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Nelle terre estreme

«Nelle Terre Estreme – Oltre il mito», la vera storia di Chistopher McCandless

4 minuti di lettura

«Nelle terre estreme – Oltre il mito». Aprile 1992. Christopher McCandless, un ragazzo di buona famiglia della costa orientale degli Stati Uniti, raggiunge l’Alaska in autostop e si addentra nel territorio selvaggio a nord del monte McKinley. Un’avventura iniziata due anni prima. Due anni di fuga e di ricerca; un diario per tener nota dei suoi pensieri e “niente più di ciò che non potesse stargli addosso o nello zaino”. Terminati gli studi con ottimi risultati in Storia e Antropologia, abbandona tutti i suoi averi, la famiglia, gli affetti e i risparmi per lasciare la civiltà e immergersi nella natura. 

Viene ritrovato morto da un cacciatore, quattro mesi dopo quell’immersione in apnea nei boschi del Grande Nord. Il mito vuole che il ragazzo non avesse alcuna preparazione alle condizioni estreme che avrebbe trovato. È davvero così? Ma soprattutto, perché questa fuga?

«Nelle terre estreme – Oltre il mito» è «Into the Wild»


In molti conoscono la storia di Chris, chi attraverso il film «Into the Wild
», chi attraverso il libro di Jon Krakauer «Nelle Terre Estreme»; chi, semplicemente, per sentito dire. In pochi conoscono la vera storia. Oltre il mito, c’è la storia che viene spiegata tra le righe del libro, non riportata adeguatamente nel film, dove si lascia spazio alle vicende che lo idealizzano come “asceta viaggiatore”.

Nelle terre estreme

«Nelle terre estreme» è la storia di un essere umano vulnerabile e fortunato, che ha imparato le pratiche fondamentali (come la caccia e la pesca) per sopravvivere nella natura. Rinuncia ad ogni comodità e comfort. Non si è messo lo zaino in spalla per partire all’avventura, come tanti pensano ed immaginano, avendo vita difficile solo nell’accendersi un fuoco o trovare riparo su un albero. Chris ha passato molti mesi nei campi a zappare la terra, a raccogliere il grano e lavorare da McDonald. Sì, McDonald! Forse consegnare un panino farcito non era ciò che si aspettava di fare nel suo viaggio lontano dalla società, ma per continuare il sogno era disposto a tutto. Alle spalle di un grande ideale realizzato, c’è spesso molta più pratica che idea. 

Scelte difficili e fallimentari

Purtroppo il suo grande coraggio e spirito d’avventura l’ha portato a sfociare nell’estremo, prendendo delle decisioni rivelatesi poi fallimentari. Ad esempio, arrivato in Alaska con un fucile Regminton calibro 22, cinque chili di riso e un manuale di botanica per distinguere le piante commestibili da quelle velenose, Chris decide di gettare via la mappa della zona. Lo fa per non avere aspettative su cosa si sarebbe trovato davanti passo dopo passo nella sua esplorazione dei boschi del Parco di Denali. Non si sarebbe mai aspettato che questo suo gesto lo avrebbe messo direttamente tra le mani della morte.

Nelle terre estreme

All’inizio di Luglio, dopo tre mesi passati con successo nella natura più incontaminata, Chris finisce le scorte di cibo e decide di tornare indietro. Si sente pronto anche psicologicamente al suo ritorno nella società. Lungo quei mesi in perfetta solitudine, raggiunge una certa maturità nel rapporto tanto tormentato con gli uomini. Arriva a sentirsi pronto persino a desiderare una famiglia, cosa impensabile fino a qualche mese prima per un viaggiatore solitario come lui.

Torna sui suoi passi, lungo la strada che aveva già percorso, ma, davanti al fiume Teklanika in piena estate dopo lo scioglimento dei ghiacciai, si trova bloccato. Quando lo aveva attraversato nell’Aprile dello stesso anno, era poco più di un ruscelletto per via delle temperature troppo basse. Ora è un torrente freddo e impervio. Decide quindi di tornare indietro, per schiarirsi le idee e pensare ad un nuovo piano d’azione. La ritirata sarà l’inizio della fine.

La debilitazione del corpo

Se avesse avuto con sé la mappa, avrebbe scoperto che nelle vicinanze c’era una funivia che attraversava il fiume. Avrebbe anche saputo della presenza di stazioni dei Ranger a pochi chilometri. Tornato invece al Magic Bus, le cose iniziano ad andare male: la caccia non è più fruttuosa e prospera, lo scoraggiamento morale al fronte di una sconfitta lo fa sentire intrappolato. La debilitazione fisica si fa sentire sempre più, in ogni movimento compiuto.

La morte sopraggiunge un mese dopo la ritirata, nello stesso Magic Bus. Al contrario del film, non muore per una velenosa “patata dell’Alaska”, ma perché il suo fisico era ormai così debilitato da non poter reggere una piccola intossicazione alimentare.   

Chris come Icaro

Un piccolo gesto, come quello di gettare la mappa, gli è costato la vita. Come l’entusiasmo di Icaro nel volare più in alto nel cielo, quello di Chris è stato di essere più libero e perduto laddove voleva perdersi. La fortuna, poi, lo ha aiutato molte volte. Non voleva essere equipaggiato più del necessario. Ciò che aveva con sé però non era sufficiente per sopravvivere: se fosse arrivato in Alaska senza ricevere gli aiuti che è poi stato costretto ad accettare, non sarebbe resistito nemmeno un mese. 

«Nelle terre estreme» storie di giovani selvaggi

Jon Krakauer, nel suo libro, accosta alla storia di Chris altre storie di giovani uomini solitari che s’addentrano nella natura dura e selvaggia. Narra di vite vissute alla ricerca di qualcosa, di vite finite per gesti d’imprudenza o esagerata sicurezza riguardo sé stessi.

Nelle terre estreme

Interessante è la storia di un uomo, raccontata sempre nel libro «Into the Wild» che all’età di vent’anni inizia un esperimento che lo accompagnerà per alti trenta: vivere come un primitivo. Si costruisce una casa con i soli attrezzi che ci potevano essere nella preistoria (per tagliare un albero usava le pietre taglienti, mettendoci giorni interi), andava a prendere l’acqua a piedi nei pozzi, si vestiva solo con pelli di animale. Vive così, da solo, fino all’età di cinquant’anni. Poi, stanco, torna nella società, dichiarando che “l’uomo ha perso la parte di sé che gli permette di vivere come animale nella natura”. Dopo qualche mese si suicida.

E sono morti anche tutti gli altri che hanno provato limmersione nella natura, che non ha paura di fare il proprio corso, passando con indifferenza sopra uomini e sentimenti. Sopravvivono solo quelli che, fallendo, hanno smesso di provarci. 

“A tutti i costi Alex volle lasciare a Jim l’orologio, pettine e tutto il denaro che possedeva: ottantacinque centesimi in spiccioli. «Non voglio i tuoi soldi,» protestò Gallien «e poi l’orologio ce l’ho già.»
«Guarda che tanto se non lo prendi, lo butto via» ribatté allegramente Alex. «Non voglio sapere che ore sono, che giorno è e neppure dove mi trovo. Non me ne importa niente.»” [Dialogo tra Chris e Jim Gallien, l’ultima persona che gli parlò prima che entrasse da solo nel Parco del Denali]

[Foto da: http://www.christophermccandless.info]

 


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Andrea Brunelli

Studente di ingegneria a Trento con la passione per la musica, quella vera. Cercatore di verità oltre il muro grigio.

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