Il 31 luglio – data di nascita di J. K. Rowling e del maghetto da lei creato – è stato quest’anno un giorno ancor più speciale per i fan della saga di Harry Potter: è entrato infatti in commercio «Harry Potter and the Cursed Child» (Harry Potter e la maledizione dell’erede in italiano, pubblicato da Salani dal 24 settembre), copione dell’omonimo spettacolo teatrale attualmente in scena a Londra e firmato Jack Thorne, John Tiffany e, ovviamente, J. K. Rowling.
Gli appassionati della saga si dividono di solito in due categorie: i lettori voraci, disposti a leggere qualsiasi cosa sia creata dalla fantasia della scrittrice inglese, e quelli che considerano Harry Potter e i doni della morte il capitolo finale, poco importa di tutto il resto. Non stupisce quindi che se da un lato Harry Potter and the Cursed Child sia stato atteso da molti con ansia, dall’altro siano state altrettanto numerose le critiche. Ancora prima che il libro entrasse in commercio, su internet sono proliferati gli attacchi al nuovo capitolo, spesso basandosi semplicemente su stralci di trama carpiti qua e là per la rete. Un’operazione davvero poco raccomandabile dato che, per esprimere un’opinione su un testo (o uno spettacolo), la premessa essenziale è aver letto (o visto) l’opera in questione, evitando il passaparola.
Abbiamo quindi letto Harry Potter and the Cursed Child chiedendoci: è davvero la fine del maghetto più celebre del mondo? Harry Potter ha perso la sua magia? No, non è la fine.
Le prime critiche
La critica più comune mossa dai fan è che si tratti un’operazione commerciale con il solo fine di speculare su un marchio ormai vincente. Un’osservazione indiscutibile, ma di cui ormai non dovremmo più stupirci. Era una questione commerciale la divisione del settimo capitolo in due film distinti; è commerciale la scelta di estratte da Animali fantastici: dove trovarli – un libro privo di trama che sfiora le cento pagine – ben tre film; sono scelte commerciali i sequel dei classici Disney/Pixar o gli infiniti film che ruotano intorno a Il signore degli anelli. Che il mercato editoriale e cinematografico punti a vendere non è una novità, l’importante è che dietro a questo scopo si possano trovare opere ben fatte, ed Harry Potter and the Cursed Child non è un totale disastro come molti vogliono credere.
Altre critiche hanno colpito la trama – ambientata diciannove anni dopo, lì dove J. K. Rowling ci aveva lasciati alla fine di Harry Potter e i doni della morte. L’elemento principale intorno a cui ruota la storia è la giratempo, un oggetto che già di per sé comporta grandi rischi nel creare una trama coerente e lineare dati i numerosi salti temporali. L’opera offre però spiegazioni – che piacciano o meno – per ogni avvenimento, cercando di mantenere una coerenza anche nel mondo magico, proprio come ha sempre fatto l’autrice in passato.
Un altro elemento “scomodo” a detta di molti è il pretesto che muove l’azione. Senza rovinare la sorpresa, Albus, figlio di Harry, e l’amico Scorpius, figlio di Draco, correranno dei rischi per aiutare un vecchio personaggio. Se effettivamente nelle prime scene il motore dell’azione non appare del tutto credibile, con l’avanzare della storia si possono, se non condividere, almeno comprendere le scelte dei creatori, molto più sensate di ciò che appare.
«Harry Potter and the Cursed Child»: uno spettacolo teatrale
C’è poi un importante fattore di cui tenere conto leggendo Harry Potter and the Cursed Child: le premesse questa volta sono ben diverse. Non si tratta di un ottavo capitolo che segue i precedenti, da cui vedremo tratto un nono film con gli attori che ormai conosciamo. Il nuovo Harry Potter nasce infatti come spettacolo teatrale. Per consentire a un vasto pubblico di apprezzare la nuova storia – e, come si diceva prima, senza dubbio anche per ragioni commerciali – il copione dell’opera è stato venduto come nuovo volume. Certo, leggendolo si continua a pensare a Daniel Radcliffe come a un Harry Potter adulto, ma lo scopo dello spettacolo è ricominciare da capo, dare un’interpretazione nuova all’opera, con nuovi volti e nuove tecniche. Di conseguenza, non dovrebbe destare alcune critica la scelta di dare a Noma Dumezweni il ruolo di Hermione nello spettacolo.
Una volta superato lo scoglio di leggere un copione, e non un romanzo, il libro risulta assolutamente piacevole. Dobbiamo però dire addio alle descrizioni e ai paragrafi più introspettivi della Rowling. Qui solo le parole dei personaggi danno vita alla storia, un mondo nuovo che vale la pena esplorare, anche solo per appassionarsi a un ramo della letteratura differente.
I punti a favore
Se molte scelte sono state considerate – a volte ingiustamente – discutibili dai fan, altre invece funzionano benissimo. I sette libri della saga sono cresciuti con i loro lettori, mostrando tra le righe le preoccupazioni di ogni età; il nuovo volume continua magnificamente su questa scia. Il libro agisce su due piani: da un lato, le nuove generazioni mostrate nell’opera richiamano con nostalgia la nostra infanzia e quella dei maghetti a noi cari; dall’altro, i personaggi che già conosciamo sono diventati grandi insieme a noi, così che è ancora possibile condividerne gioie e dolori. Il fatto che i protagonisti siano più maturi infatti non li rende perfetti o privi di paure. L’opera propone genitori (o più in generale adulti) a volte insicuri, con molti dubbi, che spesso dicono la cosa sbagliata, seguendo così un modello realistico e molto umano del diventare grandi.
Un altro punto a favore dell’opera è il riscatto delle donne. Qui sono donne in carriera e più dedite all’ufficio che alle pulizie, ma sempre presenti per i propri figli. Un ottimo esempio che insegna finalmente che essere delle buone madri e seguire al tempo stesso i propri sogni è possibile, con o senza magia.
Non mancano poi i momenti di divertimento – Ron da questo lato è particolarmente bistrattato – senza però dimenticare piccoli insegnamenti importanti tanto per i lettori grandi che per quelli piccoli. Tra i temi toccati, l’amicizia, l’amore tra genitori e figli, la lealtà, il coraggio e la paura di non essere all’altezza, di non essere abbastanza.
Conclusioni
Il libro ripropone quindi i personaggi che già conosciamo – cambiati dagli anni, a volte in modo sorprendente, ma con sfumature che li legano a quelli dei primi volumi – uniti a personaggi nuovi e affascinanti che intravediamo tra le battute del copione. L’azione scorre veloce, coinvolge, con il suo picco nella parte centrale e un finale curioso. Harry Potter and the Cursed Child prova che il mondo di Harry Potter può ancora conquistare i suoi fan. Ci offre qualche piacevole ora di lettura, lasciando immaginare, a chi non può goderselo, uno spettacolo che ha ottenuto recensioni strabilianti.
Segui Frammenti Rivista anche su Facebook, Instagram e Spotify, e iscriviti alla nostra Newsletter
Sì, lo sappiamo. Te lo chiedono già tutti. Però è vero: anche se tu lo leggi gratis, fare un giornale online ha dei costi. Frammenti Rivista è edita da una piccola associazione culturale no profit, Il fascino degli intellettuali. Non abbiamo grandi editori alle spalle. Non abbiamo pubblicità. Per questo te lo chiediamo: se ti piace quello che facciamo, puoi iscriverti al FR Club o sostenerci con una donazione. Libera, a tua scelta. Anche solo 1 euro per noi è molto importante, per poter continuare a essere indipendenti, con la sola forza dei nostri lettori alle spalle.
[…] Il 31 luglio – data di nascita di J. K. Rowling e del maghetto da lei creato – è stato quest’anno un giorno ancor più speciale per i fan della saga di Harry Potter: è entrato infatti in commercio Harry Potter and the Cursed Child (Harry Potter e la maledizione dell’erede in italiano, pubblicato da Salani dal 24 settembre), copione dell’omonimo spettacolo teatrale attualmente in scena a Londra e firmato Jack Thorne, John Tiffany e, ovviamente, J. K. Rowling. Continua a leggere… […]
[…] HARRY POTTER AND THE CURSED CHILD: LA ROWLING SA USARE LA GIRATEMPO […]