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Piton

La Parola «Always» di Piton

Il personaggio di Severus Piton è colui che conferisce un significato più profondo e recondito alla trama stessa grazie al suo celeberrimo «Always». Riflettiamo insieme sul senso di questa parola

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3 minuti di lettura
Alan Rickman in Severus Piton. Fonte: moviepilot.com
Alan Rickman in Severus Piton.
Fonte: moviepilot.com

Cosa vuol dire, per noi, esprimere un giudizio su un personaggio immaginifico che vediamo creato e messo in scena con lo scopo preciso di essere “guardato” e giudicato da noi? Vuol dire forse giudicare il personaggio in quanto tale?
Se fosse così, allora, dovremmo constatare, dopo aver esperito la storia del suo agire, che non può essere solamente fittizio, se si tratti di un personaggio credibile, o solamente di una vuota figura, la quale, nel migliore dei casi, viene riempita da qualcosa di superiore come un “concetto”; oppure, molto frequentemente, dalle velleità personali del suo autore. E il nostro momento da fruitori si esaurirebbe qui. Il resto del rapporto tra la trama e l’ordito finirebbe il nostro lavoro, occupando del tutto la nostra attenzione durante lo svolgersi delle sequenze (se si tratta del film) o nel susseguirsi dei capitoli (se si tratta del libro).

Nel caso specifico di Severus Piton – uno dei personaggi cardine della saga del «maghetto più famoso del mondo… » Harry Potter  – il Personaggio svolge la funzione di incarnare, mostrando il proprio carattere, il senso della trama, contribuendo a identificarla con l’intreccio dell’ordito. Piton, infatti, in senso lato, è per noi, il coup de théâtre che conferisce un significato più profondo e recondito alla trama stessa.

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La prima questione che risalta agli occhi certamente è il problema etico-filosofico e ontologico dell’esistenza del Male nel mondo: Piton da ex-mangiamorte è sempre rimasto in bilico tra il Bene e il Male, nell’ambiguità di un’oscurità luminosa che si dirada definitivamente solo dopo che constatiamo la sua natura originariamente “buona”, come si vede nel capitolo La Storia del Principe contenuto ne Doni della Morte (2007).

Ma ciò che qui ci interessa è meditare sul versante propriamente umano che costituisce la vera peculiarità di Piton. Egli è un personaggio e, in quanto personalità inventata ex nihilo, diviene legittimo per il fruitore medio, immedesimarsi. Tuttavia non nel senso di «mettersi nei suoi panni» , bensì nel senso della mìmesis greca. Chi segue la trama e – in tandem con essa – si cura di scrutare nei cuori dei “soggetti” che ne costruiscono il racconto, sa che in ogni personaggio è contenuto un Principio che è sia il tutto sia una parte della narrazione complessiva. Il cuore di Piton resta impossibile da indagare fino in fondo. Si può andare a sensazione per quanto riguarda il ruolo che sembra svolgere questo ambiguo personaggio.

La parola da lui pronunciata in colloquio con Silente – dal lato della narrazione della trama – circa il sentimento che Piton continua a provare per Lily, rappresenta la risposta alla domanda; dal lato della ricerca che stiamo conducendo, invece, risponde alla domanda fondamentale sul carattere del personaggio. Infatti, Always, nella lingua anglofona, significa sempre, nel senso di «ogni volta». Ma anche All-ways, ovvero «per qualsiasi via».
Ci ricordiamo allora l’altra parola fondamentale che ci rivela il cuore del personaggio lasciandoci pieni di meraviglia; la parola è: AnythingAnything, lo traduciamo positivamente con la parola «tutto», nella risposta che Piton dà a Silente circa cosa sia disposto a dare in cambio della protezione di Lily  e della sua famiglia. Tuttavia, data la natura del significato usuale del termine, espressa in senso ambivalente per dire sia il Tutto sia il Niente, è giusto scorgervi un altro aspetto decisivo della personalità di questo anomalo personaggio.

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Da un lato abbiamo una personalità che basa tutta se stessa sul suo proprio sentire, a costo di sacrificare il suo poter-essere pur di «esserci sempre» nel senso figurato del non tradire mai la propria sensazione, anche sul piano pratico del rendere un aiuto partecipato con sentimento. Dall’altro, scorgiamo un carattere che rimane nella costante mescolanza del tutto e del niente (la situazione desertica in cui egli stesso vive); egli oscilla dall’esser-vero (il suo sentimento) all’essere così come si è reso reale (il niente è da lui percepito come e di più dell’essente), nella quale il Male esercita un ruolo di influenza preponderante sin dal principio della narrazione vera e propria della storia.

In definitiva, Piton significa, per noi, ciò che è detto (Gesagte) e ciò che è fatto (Gemachte) del non-saputo, e anche la ristrettezza di orizzonte in cui ci rilega il nostro non-sapere in quanto tale.

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Lorenzo Pampanini

Classe 1994. Laureato in Scienze Filosofiche all'Università La Sapienza di Roma.

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