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L’enigma Michelangelo. Cinque curiosità sull’artista più amato al mondo

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3 minuti di lettura

L’enigma Michelangelo. Il genio, il falsario. È l’intrigante titolo del romanzo storico di Daniela Piazza, edito da Rizzoli nel 2014. In un dialogo tenutosi sabato 19 marzo al Grand Hotel Victoria di Menaggio (CO) con Alessandro Cerioli, presidente di Tablinum Cultural Management, la scrittrice svela aspetti misconosciuti dell’artista più amato al mondo: Michelangelo Buonarroti (1475-1564). Dalla truffa in cui fu coinvolto all’omosessualità repressa, passando per un blocco di marmo che nessuno voleva, e che lui trasformò nell’imponente David.

Alessandro Cerioli, presidente di Tablinum, e Daniela Piazza, autrice di L'enigma Michelangelo
Alessandro Cerioli, presidente di Tablinum, e Daniela Piazza, autrice di L’enigma Michelangelo

1. Michelangelo fece il suo primo viaggio a Roma grazie a una truffa

Proprio grazie al coinvolgimento in una truffa, il grande artista entrò in contatto con la migliore società romana. La frode in questione riguarda una delle sue prime sculture, il Cupido dormiente, che venne venduta da un intermediario, Baldassarre Del Milanese, come un originale classico ad un prezzo altissimo, duecento ducati. Michelangelo, dal Baldassarre, ne aveva invece ricevuti solo trenta. La truffa venne però smascherata dall’acquirente, il cardinale Raffaele Riario, che rivolle indietro il suo denaro. Il Riario, indeciso se denunciare o meno Michelangelo, si incuriosì alla sua opera e lo fece a chiamare a Roma: tra i due nacque così una proficua collaborazione. Per quanto riguarda l’effettivo coinvolgimento nella vicenda, Michelangelo si dichiarò sempre vittima truffata a sua volta, ma la questione rimane non chiarita: tutto fu infatti progettato nei minimi particolari, compreso l’effimero invecchiamento della statua, che venne sotterrata al fine di conferirle una parvenza più antica. Certamente, anche senza questo inganno, Michelangelo sarebbe arrivato a Roma, ma magari qualche anno più tardi.

Pietà

2. Michelangelo raccontava di aver succhiato latte e marmo dalla sua balia

Un aneddoto divertente, che fa capire quanto vitale fosse in lui l’esigenza di scolpire, più che di dipingere. Nonostante infatti l’artista, nella bottega del Ghirlandaio, ricevette una formazione di tipo pittorico, la sua predilezione sarà sempre per la scultura. Egli stesso, conscio del proprio talento, mise in circolo una leggenda, secondo la quale fin da bambino avrebbe ciucciato latte e marmo. Questo perché era stato messo a balia presso la moglie di uno scalpellino di Settignano, nella cui casa c’era polvere di marmo ovunque. Anche quando dipinge in effetti Michelangelo scolpisce le immagini, basti pensare ai corpi degli uomini e delle donne della Cappella Sistina, dall’anatomia mascolina, o al Tondo Doni, in cui la Madonna mostra delle braccia che esprimono una robusta virilità.

Tondo Doni

3. Grazie a Michelangelo cambia il ruolo dell’artista

Ai tempi di Michelangelo non c’era una netta distinzione tra artisti e artigiani. Solitamente un artista si formava nelle botteghe, in cui i ragazzi pagavano per imparare. Michelangelo venne invece pagato dal Ghirlandaio, che probabilmente capì fin da subito le sue capacità. Si iniziava da lavori più umili, come macinare i colori e aiutare il maestro e poi, poco alla volta, ci si metteva in proprio, una volta terminato il percorso, che era assolutamente tecnico, senza alcuna formazione di tipo umanistico-letterario. Per tutto il Quattrocento gli artisti erano visti come artigiani. Fu proprio con la nuova generazione di Michelangelo e Raffaello che avvenne un cambiamento: i due artisti divennero infatti famosissimi e ricercati dai grandi potenti dell’epoca, provocando un innalzamento sociale fortissimo della figura dell’artista.

Creazione

4. Michelangelo, un uomo scisso tra omosessualità repressa e profonda religiosità

Michelangelo fu un uomo tormentato interiormente dai sensi di colpa per la sua omosessualità, una fragilità che ricevette un colpo durissimo dalle prediche dispensate in quell’epoca da Savonarola. L’artista era infatti un personaggio di profondissima religiosità e il tema dell’omosessualità dovette probabilmente essere da lui affrontato con grande difficoltà. Una scissione aggravata da un passaggio cruciale nella sua biografia, quello dalla vita mondana ed edonistica di Palazzo Medici alle prediche infuocate di Savonarola contro la moralità dell’epoca, la lussuria e l’omosessualità. Il Rinascimento ebbe un atteggiamento ambivalente nei confronti dell’omosessualità: da un lato leggi terribili che punivano con il rogo, dall’altro un abbandono ai propri desideri che non ha quasi paragone in altri periodi. Non ci fu potente dell’epoca che non frequentò con disinibizione maschi e femmine indifferentemente.

David

5. Il David nacque da un blocco di marmo ritenuto inutilizzabile

Due artisti del Quattrocento, Bernardo Rossellino e Agostino di Duccio, presero un meraviglioso blocco di marmo posto nel cantiere del Duomo di Firenze e, dando dei colpi esagerati, lo rovinarono, facendo un buco tanto enorme nella sua parte inferiore da renderlo inutilizzabile. Questo blocco gigantesco rimase nel dimenticatoio per una settantina d’anni, finché Michelangelo chiese e ottenne di poterlo utilizzare. Ne estrasse il David, un’opera di una perfezione assoluta.

 

Chiara Zanotta

 

Redazione

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