Il tema della Natività di Cristo e dell’Adorazione dei magi si annoverano indubbiamente tra i grandi soggetti iconografici con i quali svariati artisti occidentali, da Gentile da Fabriano a Caravaggio, si sono confrontati nel corso dei secoli, costituendo un vero e proprio repertorio di immagini. In occasione dell’avvicinarsi delle feste natalizie ripercorriamo alcune opere più recenti cha hanno messo al centro il Natale, raccontandolo da un punto di vista non necessariamente religioso.
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Girotondo intorno all’albero di Natale: il Natale danese di Viggo Johansen
Dipinto dal pittore danese Viggo Johansen (1851-1935), esponente del movimento dei Pittori di Skagen, ovvero un gruppo di artisti attivi nell’omonima cittadina danese, fortemente ispirati dalla lezione impressionista, l’opera cattura un momento di spensieratezza durante le feste di Natale. Protagonista della tela è la famiglia del pittore intenta in un girotondo intorno a un albero di Natale riccamente decorato, all’interno di un salottino borghese. La scena, oltre a rappresentare il calore e il senso di unione familiare che caratterizza le feste, immortala una delle tradizioni del Natale danese, ovvero il girotondo intorno all’albero durante la notte della vigilia, intonando canti di Natale, tradizione che resiste ancora oggi nei paesi scandinavi.
Natale nel bordello: i natali malinconici di Edvard Munch
Malinconico e sottilmente ironico appare il Natale visto dagli occhi del pittore espressionista Edvard Munch, che sceglie di accostare due mondi apparentemente inconciliabili, ovvero il mondo della prostituzione e le festività natalizie, nell’opera Natale nel bordello, dipinto tra il 1903 e il 1904 ed oggi conservato al Munch Museum di Oslo.
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Il dipinto apre un varco sulla quotidianità della vita nel bordello durante le festività natalizie: alle spalle della figura in primo piano, pesantemente truccata, intenta a leggere un libro, si intravede un albero di Natale che le prostitute hanno appena finito di decorare. Si ritiene che l’opera sia ispirata a uno dei bordelli frequentati dal pittore, che spesso e volentieri ha scelto di ritrarre il tema della prostituzione e della solitudine ed emarginazione sociale ad esso connesso.
I biglietti di Natale di Salvador Dalì, tra arte e marketing
Nel corso della lunga e prolifica carriera di Salvador Dalì non sono mancate collaborazioni commerciali con brand di alto rilievo, come Pirelli e Walt Disney, ma pochi sanno che l’artista si è cimentato anche nella realizzazione di biglietti d’auguri natalizi in pieno stile surrealista.
Tra il 1958 e il 1976 Dalì disegna in esclusiva per una azienda farmaceutica spagnola ben 19 biglietti di Natale, destinati a medici e farmacisti, rielaborando, secondo la sua personalissima visione, soggetti sacri e profani legati al Natale, dalla Natività all’albero di Natale.
Tra citazioni colte ad opere del passato, come Las Meninas di Diego Velazquez, e riferimenti alle sue opere letterarie preferite, come Il Don Chisciotte di Miguel de Cervantes, entrambi caposaldi della tradizione culturale iberica, i 19 biglietti natalizi di Dalì costituiscono una sezione forse minore ma particolarmente interessante del suo sterminato corpus artistico. Il primo biglietto, particolarmente suggestivo, Felicitation de Navidad, raffigura un albero di Natale i cui rami sono costituiti da ali d’angelo quasi sul punto di spiccare il volo.
Merry X-mas: la critica al consumismo di Keith Haring
Nel 1984 Keith Haring, illustre esponente del Graffitismo newyorkese, realizza un’opera provocatoria che vede protagonista un babbo natale crocifisso e immolato sull’altare del consumismo. Con Merry-Xmas Keith Haring riflette, con la sua solita ironia, sulla deriva materialista e spesso superficiale che il Natale insite nella società del benessere, mettendo in scena un Santa Claus tutt’altro che sofferente che, tra una linguaccia e un occhiolino, si compiace della laicizzazione di una festa in origine religiosa e del progressivo ridimensionamento dei valori ad essa legati.
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Nativity: la natività trasgressiva e neobarocca di David LaChapelle
Tra estetica neobarocca e magniloquente e numerose incursioni nel kitsch, il fotografo francese David LaChapelle ci ha abituato a provocazioni visive e messaggi espliciti e, in tal senso, la sua Nativity, realizzata nel 2012, non fa eccezione. Colorata, eccessiva e strabordante, la Nativity di David LaChapelle non lascia certo indifferenti tra minotauri e richiami all’arte tribale africana in un caleidoscopico miscuglio di riferimenti sacri e profani.
Nativity non è la prima incursione di David LaChapelle nel mondo della religione dal quale il fotografo è sempre stato affascinato, al punto da considerare la visita alla Cappella Sistina effettuata nel 2006 come un momento spartiacque nella sua carriera artistica.
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