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«Sottomissione» di Houellebecq. Verso quale mondo? Quale laicità?

7 minuti di lettura

Sottomissione (Soumission, Paris, Flammarion, 2015) è uscito in Francia – e qui le ironie di certi visionari ci avevano visto giusto – il 7 gennaio 2015, data delle stragi di Charlie Hebdo.

François, docente di letteratura francese all’Université Paris III è un uomo di mezz’età ormai arrivato al termine della sua vita. La giovinezza è svanita il giorno in cui ha discusso la sua tesi di dottorato su Joris-Karl Huysmans: «già l’indomani mattina (…) capii che una parte della mia vita si era appena conclusa, e che probabilmente era quella migliore».

Michel Houellebecq - © The Guardian Sottomissione
Michel Houellebecq – © The Guardian

Non ci sono donne nella vita di François, se non qualche studentessa accalappiata, puntualmente, all’inizio di ogni anno accademico. Le sue relazioni si ripetono stancamente seguendo il calendario delle lezioni per esaurirsi poi con la stessa modalità con cui sono iniziate: per casualità, semplice noia. Solo Myriam, brillante ventenne di origini ebraiche, sembra conquistarlo. La ragazza è sveglia, sensuale, intelligente, ha occhi da gatta, è «di classe ma sobriamente sexy». François, per un attimo, sembra vacillare. Ha perso interesse per lo studio, ha fatto carriera in fretta ma niente lo appassiona più, non c’è entusiasmo per i suoi studenti, non più passione verso la letteratura. Non crede in Dio, eppure, come gli verrà rimproverato, anche il suo ateismo è debole, poco solido, semplicemente di facciata. Solo il «culetto» di Myriam sembra ridestarlo dal torpore, fornirgli una ragione di vita. Ma la Francia del 2022 è in piena campagna presidenziale e le sorti della ragazza sono, per così dire, a rischio. Al secondo turno si affrontano Marine Le Pen e un nuovo candidato: Mohammed Ben Abbes. Un moderato, primo rappresentante della Fratellanza Musulmana, partito di matrice islamica ma capace di uno sguardo mite verso l’Occidente. Sarà proprio quest’ultimo a spuntarla: la sua vittoria non sarà priva di conseguenze.

Myriam partirà con la sua famiglia per Israele, il sistema scolastico verrà completamente rivoluzionato, ivi compreso quello universitario. Nella Francia storicamente laica si impone la nuova religione di stato: l’Islam. Iniziano i negoziati con il Medio Oriente, le trattative per far entrare il Marocco e la Turchia in Europa. Le donne non lavoreranno più, la moda cambia, certe insegne di negozi scompaiono. Non più gonne, non più pantaloni aderenti. la Francia si prepara ad una grande espansione geografica nel tentativo – nemmeno troppo vano – di ricreare una sorta di «Nuovo Impero Romano». Verrà istituita la poligamia e François si troverà ad un bivio: scegliere se andare in pensione prematuramente (allontanato dalla società, senza amore e deprivato da qualsiasi scopo esistenziale pare inizialmente tendere verso una pacificante idea di suicidio) oppure convertirsi all’Islam, sposarsi più volte con qualche studentessa velata e continuare la sua carriera. Sottomesso, sì, ma felice.

Sottomissione - © L'Incisif, 25 gennaio 2015
Sottomissione – © L’Incisif, 25 gennaio 2015

«Il romanzo di un visionario» han detto alcuni. Per Malek Chebel, filosofo, autore del famoso L’incoscient de l’Islam (2015), il libro è pericoloso perché contribuisce alla formazione di un immaginario islamico negativo, violento e totalitario. Per Alain Jakubowicz, presidente della Licra (Ligue Internationale Contre le Racisme et l’Antisémitisme) il volume è un meraviglioso regalo di Natale a Marine Le Pen: in altre parole un modo, come già sottolineato, per incrementare un’idea sbagliata – fortemente negativa – della religione. Acuto mezzo per fomentare paure già soggiacenti pronte, forse, ad esplodere.

Eppure vi è in quest’opera un messaggio inquietante che ha poco a che vedere con l’Islam. Non è Allah il problema, quanto la fine dell’Europa. I valori occidentali non ci sono più: spazzati via dalle tempeste della Storia. Se Francia e Germania hanno potuto macchiarsi di crimini di guerra, se cioè l’Europa nel pieno del suo splendore ha potuto concepire le guerre mondiali, per Houellebecq non c’è più margine, non c’è possibilità di risalita.

La deriva è dunque l’annullamento, il ripiegamento, il desiderio di morte. È quello che accade a François e alla sua vita spezzata anzi-tempo. (Qui le elezioni presidenziali contano poco). A dimostrazione che non basta un lavoro soddisfacente, lo stipendio a fine mese, qualche scopata più o meno appagante. È nel sentimento di incompletezza che si apre la falla ed è attraverso tale pertugio che il desiderio d’altro si incunea. Che la voglia di sottomissione prende piede.

Del resto lo dice bene Houellebecq in un’intervista rilasciata a France 2 sul plateau televisivo capitanato da David Pujadas (campione d’ascolti, in Francia, per le sue interviste tra politica e attualità). Houellebecq sostiene che ad oggi il problema non sia da ricercarsi nell’Islam – o perlomeno, non solo – quanto nell’inquietante ripiegamento verso la religione avvenuto a seguito di un meccanismo di introflessione. L’uomo in crisi di valori cerca risposte in Dio. La fede diviene motore esistenziale, spinta, riscoperta di senso. Il secolo dei lumi pare lontano, così le battaglie per l’affermazione della laicità, la secolarizzazione, il tentativo di vivere in una società più neutra dove la sfera religiosa resti confinata all’ambito privato.

Ansie clericali estive - © Gioba, 2008
Ansie clericali estive – © Gioba, 2008

Tuttavia, finzioni romanzesche a parte, una sbirciata in “casa nostra” sorge spontanea. Siamo davvero immuni dal contagio e dalla sottomissione?

Ci sono scuole private (e cattoliche) finanziate dallo Stato (l’ultima Legge di Stabilità approvata da Matteo Renzi e dal Senato parla chiaro: 25 milioni di euro). Poco importa che la scuola pubblica cada a pezzi, che alle elementari i bambini si portino la carta igienica da casa, che non ci siano soldi per le fotocopie e i muri piangano pezzi di stucco. C’è un Giubileo costato alle tasche degli italiani 200 milioni di euro, maestri e professori di religione (cattolica, naturalmente) pagati dallo Stato che esercitano nella scuola pubblica. A nessuno è mai venuto in mente di sostituire le suddette ore con lo studio più approfondito dell’educazione civica, della costituzione italiana: formare cittadini, piuttosto che futuri fedeli. C’è la piaga dell’obiezione di coscienza negli ospedali pubblici. Un articolo di Valentina Greco sull’Internazionale del 21 maggio 2015 grida a voce alta le cifre dello scandalo: In Italia il tasso di obiezione è del 69,6% per i ginecologi, del 47,5% per gli anestesisti e del 45% per il personale medico. «Sono percentuali altissime, inammissibili. È come se il 70% degli edicolanti non vendesse quotidiani».

O ancora la teoria del Gender divenuta un «complotto» che – a detta di molti – manipolerebbe le teste dei bambini convincendoli che si possa cambiare sessualità senza problemi. Le mamme sono spaventatissime, i padri feriti nel loro orgoglio virile. Bufale e notizie gonfiate vengono trasmesse sui giornali, i comitati di genitori inferociti si riuniscono fuori dalle scuole e minacciano di ritirare il proprio pargolo in mancanza di provvedimenti seri. Michela Marzano, autrice di Mamma, Papà e Gender (Utet, 2015) per poco non viene accusata di stregoneria e bruciata sulla pubblica piazza.

Anche il Papa, la Super Star del nuovo millennio, è il nuovo (imbattuto) campione di consensi. Non c’è giornata, non c’è canale o trasmissione radiofonica che non parli di lui. Le notizie quotidiane vengono inframmezzate dalla sua voce, dai suoi viaggi, i buoni consigli, nuovi dettami di etica civile. La politica? Robaccia! La filosofia? Pura teoria! Eccolo l’uomo che dice il vero, che indica la strada da seguire. Ad oggi siamo tutti Papa-boys.

Del resto dal contagio-cattolico non sono immuni né il Presidente della Repubblica né quello del Consiglio – l’ex boyscout, il giovinetto ammodo («A sette anni era un bravo chierichetto… già un po’ manager» parola di Don Giovanni Sassolini) – che paiono ben contenti di manifestare apertamente il proprio credo cattolico, la “buona condotta” da cristiani praticanti. (Quante foto, quante immagini a ritrarli sul sagrato di una qualsiasi chiesa la domenica mattina?) La polemica dei giorni scorsi sulla mancata presenza di Sergio Mattarella alla Prima della Scala è solo l’ultimo esempio di una convinta presa di posizione. Il presidente non assisterà alla famosa Prima perché impegnato la mattina seguente – oggi – all’inaugurazione del Giubileo. Tra la cultura cattolica e la cultura tout-court Sergio Mattarella sembra dunque avere le idee molto chiare.

Copertina di Charlie Hebdo sul matrimonio omosessuale - 7 novembre 2012
Copertina di Charlie Hebdo sul matrimonio omosessuale (Il padre, il figlio e lo spirito santo) – 7 novembre 2012

Così rileggiamo Sottomissione oggi, a quasi un anno di distanza dalla sua pubblicazione, dopo l’ennesima strage di Parigi e le inquietanti immagini di Daesh che intasano i nostri schermi, le pagine di infiniti giornali. Chiudiamo le tende delle nostre case sperando che il nemico, il violento, il religioso-impazzito non si faccia saltare in aria nelle nostre strade, nei nostri supermercati, nelle pubbliche piazze. Gridiamo all’orrore leggendo Sottomissione, ci indigniamo per la perdita di libertà, per l’influenza del divino all’interno di uno Stato occidentale, senza nemmeno accorgerci che forse, anche noi, siamo un po’ complici. In qualche modo abbiamo accettato.

Scrive Houellebecq a proposito dell’ateismo:

Gli unici veri atei che abbia conosciuto erano dei ribelli; anziché limitarsi a constatare freddamente la non-esistenza di Dio, quell’esistenza la rifiutavano (…) Rifiutavano Dio perché al suo posto volevano mettere l’uomo, erano umanisti, si facevano un alto concetto della libertà umana, della dignità umana.

E noi? Possiamo dirci liberi? Liberi di esprimerci (esiste della vera satira anti-cattolica in Italia?), di sposarci (tra omosessuali?), convivere (con i dovuti diritti?), divorziare (in tempi rapidi?), abortire (quando e dove vogliamo?). La Francia di Houellebecq – quantomeno – ad oggi è laica per davvero. Ma l’Italia? Esiste, da noi, una religione di stato? Le influenze culturali del cattolicesimo italiano – con le dovute differenze – non potrebbero essere anche solo lontanamente paragonabili alle “miti” restrizioni di libertà raccontante da Houellebecq in Sottomissione? Il principio del resto è simile: il controllo delle società, la gestione delle menti, l’impostazione di un’etica comportamentale che si professi come “superiore”.

Forse è questa l’ottica di lettura. Leggere Sottomissione di Houellebecq e insieme guardarsi allo specchio. Leggerlo e sottolineare a matita rossa le seguenti parole: «L’idea sconvolgente e semplice, mai espressa con tanta forza prima di allora (è) che il culmine della felicità umana consista nella sottomissione più assoluta».

Michel Houellebecq - Charlie Hebdo

Ilaria Moretti

 


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