Il FAI ha acquisito un luogo della Grande Guerra come suo ultimo gioiello. Il luogo è il sito di ‘Fontana Secca e Col de Spadarot’, è un’area ad alto valore naturalistico soggetta a vincolo paesaggistico sul Massiccio del Monte Grappa.
Il sito è una donazione dei coniugi Aldo ed Erminia Collavo, attraverso i figli Liliana e Bruno, annunciata oggi dal presidente Andrea Carandini al XIX Congresso Nazionale del Fai.
E’ un grande incontaminato pascolo d’alta quota, inerpicato sulle montagne di Quero, sopra Belluno, 150 ettari di terreno che hanno fatto da drammatico scenario anche alla Grande Guerra.
Un posto incantato dove fino a pochi decenni fa operava un piccola azienda familiare impegnata nella pastorizia e dove oggi si avvistano caprioli e aquile.
Ma anche un luogo impregnato di sangue e di storia, con i resti delle trincee e tracce della guerra che affiorano qua e là tra l’erba. Perché proprio su questa vetta, ricordano dal Fai, si spinse la prima linea dell’esercito italiano negli anni più duri della resistenza agli Austriaci, tra il 1917 e 1918, dopo la drammatica disfatta di Caporetto (24 ottobre 1917). Era il 15 novembre del 1917 quando il battaglione Valcamonica, con i soldati che resistettero per qualche giorno agli attacchi nemici riparati in trincee di fortuna scavate nella roccia. Resistenza breve, visto che il 21 novembre – come testimonia il diario compilato dal comandante della brigata, conservato nell’archivio storico dello Stato Maggiore dell’Esercito – quel battaglione fu stremato da un terribile attacco austriaco, preceduto da un bombardamento. La vetta del Monte Fontana Secca fu persa e occupata dagli Austriaci, che vi si arroccarono costruendo trincee, ancora ben visibili lungo la mulattiera che costeggia il crinale.
L’inaugurazione e l’apertura al pubblico sono previste a novembre del 2017, a cento anni dalla terribile battaglia di Monte Fontana Secca.
C.M.