Occhiata ammiccante, capelli lunghi e spettinati ad arte, in stile “sono troppo impegnato ad essere bello per avere tempo di guardarmi allo specchio”, camicia -di marca- sbottonata: è il re della festa, quello che ha il potere di far decollare o fallire qualsiasi party, tutti lo amano. Occhio attento e sguardo intelligente, temperamento schivo, abbigliamento sobrio: è quello che tutti rispettano per la sua precisione e la sua competenza; competitivo ma leale. Di chi sto parlando? Di Mister Liceo e del campione delle olimpiadi della matematica? Assolutamente no: loro sono James Hunt e Niki Lauda, piloti campioni del mondo, protagonisti del nuovo film del regista premio oscar Ron Howard, Rush.
La vicenda della storica rivalità tra l’inglese Hunt e l’austriaco Lauda si snoda sullo schermo in un adrenalinico alternarsi di corse a velocità esagerate, su auto che sono “bombe ad orologeria lanciate a 270 chilometri all’ora“, con scene della vita privata dell’uno e dell’altro protagonista. Da un lato, un Hunt-Achille troppo impegnato a scalare le classifiche prima della Formula 3, poi 1, esagerato e teatrale in tutto quello che fa, ma allo stesso tempo, dietro la corazza, impaurito della totale e inevitabile vicinanza alla morte, che “ci rende affascinanti agli occhi delle donne: perché è quando siamo vicini alla morte che ci sentiamo maggiormente vivi“. Ma è questo stesso James a sentirsi in qualche modo in colpa per il tremendo incidente che ha messo in serio pericolo la vita di Lauda al Gran Premio di Germania del ’76, e a dimostrare, “al di qua” delle telecamere, una debolezza e una sensibilità che il suo pubblico di fan adoranti non potrebbe concepire. Dall’altro lato, si delinea un Lauda-Ettore, che si dissocia dalla sua prestigiosa famiglia viennese per poi votarsi alla splendida Marlene, conosciuta in Italia, quando le chiede un passaggio sulla sua normale utilitaria -a cui Lauda diagnostica problemi di funzionamento grazie «alle chiappe. Il Signore mi ha dotato di un cervello normale, ma di chiappe che riescono a capire tutto di un’auto solo standoci seduto».
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