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«Guernica» di Pablo Picasso: quando la storia si fa arte

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Il nome del grande artista spagnolo Pablo Picasso (Málaga, 25 ottobre 1881 – Mougins, 8 aprile 1973) è da sempre associato alle grandi avanguardie pittoriche del XX secolo. Padre del cubismo, Picasso ha esplorato una gran varietà di stili, dal classicismo al surrealismo, sfruttando a pieno la potenza delle sfumature cromatiche e della materia prima. Apprezzato e stimato a livello mondiale, Pablo Picasso fu un fervente attivista politico, guidato da idee repubblicane e pacifiste che lo portarono a sostenere campagne di denuncia e ribellione contro i regimi nazionalsocialisti d’Europa. Simbolo per eccellenza del connubio fra il suo pensiero politico e i suoi principi estetici è il maestoso e monumentale dipinto Guernica, realizzato da Picasso nel 1937. Un’opera in memoria del tragico bombardamento dell’omonima cittadina basca del 1936 ad opera della Legione Condor, unità militare dell’aviazione nazista.

Commissionatogli dal governo repubblicano spagnolo, Guernica di Pablo Picasso era destinato a decorare il padiglione spagnolo durante l’esposizione mondiale di Parigi del 1937. In seguito all’ascesa del regime franchista nel 1939, al quale egli si oppose strenuamente, Picasso si rifiutò di esporre la sua opera in Spagna, e Guernica venne quindi ospitato al Museum of Modern Art di New York fino al 1982, quando tornò in patria, e dove è tuttora esposto al Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia di Madrid.

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Analisi di «Guernica» di Pablo Picasso

Con l’intento di mostrare la violenza e la crudeltà perpetrate dai regimi totalitari, Picasso decise di rendere l’evento di Guernica il simbolo per antonomasia di tali orrori. L’opera è infatti satura di simbolismo e sentimento. Realizzato secondo i principi del cubismo, Guernica vede svanire lo spazio e la prospettiva, al fine di lasciare alla scena alla disperazione dei personaggi. Prima figura ad attirare lo sguardo dello spettatore è il cavallo al centro del dipinto, che appare impazzito, con gli occhi spalancati in preda ad una furia omicida, come testimoniato dalla bomba che tiene in bocca. Il cavallo è dunque il simbolo del terrore e della morte che hanno invaso la tranquilla cittadina, di una crudeltà cieca e inarrestabile.

Sopra di lui un lampadario composto da una singola limpida a filamento. È un elemento dalla forte carica drammatica in quanto rappresenta la semplicità e l’umiltà del paese basco, colpito in una quotidianità di gesti spontanei e familiari. Sulla scena compare un altro animale, un toro, nella parte sinistra del quadro, emblema della Spagna offesa. Da sempre baluardo della forza e della dignità spagnola, il toro è anche un richiamo alla tradizione secolare della corrida, concepita come uno scontro leale in cui due avversari si combattono faccia a faccia, al contrario della vigliaccheria insita nei bombardamenti che non lasciano via di fuga e non danno modo di difendersi.

Altra figura che rappresenta la lealtà di uno scontro fra pari è un braccio che stringe una spada spezzata, in basso al centro. La spada ricorda infatti i combattimenti antichi, in cui gli uomini si affrontavano corpo a corpo. Qui è raffigurata con un pezzo mancante a testimoniare la codardia dietro le bombe.

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Se questi simboli si concentrano su tematiche universali riguardanti un intero Paese, uno in particolare si concentra sull’individualità, sul dolore del singolo: una madre che stringe fra le braccia il corpo esanime del figlio.  Straziata dalla più grande sofferenza che una madre possa provare, questa donna, raffigurata sulla sinistra, non è un simbolo ma un vivido e tragico esempio del dolore umano, di ciò che il popolo subisce a causa della guerra. Il dolore della perdita, lo strazio indescrivibile di perdere i propri figli, sono l’immagine dell’umanità distrutta dalla morte. La brutalità della scena è ancora più enfatizzata dalle scelte cromatiche del pittore, che predilige la totale assenza di colore. Sono infatti il bianco e il blu a dominare, colori che trasmettono un senso di silenzio e staticità tombale.

Infine, impressionanti sono le dimensioni della tela – che misura ben 349×776 cm coprendo un’intera parete – che avvolgono lo spettatore rendendolo diretto testimone della scena. Guernica è un dipinto forte e tragico, ricco di una macabra bellezza che non può non affascinare e ammaliare. Dal grande valore umano e testimonianza della lotta dell’arte contro la guerra, Guernica è un dipinto unico nel suo genere. È potente e vero come la violenza e la crudeltà, diretto e impietoso come la morte, magnifico e terribile come la storia.

 


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Anna Maria Giano

Mi chiamo Giano Anna Maria, nata a Milano il 4 marzo 1993. Laureata Lingue e Letterature Straniere presso l'Università degli Studi di Milano, mi sto specializzando in Letterature Comparate presso il Trinity College di Dublino.Fin da bambina ho sempre amato la musica, il colore, la forza profonda di ciò che è bello. Crescendo, ho voluto trasformare dei semplici sentimenti infantili in qualcosa di concreto, e ho cercato di far evolvere il semplice piacere in pura passione. Grazie ai libri, ho potuto conoscere mondi sempre nuovi e modi sempre più travolgenti di apprezzare l'arte in tutte le sue forme. E più conoscevo, più amavo questo mondo meraviglioso e potente. Finchè un giorno, la mia vita si trasformò grazie ad un incontro speciale, un incontro che ha reso l'arte il vero scopo della mia esistenza... quello con John Keats. Le sue parole hanno trasformato il mio modo di pensare e mi hanno aiutata a superare molti momenti difficili. Quindi, posso dire che l'arte in tutte le sue espressioni è la ragione per cui mi sveglio ogni mattina, è ciò che guida i miei passi e che motiva le mie scelte. E' il fine a cui ho scelto di dedicare tutti i miei sforzi, ed è il vero amore della mia vita.

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