Martedì 9 Gennaio è stato presentato a Berlino DiEM25, il Movimento per la Democrazia in Europa 2025 lanciato dall’ex Ministro delle Finanze ellenico Yanis Varoufakis e da un vasto gruppo di politici, intellettuali e attivisti provenienti da movimenti e partiti della sinistra europea. Tra i fondatori spiccano nomi eccellenti: per citarne solo alcuni, l’attivista Julian Assange, il filosofo Slavoj Žižek, l’economista James K. Galbraith.
Il cuore della diagnosi del neonato movimento (qui il manifesto completo) è che l’Europa ha un profondo problema di democrazia, che ne mina la sopravvivenza nel breve periodo. La radice di questo problema risiede nel fatto che si verifica, nelle istituzioni europee, un processo decisionale fortemente politico che è tuttavia presentato al pubblico come apolitico, tecnico, neutrale. Ciò porta non soltanto a una mancanza di democraticità dei processi decisionali e ad una espulsione della politica dai luoghi della politica per eccellenza, ma anche a politiche economiche inefficaci: i Paesi del Mediterraneo sono stretti nella morsa dell’austerità competitiva, che li costringe in una situazione di recessione permanente; i Paesi membri dell’Unione, ma esterni all’area Euro, sono costretti a ricercare partner politici e commerciali – come la Russia – che rischiano di minare la stabilità politica dell’Europa; la diseguaglianza ha raggiunto livelli estremi, ed il primo effetto della macelleria sociale è la rinascita dei nazionalismi, degli estremismi, della xenofobia. L’Unione Europea, il più grande tentativo mai compiuto di costruire un assetto comunitario in modo pacifico, rischia di crollare fragorosamente per colpa delle sue contraddizioni interne, mettendo a rischio il futuro di intere generazioni.
DiEM25 si propone un progetto ambizioso, alternativo alle opzioni contrapposte di un antistorico ripiegamento sugli Stati-Nazione e della resa a un’Europa a trazione oligarchica: riuscire a democratizzare l’Europa in un orizzonte temporale di 10 anni, perché altrimenti non ci sarà salvezza dalla disintegrazione della comunità europea. Un’utopia? Non sembra pensarla così Varoufakis, che durante la conferenza ha parlato di “utopismo pragmatico“: «Il nostro obiettivo: democratizzare l’Europa, è realista. Non è più utopico di democratizzarla oggi rispetto all’idea iniziale di costruirla. In effetti è meno utopico democratizzare l’Europa che cercare di mantenerla in vita nello stato attuale: antidemocratica e frammentata».
Le tappe del percorso? L’utopismo pragmatico impone un calendario realistico fatto di quattro obiettivi:
- IMMEDIATAMENTE: ottenere la trasparenza completa dei processi decisionali (diretta streaming delle riunioni del Consiglio dell’Unione Europea, del consiglio ECOFIN e dell’Eurogruppo; pubblicazione dei verbali delle riunioni del consiglio dei governatori della Banca centrale europea; pubblicazioni su Internet dei documenti che riguardano le negoziazioni più importanti, come ad esempio quella relative al Trattato Transatlantico di Commercio e Investimento, che avranno una influenza enorme sul futuro dei cittadini europei; iscrizione obbligatoria dei lobbisti in un registro pubblico nel quale figurino specificamente i nomi dei loro clienti, la loro remunerazione ed un riassunto delle loro riunioni con i responsabili pubblici, eletti e non eletti).
- NEI PROSSIMI 12 MESI: utilizzare gli strumenti istituzionali esistenti per europeizzare le principali questioni che affliggono i Paesi europei: debito pubblico, sofferenze bancarie, insufficienza di investimenti pubblici, flussi migratori e aumento della povertà.
- NEI PROSSIMI 2 ANNI: istituzione di un’assemblea costituente, eletta su base transnazionale, che lavori all’elaborazione di una carta costituzionale europea che rimpiazzi tutti i trattati intergovernativi siglati negli ultimi 10 anni, con lo scopo di costruire un impianto istituzionale che distribuisca il più uniformemente possibile il potere tra il parlamento europeo, i parlamenti nazionali e le istituzioni locali.
- ALL’ORIZZONTE 2025: rendere operative le decisioni dell’assemblea costituente.
Per realizzare tutto ciò, DiEM25 si propone di mobilitare i cittadini europei e di costruire reti di partecipazione dal basso: «Noi, i popoli europei, abbiamo deciso di riprendere il controllo della nostra Europa dai tecnocrati irresponsabili e dalle istituzioni opache Noi veniamo da tutte le regioni del continente, e siamo uniti dalle nostre differenze di cultura, di lingue, di accenti, di affiliazioni politiche, di ideologie, di colore della pelle, di identità sessuali, di confessioni e concezioni della società ideale. Noi creiamo DIEM25 per passare da un’Europa del “noi i governi” e del “noi tecnocrati” ad un’Europa del “noi popoli Europei”».
Inizia così il tour che vedrà il Movimento fare tappe in tutti i Paesi europei, per discutere delle proposte lanciate: il prossimo appuntamento si terrà a Madrid tra il 19 e il 21 febbraio, una “tre giorni” di confronto con rappresentanti della sinistra spagnola e lusitana, sindacati, movimenti. Come si suol dire: se son rose, fioriranno.
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