All’interno del movimento Romantico, John Keats si presenta come una figura di assoluta eccezionalità, grazie all’intensità e profondità della sua opera. Nato a Londra il 31 ottobre 1795, il poeta vedrà la sua vita perennemente offuscata da una scura nube malefica: quella della tubercolosi. Dopo aver perso la madre e l’adorato fratello Tom a causa di tale malanno, lo stesso John Keats morirà, in giovanissima età, afflitto dallo stesso male che avevo distrutto la sua famiglia. Avviatosi alla professione medica, decise di abbandonare la medicina, e le sue prospettive economiche, per dedicarsi interamente alla poesia. Dalla penna instancabile e quasi incantata, Keats fu un artista instancabile, incrollabile anche di fronte alle critiche e agli insuccessi, dando così vita a una delle più vaste e belle produzioni poetiche della letteratura inglese.
Trasferitosi, in seguito alla prematura scomparsa del fratello Tom e allo scarso successo della sua prima opera Endymion, presso la dimora dell’amico Charles Brown, John Keats visse il periodo più intenso della sua vita, grazie all’incontro con il grande amore Fanny Brawne. Fu proprio questo periodo di permanenza a Wentworth Place che vedrà la nascita delle più belle e intense poesie di John, fra cui le sublimi e immortali Odi. Pur scevro da una qualsiasi possibilità di confronto o similitudine, egli mantenne fede alle prerogative essenziali di una generazione votata alla contemplazione della bellezza, rendendo un omaggio quasi sacrale al potere della natura, delle emozioni e dell’immaginazione.
Quintessenza di questi valori sono le sei Odi che John Keats scrisse nell’arco dell’anno 1819, composizioni di struggente bellezza che trascinano il lettore in un abisso al tempo stesso mistico e sensoriale. Esplorando l’intimità umana nei suoi recessi più oscuri, le Odi di John Keats parlano di un’umanità atemporale che riflette sul significato dell’esistenza e che si pone domande essenziali sulla natura intrinseca della vita e della morte. Pur rivolgendosi all’essere umano come totalità, le Odi lasciano trasparire la voce chiara e cristallina del poeta, a cui queste poesie appartengono e di cui tracciano l’evoluzione personale. Nonostante non presentino apparentemente temi o personaggi comuni, costituiscono inevitabilmente una sequenza evolutiva e quasi metamorfica in cui il poeta trascende se stesso per dare voce alle emozioni e all’immaginazione. È quindi John Keats la creatura meravigliosa che si cela dietro queste parole dolorose, sue sono le pene, le sofferenze e le riflessioni incise in questi versi. Prescindendo da un atto di mera composizione poetica, queste poesie “sono” Keats, raccontano l’essenza, i pensieri e quella che è stata la crescita umana, spirituale e artistica di uno dei più grandi poeti mai esistiti.
Attraverso un linguaggio sensoriale e corposo, l’autore rende le sue parole come succosi frutti che eccitano i nostri sensi in una lenta e crescente percezione. Subito si attiva la vista, attratta dalle iridescenti sfumature dei suoi versi, come dalla ruvida buccia di un frutto maturo; ecco l’olfatto che esala i profumati e umidi vapori dell’inconscio; il tatto coinvolto in danze provenzali, che carezza le fredde foglie autunnali; l’udito è incantato da musiche antiche che risvegliano la coscienza di un’eternità umana rimasta assopita e che lentamente si risveglia; il gusto è amaro come fiele, ma caldo come “il tiepido mezzogiorno”, è un sorso inebriante di vino, una boccata d’aria fresca.
Le Odi John Keats costituiscono dunque la corolla di un unico meraviglioso fiore poetico che ci è stato donato in un atto di estrema generosità. Pur essendo separate le une dalle altre,sono come petali inscindibili e imprescindibili fra loro, che si richiamano come echi lontani e si rincorrono in un sogno inesauribile.
Ammalatosi, come detto, di tubercolosi nel 1820, John Keats dovette recarsi, insieme all’amico e pittore Joseph Severn, nella mite e soleggiata Italia, stabilendosi a Roma in un appartamento in piazza di Spagna (oggi divenuto un museo, la Keats Shelley House) con la speranza di una futura guarigione. Ma il progredire della malattia fu inarrestabile e il giovane ventiseienne si spense fra le braccia del caro amico. Il poeta morì in silenzio, nell’ombra, sparendo senza lasciare apparentemente traccia. La sua opera, all’epoca incompresa e aspramente criticata, è oggi considerata di incomparabile bellezza, e lo ha reso uno dei poeti più amati e celebrati di sempre. Seppellito nel Cimitero degli Inglesi a Roma, il corpo di Keats riposa così com’è vissuto, con grazia e con una modesta delicatezza. Non vi è nome sulla lapide, solo una frase. «Qui giace un uomo il cui nome fu scritto sull’acqua».
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[…] età romantica invece John Keats in versi immortali ha decretato: «La Bellezza è Verità, la Verità Bellezza: questo è tutto […]