori e poco visibile, fruito solo dagli addetti ai lavori. Sono queste particolarità a diventare tragicamente preziose per il progetto nazifascista di deportazione: dal famigerato Binario 21 nel periodo dicembre 1943 – gennaio 1945 non partiranno più lettere e pacchi, ma Stücken, “pezzi” (così venivano indicati con disprezzo i prigionieri), uomini, donne, vecchi e bambini avviati al macello, in maggioranza ebrei catturati a Milano e provincia, come pure detenuti politici.

Gli spettatori sono accorsi numerosi alla proposta del Piccolo Teatro, un’occasione per visitare il Memoriale attraverso un’esperienza di condivisione emotiva. Il percorso prevede un Prologo: tappa informativa che si svolge nell’atrio, davanti al “Muro dell’Indifferenza”. Come in un itinerario di iniziazione, il visitatore-spettatore è costretto ad affrontare la parola incisa a caratteri cubitali nel muro grigio, e a percorrere poi il sentiero che gira attorno; mentre lo costeggia, sul retro, sente di entrare in un mondo “altro”: nascosto agli occhi del mondo, ora affonda nel ventre della Stazione Centrale.

© FB Memoriale della Shoah
© FB Memoriale della Shoah

La prima tappa è nella Stanza delle Testimonianze, dove un’attrice recita, accompagnata da un violoncello, alcuni brani, di Goti Bauer (ebrea di Fiume, catturata insieme alla famiglia mentre cercava di fuggire in Svizzera), di Leopoldo Gasparotto (allora detenuto nel carcere di S.Vittore) e naturalmente di Primo Levi.

La seconda fermata è quella più toccante. Il gruppo viene introdotto in uno dei vagoni merci originali, che in quei giorni erano caricati all’inverosimile, con le porte sprangate e sigillate, pronti per l’esodo forzato. I carri erano poi posizionati su un montavagoni, sollevati dai sotterranei su un binario di manovra, fino a comporre il convoglio del dolore, che partiva «per ignota destinazione». L’attore, sulle note di un clarinetto, ci riporta la forza bruciante delle parole di Primo Levi, che racconta l’attesa dentro il vagone, il tanfo, l’arsura, il terrore. A un certo punto echeggia la frase «Questa volta qui siamo noi», e sembra che stia parlando proprio agli spettatori, accalcati qui dentro in questa sera estiva, ma ora le porte restano spalancate e si crea un fortissimo cortocircuito fra vicinanza e lontananza: possiamo condividere con i deportati questo spazio ristretto, ma non potremo mai capire pienamente la loro tragedia, perché non l’abbiamo vissuta. A intervalli regolari sopra le nostre teste si sente il frastuono dei treni che lassù partono o arrivano, con passeggeri che hanno scelto di viaggiare, a differenza di questo sotterraneo, dove le vite furono intrappolate in un destino di morte.

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Si passa poi alla banchina con l’impressionante Muro dei Nomi, quelli dei 774 deportati. Qui non c’è bisogno di parole: l’unico commento è la musica, quella del violino di una deportata morta a Birkenau, fortunosamente ritrovato dal fratello. Intanto osserviamo l’elenco, da cui, a intermittenza, si stagliano in primo piano singoli nomi, come se rispondessero a un ideale appello: Presente! Ci sono moltissimi Levi, Lattes, Segre, ma anche Colombo, e soltanto 27 sono in colore arancio, per segnalare gli unici sopravvissuti.

Infine il pubblico è accolto nel Luogo della Riflessione, una struttura tronco-conica, una sorta di caverna platonica, a cui si accede attraverso una rampa elicoidale, che invita al raccoglimento. L’attrice Franca Nuti recita il famoso capitolo di Se questo è un uomo, in cui Levi racconta al compagno di prigionia il canto dantesco di Ulisse. Le parole di Dante come antidoto, per sopravvivere all’inferno terreno creato dagli uomini. La memoria incespica, ricorda a sprazzi la musicalità delle terzine, eppure, in quei brandelli di bellezza riluce lo sforzo di ritrovare l’umanità che altri cercano di annullare. La luce è soffusa, siamo sottoterra, e il fragore dei treni sopra di noi si accorda all’urlo amaro di Levi, che si rivolge ai posteri: «Voi che vivete sicuri / nelle vostre tiepide case (…) / meditate che questo è stato».

I luoghi della Memoria
da un’idea di Stefania Consenti
progetto di Castagna Ravelli
regia di Paolo Castagna
Piccolo Teatro
Fondazione Memoriale della Shoah
8 e 11 settembre 2016 – ingresso gratuito con prenotazione

 

Gilda Tentorio

Grecia e teatro riempiono la mia vita e i miei studi.
Sono spazi fisici e dell'anima dove amo sempre tornare.

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