Un piccolo libretto illustrato, 64 pagine, una raccolta di personaggi senza nome che operano in un mondo surreale: è Les Coquins, edito da Magnani l’anno scorso, dell’illustratrice ventisettenne Marion Fayolle. A mancare ai protagonisti non è solo un nome: nelle scene non c’è storia, un età, una trama e raramente si vedono vestiti; l’unico elemento che tiene legati insieme i protagonisti è un’atto sessuale, senza l’uso dei sessi.
Nata nel maggio 1988 e cresciuta a Ardèche, Marion Fayolle inizia la Scuola di Arti Decorative di Strasburgo nel 2006. Si è laureata nel giugno 2011 e le sue idee iniziano a prendere forma in uno studio di illustrazione, dove incontra Matthias Malingrey e Simon Roussin, con i quali ha fondato la rivista di vignette e illustrazioni Nyctalope. Inizia a stampare libretti illustrati tra i quali L’homme en pièces (L’uomo a pezzi), La tendresse des pierres (Le pietre di tenerezza) e Les Coquins. Intanto lavora anche per la stampa: collabora con XXI, il New York Times, Télérama, Paris Mômes, Psychologies Magazine e ha collaborato con il marchio di prêt-à-porter Cotélac.
Con uno stile molto naïf, semplice e ingenuo, il tocco artistico di Marion Fayolle devia le forme di seni, membri, glutei e li sostituisce con altri elementi: candele, lumache, insalate, uova o razzi, privandoli della loro carica sessuale. Il suo non è solo un modo di strappare un sorriso: riesce a parlare di coppie, di rapporti sessuali con più persone, di masturbazione, di desideri nascosti, di gelosia, di romanticismo senza dire una parola.
Una raccolta originale, con la quale l’autrice ci mostra quanto possono essere normali i desideri di ognuno. L’erotismo è lì, ma privo di volgarità o del desiderio di scioccare. I sessi sono scomparsi, lasciando il posto a questi piccoli oggetti del quotidiano abbastanza suggestivi per raccontarci alcune storie impertinenti, che non arrivano mai ad essere realmente sfacciate.
Anzi Fayolle riesce a dimostrarsi elegante e al contempo schietta e inequivocabile.
«Operano in un mondo un po ‘surreale. Sono dotate di aria. Grazie a loro riesco a raccontare più storie, di emozioni diverse”, spiega la giovane artista “Io lavoro con loro come se fossero lettere. Io gioco con queste marionette per far loro sperimentare emozioni. Aggiungo un vestito, spesso rosso, quando voglio una ragazza …»
Il suo equivalente letterario potrebbe essere più vicino alla fiction flash o, meglio, al poema in prosa; le sue sono narrazioni poetiche che nascondo molto di più dietro al tratto e ai pochi colori, narrazioni che spesso si completano all’interno di una singola scena, in una pagina.