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“Switch Bitch”: il Roald Dahl
erotico solo per adulti

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5 minuti di lettura

Vi aspettereste mai di trovare un racconto di Roald Dahl sfogliando Playboy? Probabilmente no, ma l’autore inglese ha un lato nascosto, spesso ignorato dalla critica, fatto di storie per adulti che si sviluppano tra crimine, mistero ed erotismo. Delle caratteristiche sorprendenti se consideriamo che Dahl è uno degli scrittori per l’infanzia più celebri del Novecento, autore di romanzi come Charlie e la fabbrica di cioccolato e Matilda, ma anche dei meno conosciuti Switch Bitch o My Uncle Oswald.

Roald Dahl non inizia però la sua carriera letteraria con i romanzi per bambini, al contrario, le sue prime opere sono racconti di stampo autobiografico che reinterpretano le sue avventure in Africa con la RAF. A questi seguono lavori per un pubblico adulto ricchi di suspense e degni di Alfred Hitchcock, tanto che alcuni verranno appunto inseriti nella serie Alfred Hitchcock presenta e in Il brivido dell’imprevisto: si tratta di storie surreali e macabre dai finali inaspettati o di avventure a sfondo sessuale improbabili quanto coinvolgenti. Solo più tardi – dagli anni Sessanta in poi, quando Dahl ha ormai superato i 40 anni – l’autore riverserà la sua creatività anche nel genere della letteratura per l’infanzia. Il lato oscuro di Dahl si svilupperà quindi da un lato nella macabre e bizzarre avventure dei suoi piccoli personaggi, dall’altro nelle altrettanto fantasiose peripezie dei suoi adulti fuori dagli schemi.

dahl switch bitch nero

Nel 1974 esce Switch Bitch, una raccolta di quattro racconti che erano già stati pubblicati nel 1965 dalla rivista Playboy. Nel 2011 l’opera è stata riproposti dalla Penguin in una veste nuova, prova che i racconti di Dahl continuano a essere incredibilmente moderni ed apprezzabili. Se Switch Bitch non è tra le raccolte per adulti meglio riuscite di Dahl, è quella che maggiormente sviluppa il filone erotico dello scrittore. Le storie infatti narrano le peripezie di alcuni uomini che, in situazioni molto diverse ma mai banali, cercano di conquistare la bella donna di turno. La raccolta è fatta di desiderio, di istinto, di uomini cacciatori e donne prede, ma nulla deve essere dato per scontato perché anche in questo caso i finali inaspettati sono il punto forte dell’autore, che non pone mai dei limiti alla fantasia.

Il primo e l’ultimo racconto narrano le avventure dello zio Oswald, un Casanova della prima metà del Novecento che sembra rubare il cuore a ogni donna che conosce, rifiutandosi però di concedere un secondo incontro alle sue spasimanti per non cadere nella noia. «Non ho mai permesso che una relazione intima durasse più di 12 ore. È il limite massimo», spiega.  Il narratore, nipote di Oswald, riprende quindi le vicende trascritte in decine di volumi dal defunto zio e, scelte le migliori, le riporta al lettore così come sono. Oswald è effettivamente un uomo affascinante, colto, che ama l’opera, i libri, i viaggi e gli insetti – ha un’insolita collezione di ragni – ma, più di tutto, ama sedurre e abbandonare. Del resto, le suo amanti sono una lista di trofei vinti che l’uomo si diletta a elencare, paragonandole una all’altra e facendo numerosi rimandi ai precedenti volumi da lui scritti sulle sue avventure, sessuali e non. Nel 1979 il personaggio viene ripreso nel romanzo a lui dedicato: My Uncle Oswald, anche in questo caso un’opera per un pubblico adulto.

dahl uncle oswald

Il primo racconto di Switch Bitch, The Visitor, narra la permanenza di zio Oswald nel palazzo di un buon samaritano che lo soccorre nel deserto. Il protagonista cercherà di sedurre la bellissima figlia e l’altrettanto seducente moglie del suo benefattore: «La verità è che voleva verle entrambe, la Principessa come hors d’oeuvre e la Regina come piatto principale». Oswald non conosce però i pericoli nascosti nel castello, che verranno presentati al lettore soltanto nel finale, dopo pagine di suspense e tensione sessuale.

The Great Switcheroo è il secondo racconto ed è altrettanto geniale: due vicini di casa sono attratti uno dalla moglie dell’altro, tanto da organizzare un coraggioso scambio di coppia all’insaputa delle due compagne. Il finale comico e tragico al tempo stesso insegna a non giocare su temi così delicati, garantendo però al lettore una mezzora di divertimento. The Last Act narra invece l’avventura tra Anna e Conrad in un mix di violenza, alcol e vendetta che non sembra però dei più riusciti.

Bitch, l’ultimo racconto, sviluppa una sfera spesso dimenticata, quella olfattiva. Zio Oswald e un amico vogliono creare un profumo in grado di risvegliare gli istinti più primitivi dell’uomo, scatenando lo stesso ardore che porta un cane ad accoppiarsi con una cagna in calore (da qui il titolo bitch). Anche in questo caso, il finale è inaspettato e tragicomico.

La raccolta è caratterizzata da una scrittura dinamica, meno sperimentale rispetto alle opere per bambini ma comunque vitale, ricca di espressioni colloquiali unite a descrizioni più poetiche, con punti esclamativi continui e dialoghi ben strutturati.

dahl switch bitch
Nuova copertina di Switch Bitch (2011)

La visione della donna che Dahl presenta in Switch Bitch è abbastanza complessa: se da un lato viene mostrata come un semplice oggetto da conquistare e buttare – è sempre l’uomo (o quasi) colui che corre alla ricerca del piacere – i protagonisti  vengono comunque puniti con dei finali che se per il lettore risultano divertenti, sono di certo deleteri per i protagonisti. Il punto di vista è comunque quello degli uomini, tranne in The Last Act, dove accompagniamo Anne nella vicenda.

I racconti sono evidentemente scritti per un pubblico maschile – stupirebbe del resto pensare che negli anni Sessanta fossero letti da delle signore su riviste come Playboy – ma le molteplici sfaccettature dell’autore fanno sì che questi testi siano apprezzabili anche dalle donne. Certo, si ha una combinazione di erotismo, avventura  e – in alcuni casi – motori che, generalmente, si adegua più a un pubblico composto da uomini, ma non manca un tocco delicato e ironico che può di certo conquistare anche la fantasia femminile. Dahl non dimentica poi nessuna sfera e descrive con minuzia, ma senza scendere in dettagli troppo estremi o noiosi, le sensazioni tattili, visive e olfattive, dando a ogni senso la dovuta importanza e coinvolgendo così il lettore in una realtà che appare completa nell’immaginazione del lettore.

Lo scrittore è infatti pudico e impudico insieme: descrive senza paura i pensieri più intimi, i sogni, i desideri e, soprattutto, le losche strategie seduttive dei suoi personaggi, eppure nel momento clou della vicenda taglia, riassume, porta avanti la storia abilmente così da lasciare spazio all’immaginazione, fondamentale in questo genere:

«Questo non è proprio da me, lo so. Ma, solo per questa volta, vorrei evitare una descrizione dettagliata della scena grandiosa che seguì. […] In ogni caso, non vi farà male esercitare la fantasia e, se lo desiderate, posso stimolarla un pochino dicendo semplicemente e sinceramente che delle migliaia e migliaia di donne che ho conosciuto, nessuna mi ha portato a un’estasi così estrema come questa donna del Sinai. […] Era una grande artista. Era un genio».
The Visitor, Switch Bitch

Nonostante la sessualità sia molto cambiata negli ultimi cinquant’anni – basti pensare al popolare Cinquanta sfumature di grigio, che nulla nasconde o lascia immaginare – Dahl e il suo Switch Bitch risultano ancora attuali da questo punto di vista. Certo non scandaloso – cosa ci scandalizza ormai? – ma intrigante, abile nel creare situazioni erotiche, comiche e oscure insieme, uno scrittore che coglie ogni lato dell’essere umano e risulta tanto assurdo da sembrare reale.

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1 Comment

  1. […] Roald Dahl e Steven Spielberg si presentano immediatamente come un connubio vincente: due maestri nei rispettivi settori che hanno sempre avuto un occhio di riguardo per i più giovani, puntando sulla fantasia e sull’impossibile che diventa possibile. Ne è la prova l’ultimo adattamento del regista statunitense, Il GGG (The BFG), basato sull’omonimo romanzo per ragazzi dello scrittore gallese, pubblicato nel 1982 – proprio l’anno di debutto di ET, capolavoro di Spielberg. […]

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