Se l’erotismo esiste dall’inizio della nascita dell’uomo, è ugualmente ipotizzabile che il concetto di pornografia sia un’invenzione puramente vittoriana: ipotesi provata da storie e fatti che oggi si realizzano in un commercio vero e proprio. Una volta relegata a industria, la pornografia diventa una forma di intrattenimento fruibile da parte di tutti. Ma cosa nasconde l’erotismo crudo dell’atto sessuale filmato da vicino? Quali sono le emozioni che si nascondono dietro le quinte? La fotografa Sophie Ebrard, francese di nascita e inglese di acquisizione, ha cercato di spiegarlo con il solo uso delle immagini.
L’accessibilità al mondo del porno è cresciuta insieme ai cambiamenti tecnologici che hanno reso il porno stesso raggiungibile tanto da telefoni cellulari quanto da computer portatili: un vero e proprio business con un bilancio (sempre positivo) di circa 50 miliardi di dollari annui e un ammontare di 4,2 milioni di siti web appositamente creati.
L’industria del porno è uno dei mercati più redditizi del mondo di oggi, ma rimane ancora uno dei più controversi, spesso è soggetta a controlli diffusi e ad una dose massiccia di critiche e pregiudizi in cui il fattore umano sembra scendere in secondo piano, senza essere degno di considerazione. Il lavoro di Sophie Ebrard in questo senso parla un’altra lingua, forse nuova, di sicuro moderna, e diventa uno studio fotografico sulle relazioni umane nell’industria del sesso.
Uno studio intimo e delicato, composto da uno sguardo femminile capace di staccarsi da tutti i tipo di preconcetti che circondano questo mondo, anzi lavorando sulla dualità tra l’intimità personale e la sua rappresentazione esterna.
Nata tra le Alpi francesi, Sophie Ebrard è una fotografa e regista con sede attuale tra Londra e Amsterdam, che qualche anno fa decide di seguire il regista inglese Gazzman sul set di alcuni film hard: lo fa per quattro anni per raccontare, in maniera artistica e suggestiva, quei particolari e momenti che sfuggono all’occhio cinico e freddo della telecamera. C’è un sorriso inaspettato, un momento di pausa, un copione letto a gambe completamente divaricate. C’è la presenza del cameraman, della truccatrice e c’è lo scenario ricreato di un salotto che rimane per tutta la serie l’elemento principe, simbolo di intimità.
It’s Just Love è la serie fotografica che ha debuttato l’anno scorso all’Unseen Foto Fair, il festival di fotografia internazionale che si svolge nella città di Amsterdam.
Il porno non lascia mai la casa e rimane, sia realmente sia ideologicamente, un atto consumato in casa: ciò ha reso la sua stessa casa il luogo ideale per presentare il suo progetto. Con È soltanto amore Sophie Ebrard sottolinea la dualità di visione intima e esterna, proprio per questo decide di tenere la mostra nella sua casa.
L’artista vede l’industria pornografica come qualcos’altro: un gruppo di persone con una passione comune, che sa come vuole guadagnarsi da vivere e come godere della propria professione. Il suo obiettivo non è quello di oggettivare, anzi, vuole togliere le etichette rappresentando i suoi soggetti con onestà, dando una nuova prospettiva al porno e alle persone che vi partecipano.
«Quello che mi ha realmente colpito – ha dichiarato Sophie Ebrard in un’intervista al blog The Creators Project – è fino a che punto le persone che lavorano in questo ambito siano normali. Fanno semplicemente il loro lavoro. La maggior parte delle persone hanno un’opinione molto dura nei confronti del porno, pensano che sia una forma di schiavitù moderna, per esempio, ma le ragazze e i ragazzi che ho incontrato, per loro è giusto un lavoro come un altro. Sono contenti di farlo».
Non è un’autrice impertinente e la connessione con i suoi successi è sempre a livello personale. Le immagini che produce sono lontano da quello che ci si potrebbe aspettare di vedere: le sue scelte ricadono su esperimenti con la luce naturale e che insistono sul fattore-sorpresa. Questi due aspetti sono tra i tanti che danno alle immagini di Sophie un senso di genuino calore, operazione rara nell’attuale clima di immagini eccessivamente prodotte e manipolate.
Le sue immagini parlano, raccontano, descrivono e giocano, sono completamente assenti scene di persone che non abbiano il loro tocco di personalità e di narrazione. Dalla sua grande passione per luce, fotografia e narrazione, il lavoro di Sophie parte e arriva direttamente dal cuore. Ciò che il porno nasconde, la naturalezza e gli sguardi fuori campo, i vestiti e gli occhi sciupati, i cavi delle telecamere a intralciare l’atto sessuale – immagini inedite, dirette e mai volgari – la Ebrard lo mostra riuscendo a trasgredire dall’idea di porno che tutti si sono fatti. Anzi, ci gioca, innescando una curiosità sconfinata e dolce.
«Non voglio generare l’ennesimo dibattito sul fatto che il porno sia positivo o negativo, né assolverlo – continua nell’intervista a The Creators Project – voglio dire piuttosto con le mie immagini che, anche qualcosa come il porno, realizzato in modo professionale, possa risultare bello e autentico».
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