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Il Piccolo Principe, al cinema
la magia del saper restare bambini

3 minuti di lettura

Il Piccolo Principe, forse uno dei romanzi più apprezzati al mondo, arriva ora sul grande schermo. Un uso straordinario dello stop-motion fa rivivere allo spettatore i sogni e gli ideali della celebre opera di Antoine de Saint-Exupéry, per non dimenticare l’importanza di essere bambini.

il piccolo principe rosa

Trasformare un romanzo in un film non è un’impresa facile, soprattutto se si tratta di un’opera conosciuta in tutto il mondo come Il Piccolo Principe. Amato dai più piccoli per le atmosfere fantastiche e dai più grandi per i profondi insegnamenti dietro a un testo apparentemente semplice, il romanzo breve di Antoine de Saint-Exupéry è stato pubblicato nel 1943 e tradotto in 253 lingue, diventando uno dei testi cardine della letteratura per ragazzi e non.

Il film diretto da Mark Osborne, nelle sale italiane dal 1 gennaio, è in realtà una reinterpretazione del romanzo, a cui viene aggiunta una cornice del tutto nuova: la storia di una bambina di nove anni dal nome sconosciuto che, a causa della madre, ha dimenticato come ci si sente a essere piccoli. Ogni mese, ogni giorno, ogni ora, ogni singolo minuto della vita della protagonista è programmato dalla madre su un’enorme tabella affinché la sua carriera scolastica sia un successo. La felicità sembra però molto, molto lontana. I colori sono grigi, gli oggetti squadrati, le espressioni serie, angosciate. L’infanzia della bambina non è più infanzia, ma piena età adulta. A sconvolgere la situazione è il nuovo vicino di casa, un pilota fuori dagli schemi, un inventore strampalato che, coi suoi modi bizzarri e i suoi abiti colorati, fa riscoprire alla protagonista il suo lato più sognante, quello che il pilota non ha mai perso. E come se non con la storia del Piccolo Principe, da lui scritta e illustrata? Sebbene la bambina sia inizialmente scettica, il vecchio – probabilmente una reinterpretazione di Antoine de Saint-Exupéry stesso, anch’egli pilota – le farà scoprire un mondo magico e colorato, fatto di sogni, stelle e divertimento.

il piccolo principe pilota volpe e bmbina

La pellicola per quanto riguarda le avventure della protagonista è caratterizzata dall’uso dell’animazione CGI (ovvero immagini generate al computer), mentre la storia del Piccolo Principe viene presentata con un uso dello stop-motion perfetto, efficace, emozionante. L’asteroide B-612, la rosa, i tramonti, i capelli del Piccolo Principe del colore del grano. E poi ancora il re, l’uomo d’affari, la magnifica volpe da addomesticare. I disegni di Antoine de Saint-Exupéry prendono vita, i volti che i lettori conoscono si muovono e parlano sul grande schermo, il viaggio del principino più celebre del mondo diventa realtà cinematografica con uno stile unico, fedele al romanzo ma nuovo, onirico, elegante.

Inutile dirlo, per quando la storia della bambina sia ben fatta, commovente e in grado di dare al pubblico un messaggio positivo, il film sarebbe stato in piedi anche solo presentando i viaggi del Piccolo Principe con una tecnica di stop-motion davvero incisiva. La volontà di Mark Osborne, tuttavia, era quella di dare al romanzo un nuovo contesto, attualizzandolo e mostrando al pubblico quanto un piccolo libro per ragazzi possa cambiare le cose. Con le sue parole: «Volevo che il film fosse su come una storia può cambiarti e influenzare la tua vita […] non volevo adattare la storia da pagina 1 a pagina 100. Volevo adattare l’emozione che si prova quando si legge il libro […] penso sia impossibile adattare questo libro in un film, e così ho trovato un modo per rendergli omaggio». In questo modo, i valori de Il Piccolo Principe si fanno ancora più evidenti: la creatività, l’amicizia, l’amore, l’importanza della vita, lezioni che la ragazzina – e, ovviamente, la madre – imparano nell’ovvio ma efficace lieto fine del film.

il piccolo principe rose e volpe

L’idea di accostare l’animazione computerizzata allo stop-motion si rivela comunque una buona scelta, così da mostrare in modo chiaro allo spettatore quali parti siano state tratte dal libro e quali dalla fantasia del regista. Come ha spiegato il regista: «Era il modo giusto per proteggere il libro, non potevo usare solo il CGI dato che è molto adulto. Le cose fatte a mano restano nel cuore dei più piccoli. È un antidoto contro il mondo dei grandi. Questo era il modo perfetto per mostrarne il contrasto».

Se la storia del Piccolo Principe è quindi eccezionale e quella riguardante la bambina buona, è invece zoppicante il finale, fatto di mirabolanti avventure commoventi, ma non così ben strutturate, non così particolari. Sembra che la pellicola segua le orme di un classico Disney-Pixar, quando avrebbe potuto essere invece unica nel suo genere. Quella di inserire il personaggio del Piccolo Principe adulto è per esempio una buona idea che non viene però sfruttata al meglio: il personaggio risulta ridicolo, impacciato, diverso dal principe che tutti noi conosciamo. Uno stravolgimento che ai lettori più affezionati potrebbe apparire come maldestro e un pochino irriverente, seppur per una buona causa, per dare un buon messaggio.

il piccolo principe volpe e titolo

Il Piccolo Principe è quindi un film da vedere? Sì, le scene tratte dal libro valgono l’intero film e rubano il cuore a chi ha amato il Piccolo Principe su carta; le avventure della piccola protagonista non si discostano molto dai classici dell’animazione e per questo conquistano con facilità lo spettatore; il finale non convince del tutto ma, una volta conclusi i titoli di coda, si ha voglia di immergersi di nuovo nei viaggi del Piccolo Principe o, meglio ancora, di riscoprire il libro che da settant’anni emoziona diverse generazioni.

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