È uscito il 21 Aprile Maria Antonietta loves Chewingum, nuovo lavoro della cantautrice pesarese ancora una volta sotto la casa indipendente de La Tempesta. Dopo il successo di Sassi (marzo 2014) Letizia Cesarini, aka Maria Antonietta, riconferma in un modo tutto suo l’amore per la sincerità, facendo ruotare un intero EP attorno all’universo del proprio affetto.
L’album ripropone quattro canzoni presenti già nel precedente Sassi, con l’aggiunta della cover di Fotoromanza di Gianna Nannini, nelle nuovi vesti cucite dalla collaborazione con i Chewingum: il gruppo, in cui figura il fidanzato Giovanni Imparato, ha accompagnato la cantante nei concerti degli ultimi due anni.
Nella realtà indie, magmatica a tal punto da confondere spesso il pubblico con mille nuove etichette di generi, Maria Antonietta brilla di luce propria, promettendo all’ascoltatore una stupefacente discografia in divenire.
Certo, urge premettere che non si tratta di un fenomeno pop – o almeno non per ora. La cantante, infatti, colpisce col suo gusto per la sperimentazione, per la ricerca di nuove sonorità capaci di esaltare le sue parole d’amore o di rabbia, perciò gli arrangiamenti – specie in questo EP – potrebbero risultare azzardati o difficilmente canticchiabili. Piovono così per Maria Antonietta loves Chewingum le definizioni di esotico, psycho-pop, wave, elettronico. Insomma, più generi per un’unica certezza: l’affetto tra Maria Antonietta e i Chewingum arricchisce la musica, apporta mescolanze fra approcci musicali e rapporti personali.
Giardino comunale, una delle chicche di Sassi, apre l’album ed è evidente il cambio di rotta: niente più batteria e cembalo alla sezione ritmica, ma sintetizzatori ed effettistica marcatamente elettronica. Sono prediletti gli alti (spesso il cutoff dei synth è quasi al massimo), e nonostante i bassi siano carenti, l’atmosfera creata continua ad avere quei suoni aperti dei brani originari. Quest’ultimo aspetto di continuità col lavoro passato è confermata dalla successiva Molto presto e ancora meglio da Tra me e tutte le cose: qui, con la base di un piano quasi da hip-hop primitivo, spunta la prima chitarra elettrica, protagonista del perfetto connubio con le sognanti tastiere. Prima di chiudersi con la personalissima versione di Fotoromanza, raddolcita da una spensieratezza malinconica, ecco che l’ EP ci regala Galassie, il pezzo forse più riuscito fra questi esperimenti. Uno di quei brani che, appena ascoltati, ci si vorrebbe tenere stretti, per godersi le emozioni in circolo, senza dir nulla, in preda ai fumi della musica. All’insieme di suggestioni sonore si vanno sommando le parole di Maria Antonietta, altrettanto simboliche: «L’erba cresce molto bene sulle sepolture, cresce bene e non chiede alcuna spiegazione. Come crescono le radici delle piante, come crescono tutte le galassie».
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Come accennato all’inizio, al centro di tutto si trova l’anima di Letizia Cesarini, innamorata della propria vita con Giovanni Imparato. Non si tratta di un’interpretazione personale: se si bada alle parole di Tra me e tutte le cose, al titolo di per sé comunicativo si aggiunge la confessione «ci sei tu, io non ho mai voluto nessun altro, e quando ho paura basta che ti guardo». Dall’energia punk degli esordi – si veda Maria Antonietta (2012) – sono sempre state sperimentate nuove sfumature, fra echi della canzone anni Sessanta, rabbiose chitarre distorte e scarni pezzi acustici, fino alle ultime sonorità elettroniche che esaltano una voce dalle tinte soul. Più generi che riflettono l’intento artistico di Maria Antonietta, ossia quello di mantenere la stessa immediatezza espressiva pur sperimentando soluzioni stilistiche tra loro lontane.
Andrea Piasentini