La storia
La nascita di questo genere teatrale può essere ricondotta al 12 Settembre 1866, anno in cui venne messo in scena The Black Crook. Nato da due compagnie, una di canto e ballo e una di prosa, lo spettacolo ha dato il via a un nuovo tipo di intrattenimento per le masse. Esattamente, il musical con la sua origine popolare e la varietà di etnie coinvolte si è sempre rivolto al grande pubblico.
Da quel momento in poi il genere si è diffuso negli Stati Uniti rapidamente. Il centro nevralgico della cultura del musical è New York, in particolare nell’area di Broadway. All’inizio del Novecento si impose la formula della combination company: una compagnia organizzata per una sola opera che poi sarebbe andata in tourneé con tutto il necessario. Ancora oggi le produzioni di musical funzionano in questo modo. La produzione di un musical è finalizzata alla rappresentazione di più repliche possibili.
La controparte italiana
Mentre in Europa il genere è stato distribuito in forme uguali o simili all’originale, in Italia il suo corrispettivo è la commedia musicale. Quest’ultima nasceva dalla rivista che si era espansa fino a coinvolgere imponenti scenografie, costumi appariscenti indossati da numerose ballerine. Due figure fondamentali della storia della commedia musicale sono Pietro Garinei e Sandro Giovannini. I due autori hanno studiato profondamente i musical di Broadway e hanno cercato di ispirarsi il più possibile, pur avendo presente il gusto del pubblico italiano.
La commedia musicale apparteneva sempre al genere comico. Con Giove in doppiopetto, Garinei e Giovannini definirono una volta per tutte le caratteristiche della versione italiana del musical: il ballo ora era un mezzo di narrazione, la recitazione era univoca e piano il ruolo della soubrette non era più solo di bella presenza, ma anche caratterizzato da abilità recitative. Le musiche non portano avanti la trama, come invece avviene nel musical. Inoltre, le canzoni utilizzate sono meno elaborate di quelle della controparte americana.
E il musical in Italia?
Con questa citazione di Pietro Garinei e Sandro Giovannini si può intuire il perché della poca diffusione del genere del musical americano in Italia:
Devo dire che non c’è quella considerazione che sarebbe necessaria per permettere alla commedia musicale di essere più rappresentata, per invogliare i produttori a metterne in scena di più. La commedia musicale non è considerata uno spettacolo di primo livello. Anzi, è proprio lo spettacolo di intrattenimento, “leggero”, che è ritenuto di secondaria importanza. Mentre il teatro leggero non è leggero per niente, né per chi lo scrive, né per chi lo produce, ed è pesantissimo per chi lo interpreta.
Pietro Garinei e Sandro Giovannini
Se dunque la versione italiana dei musical sono le commedie musicali, e questa era l’opinione che si aveva di esse, ovviamente il musical americano sarà considerato parimenti. Troviamo conferma di queste idee anche ai giorni nostri: spesso si sente denigrare il genere, considerato leggero, poco verosimile e di puro intrattenimento. Sul secondo punto non possiamo che dare ragione ai detrattori: nella vita reale non ci capita mai di cantare tutti i pensieri che ci vengono alla mente.
D’altro canto, l’opinione per cui gli spettacoli musicali siano leggeri e di puro intrattenimento, è data da una poca conoscenza dell’ampia gamma dei prodotti americani.
«Some musicals are very serious»
Utilizziamo la citazione da un ulteriore musical, Something rotten, per introdurre alcuni lavori statunitensi che hanno non solo un valore artistico elevato, ma affrontano anche delle tematiche sociali che li rendono quasi educativi.
Dear Evan Hansen
Prodotto anche in versione cinematografica, Dear Evan Hansen è la storia di un ragazzo, Evan appunto, che dopo un incontro/scontro con Connor Murphy vivrà forti cambiamenti nella sua vita. Evan Hansen soffre di fobia sociale e arriva al primo giorno dell’ultimo anno scolastico con un gesso al braccio, dovuto a una caduta da un albero durante l’estate. Connor Murphy è il tipico ribelle che non ama presentarsi a scuola e non si preoccupa dei voti. I due ragazzi hanno uno scontro nei corridoi della scuola che però porta a un nuovo sviluppo nella classe di informatica: Evan si scrive una lettera di autoincoraggiamento e Connor – mosso a pietà – gli firma il gesso.
Alcuni giorni dopo Evan viene convocato nell’ufficio del preside e scopre che Connor si è tolto la vita. Da quel momento si sviluppa una trama articolata che tocca tematiche quali la depressione, i rapporti famigliari e ovviamente l’amore (quello tra Evan e la sorella di Connor, Zoe).
Rent
Anche in questo caso trasposto anche su pellicola, Rent parla di un gruppo di giovani artisti che vivono a New York. Il compositore Jonathan Larson si ispira a Boheme di Puccini per questo musical. L’amore è di nuovo il grande protagonista: si trova una fortissima rappresentanza della comunità LGBTQ+ e dunque di tutti gli aspetti del sentimento amoroso.
L’altro tema profondo e fondamentale che fa da sottotesto a tutti questi rapporti è quello della malattia. I protagonisti Mimì e Roger, infatti, sono entrambi sieropositivi. Durante lo svolgimento della trama si vedranno i personaggi affrontare la malattia e la morte di un loro amico, drag queen gay malato di AIDS.
Nel 2021 è uscito Tick, Tick…Boom!, film ispirato alla vita di Jonathan Larson con la regia di Lin Manuel Miranda; la pellicola affronta parallelamente anche la scrittura dello stesso musical Rent.
Falsettos
Sempre sul filone del precedente, Falsettos parla di una famiglia ebrea allargata. Marvin, il padre, si è scoperto omosessuale e innamorato di Whizzer. Trina è la madre di Jason, figlio ebreo che deve affrontare la separazione dei propri genitori e la conoscenza del nuovo compagno della madre, Mendel. Tra litigi e separazioni, i protagonisti devono organizzare il bar mitzvah del ragazzo.
Per la celebrazione di questo passaggio all’età adulta sono coinvolte anche le amiche lesbiche di Marvin, Charlotte, cuoca, e Heather, medico primario. Quest’ultima sarà colei che prenderà in cura Whizzer, malato di AIDS.
Questi sopraelencati sono solo alcuni esempi e tutti inerenti a argomenti simili, ma l’offerta dei musical americani non si ferma solo a questo. Ci sono alcuni di questi che sono arrivati in Italia in modalità diverse.
Le importazioni
Fortunatamente, non tutte le rappresentazioni sono rimaste solo nei paesi anglofoni, alcune sono arrivate a noi in video, altre in traduzione. Tali messe in scena sono forte rappresentanza della vera qualità dei musical.
Uno degli esempi più virtuosi di musical americano che ha avuto una risonanza globale è Hamilton che, pur trattando un argomento strettamente statunitense come la storia di Alexander Hamilton, è in grado di comunicare alle masse e ai giovani di tutti i paesi. Inoltre, il prodotto di Lin Manuel Miranda usa musiche hip-hop e più melodiche, creando un perfetto equilibrio tra momenti più ilari e momenti drammatici; quest’ultimo fatto si presenta anche in tutti gli altri musical citati finora.
Andrew Lloyd Webber, britannico, ha appreso perfettamente l’insegnamento americano componendo alcuni dei musical più famosi della storia che qui ci limitiamo solo a citare: Jesus Christ Superstar, Cats, The Phantom of the opera, School of rock. Tutti giunti in Italia nella loro trasposizione cinematografica.
Un esempio di traduzione
Infine, si vuole citare un musical giunto a noi in traduzione: Next to normal. La produzione STM, Scuola del teatro musicale, ha portato in tour fino al 2017 il successo di Broadway con le musiche di Tom Kitt e il libretto di Brian Yorkey.
Diana è una madre di due ragazzi, Gabe e Natalie e moglie di Dan. Ciò che però colpisce lo spettatore immediatamente è che Gabe Goodman non è in realtà presente: Gabe è morto anni prima e Diana è l’unica che ancora vede e sente la presenza del ragazzo. Una storia toccante e dolorosa porta lo spettatore a conoscere il dolore e i difficili rapporti famigliari all’interno di una casa in cui vive una donna depressa.
La resa italiana è magistrale, gli interpreti di un talento straordinario sono sostenuti da una traduzione ben calibrata e studiata in modo da rendere la lingua tanto efficace quanto l’originale.
Non solo temi impegnativi
Ciò che vogliamo dimostrare non è tanto il fatto che ci siano musical seri, ma che ci sono anche quelli. Ci sono moltissimi esempi di musical più leggeri che però mostrano una grandissima abilità tecnica dei loro creatori e intrepreti, quali Something Rotten, Legally blonde, Heathers e molti altri.
Il genere del musical come lo interpretano gli americani è versatile e in grado di comunicare messaggi di diversissime nature. Ciò che deve cambiare, è la visione che si ha di esso, anche perché la musica è un fattore estremamente fisico: è fatta di onde, e queste onde letteralmente colpiscono lo spettatore provocando una reazione fisica ed emotiva. Relegare l’utilizzo della musica a puro intrattenimento è riduttivo.
Insomma, i musical sono forse una delle cose migliori che gli Stati Uniti hanno esportato nel mondo, tocca a chi li riceve comprendere i messaggi che essi sono in grado di comunicare e non fermarsi soltanto alla forma in cui essi si presentano.